Ad aver fatto dei compiti estivi una battaglia da vincere, naturalmente i genitori degli studenti italiani, ma anche pediatri e psicologici che puntano il dito contro gli effetti negativi sulla salute. Dall’incapacità di contribuire a sviluppare meglio una personalità, al contraccolpo emotivo subìto dai quei ragazzi zelanti che sacrificano pomeriggi di mare per la versione da tradurre e che poi, una volta rientrati in classe, vedono vanificare tutto il loro sforzo. Giacché gli insegnanti tralasciano la correzione. Persino molti docenti hanno iniziato a vedere i compiti con sguardo critico. Un preside di Pontremoli, Maurizio Parodi, ha scritto anche un libro sull’argomento, bocciando l’intera linea dei compiti estivi, poiché considerati una vera «contraddizione in termini».
I FAVOREVOLI
Tuttavia, molti altri docenti, si dichiarano favorevoli ai compiti, seppur con riserva. «È indubbio che un periodo di tre mesi di sospensione dalla scuola – afferma il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado – aprirebbe delle lacune che poi dovrebbero essere colmate». Per il presidente dell’associazione comunque la criticità maggiore, che corrobora la tesi dei contrari, è il sistema di verifica alla ripresa dell’anno scolastico. «I compiti assegnati a giugno e corretti forse a settembre non hanno senso, perché sono verifiche amministrative. Il ragazzo che ha svolto il problema di matematica a luglio – conclude il presidente dell’Anp – potrebbe aver, infatti, dimenticato le difficoltà e i procedimenti seguiti per risolverlo».