Morto Ciro Esposito. La famiglia: ci ha detto "ha sparato De Santis"

Morto Ciro Esposito. La famiglia: ci ha detto "ha sparato De Santis"
di Laura Bogliolo e Alessia Marani
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Mercoledì 25 Giugno 2014, 01:18 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 11:45

E' morto all'alba Ciro Esposito, il tifoso partenopeo ha lottato disperatamente per cinquanta giorni, ma non ce l'ha fatta. E mentre le questure si attivano temendo una resa dei conti tra la tifoseria napoletana e quella romanista, la famiglia torna a lanciare un appello affinché nno ci siano vendette tra le tifoserie. Ma allo stesso tempo rivelano che Ciro avrebbe riconosciuto nell'ultrà della Roma Daniele De Santis l'uomo che gli ha sparato.

La veglia dei familiari Ciro ė «morto per insufficienza multi organica non rispondente alle terapie mediche e di supporto alle funzioni vitale», spiega in una nota il policlinico Gemelli attraverso Massimo Antonelli, il direttore del Centro della Rianimazione. I genitori, mamma Antonella e papà Gianni, lo hanno vegliato per tutta la notte, l'ennesima, senza abbandonare per un attimo l'ospedale. Poi stamani intorno alle sei il cuore del loro ragazzo ha smesso di battere. Il dolore è enorme: Simona, la fidanzata, seduta su una panchina nel cortile del Gemelli, non riesce a smettere di piangere.

I funerali non prima di venerdì L'autopsia sul cadavere di Ciro Esposito verrà eseguita domani mattina e il funerale si svolgerà non prima di venerdì prossimo. L'esame autoptico è affidato al medico legale Costantino Cialella e successivamente il pm Eugenio Albamonte firmerà il nulla osta per la riconsegna della salma ai familiari. L'autopsia, oltre ad accertare le cause della morte, servirà per ricostruire la dinamica del ferimento del tifoso. Il corpo di Esposito sarà trasferito dal Policlinico Gemelli all'Istituto di Medicina legale dell'Umberto I.

Il cordoglio di Napolitano. «Le esprimo i sentimenti di cordoglio del presidente Napolitano per le sofferenze e la morte di suo figlio Ciro». È il testo del telegramma inviato dal segretario generale, Donato Marra, alla signora Antonella Leardi.

La fidanzata Damiano De Rosa, uno dei legali della famiglia non nasconde la commozione: «Ieri sera Simona, la fidanzata di Ciro, mi ha detto: avvocato, se Ciro muore, spetta a lei farlo rivivere attraverso la giustizia. E noi giustizia cercheremo».

La richiesta di lutto nazionale «All'alba il cuore di Ciro si è fermato, chiediamo per il lutto nazionale per il nostro ragazzo», chiede Angelo Pisani, l'altro avvocato di Ciro Esposito. Pisani, che è anche presidente della municipalità di Napoli in ricade anche Scampia, zona di Napoli dove Ciro viveva, chiede anche che gli sia dato l'ultimo saluto nell'auditorium del quartiere, con tutti i napoletani.

L'agonia dell'ultimo giorno Ciro ha combattuto fino all'ultimo. Un gigante smagrito che combatte la lotta più grande, quella per la vita.Zia Maria non lo molla per un attimo e lo ricopre di baci. Mamma Antonella non smette di pregare: si sente male, non vorrebbe, ma deve allontanarsi dalla stanza. Solo qualche istante però, poi torna, prende la mano di Ciro, lo accarezza e inghiotte le lacrime. Il valore dei battiti del cuore evidenziati sul monitor in colore verde segna 93. La pressione è bassissima: 55 e 24.

Gli scontri del 3 maggio Ciro Esposito è steso sul letto di una stanza al piano terra del reparto di Rianimazione del policlinico Gemelli: è la sua “casa” ormai da 50 giorni, da quando quel maledetto 3 maggio è stato colpito con due colpi di pistola in viale Tor Di Quinto. C’era la finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli, Ciro era partito da Scampia con quattro amici. «Nello zaino aveva il casatiello che avevo preparato io, non è mai stato un violento» aveva raccontato Antonella Leardi, la mamma. Poi il caos, gli spari, e l’accusa di tentato omicidio per l’ultrà della Roma, Daniele De Santis. Ieri le condizioni di Ciro si sono aggravate, Antonella non riusciva a trattenere le lacrime mentre una suora l’abbracciava. Con lei c’era Simona, la fidanzata del ragazzo, disperata.

Le ultime ore «I supporti vitali non riescono a tenere sotto controllo la funzionalità degli organi, è cosciente, ma sedato farmacologicamente» la sentenza del bollettino medico alle 18.25 comunicato dal professor Massimo Antonelli, direttore del Centro di terapia intensiva che commosso si lascia scappare: «Per me Ciro è come un figlio». È in dialisi e con un'attività epatica non pienamente efficiente. Venerdì l’ultimo intervento al polmone devastato dal proiettile che ha colpito anche la spina dorsale. «La cosa assurda è che mi stanno già arrivando messaggi di condoglianze», spiega zio Pino, uno dei fratelli di papà Gianni, che fa l’aiuto infermiere. «Giustizia per mio figlio, voglio giustizia, non vendette e altra violenza» dice piangendo davanti a un agente della Digos papà Gianni, mentre dà il cambio a mamma Antonella nella stanza dove c’è Ciro. Perché intanto scatta l’allerta sicurezza. La Questura rafforza i controlli: si temono vendette di gruppi isolati di ultrà del Napoli che potrebbero arrivare a Roma.

Dolore e rabbia «Non ce la faccio più» aveva sussurrato giorni fa Ciro alla mamma. Ieri, verso l’ora di pranzo un sacerdote, padre Mariano Palumbo, cappellano dell’ospedale Cristo Re, dà l'unzione degli infermi a Ciro e si sfoga per i riflettori spenti sulla vicenda: «L’Italia è il Paese delle grandi catarsi collettive, dopo una settimana ci si dimentica di tutto». Dolore e rabbia tra i familiari e gli amici del tifoso napoletano. «Il cuore di mio fratello batte ancora, non dite che è morto» dice disperato Michele. «Il sindaco Marino? Non lo voglio vedere. Viene a trovarci dopo che ci ha ignorati per 50 giorni?», dice disperato Gianni, il papà di Ciro. La visita del primo cittadino viene annullata, mentre lo zio del tifoso, Vincenzo Esposito, tra le lacrime, si sfoga: «Voglio che nessuno usi il nome di mio nipote per altre violenze. Vogliamo giustizia, vogliamo che De Santis paghi per quello che ha fatto e vogliamo anche che prefetto e questore siano rimossi. Spero che il presidente del Consiglio intervenga». Rabbia anche da Gino Di Resta, presidente del Napoli club di Roma: «Dov’è l’amministrazione comunale di Roma? Neanche l’acqua ci hanno portato».

Tenuto in vita dai farmaci Accanto alla famiglia Damiano De Rosa, uno degli avvocati della famiglia: «È tenuto in vita da farmaci e macchine. Speriamo in un miracolo». De Rosa racconta: «Ho parlato con Ciro giorni fa, è sempre stato cosciente e ricorda tutto di quel maledetto giorno». L’avvocato parla di Ciro come di un «eroe, in un video si vede mentre va in soccorso ai tifosi del Napoli sul pullman colpiti da bombe carte, c’era anche un bambino disabile. Ciro non ha fatto altro che rispondere alle grida di aiuto e da solo si è precipitato verso quelle persone». Il dolore nel dolore: a metà pomeriggio ad abbracciare la mamma di Ciro ci saranno anche Giorgio e Cristiano Sandri, padre e fratello di Gabriele, tifoso della Lazio ucciso da un poliziotto nel 2007. Il caso ha voluto che ieri in ospedale ci fosse anche un amico di De Santis: «sono qui per mia madre, mi dispiace per Ciro». La famiglia di Ciro ha già deciso: qualunque cosa accada deve tornare a Napoli.

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