Brindisi, massaggi a luci rosse: professore universitario di matematica guida la gang che sfrutta le prostitute cinesi

Brindisi, massaggi a luci rosse: professore universitario di matematica guida la gang che sfrutta le prostitute cinesi
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Mercoledì 16 Settembre 2015, 10:08 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 21:20
Massaggi "speciali" nei centri benessere made in China regolarmente avviati nel tacco d'Italia: all'interno prestazioni sessuali organizzate da una banda italo-cinese strutturata realizzata per favorire e indurre giovani donne orientali alla prostituzione, spesso costringendole con minacce.



Il capo? Per i poliziotti della Squadra mobile di Brindisi che coordinati dal pm Savina Toscani hanno eseguito le indagini, sarebbe un docente universitario di fisica e matematica all'università del Salento. È una delle 10 persone arrestate oggi, un 'insospettabilè: Wengchang Chu, di 57 anni, nato nella Repubblica popolare cinese e residente a Lecce. Conosciuto come 'Vincenzò per esigenze di semplificazione, autore di numerose pubblicazioni e perfettamente in grado di gestire la contabilità dell'azienda del piacere con saloni «wellness» a Brindisi, Lecce, Gallipoli e Taranto.



Quattro le strutture su cui si sono concentrate le indagini, anche un appartamento privato che - stando alle ipotesi di accusa - sarebbe stato direttamente sottoposto alla gestione del docente nella cui abitazione è stata trovata parte degli 80mila euro in contanti sequestrati oggi. Dalle stime fatte sulla contabilità in chiaro trovata dai poliziotti nei diversi centri benessere, il giro d'affari del gruppo composto in totale da 15 persone, di cui 10 sottoposte a misura cautelare, ammonterebbe a circa 150mila euro al mese.



I soldi venivano poi inviati in Cina. Con 50 euro i clienti, alcuni dei quali sono stati ascoltati come persone informate sui fatti, potevano fruire di un trattamento «particolare» da donne cinesi che venivano, stando a quanto accertato, tenute in stato di sfruttamento. Sono coinvolte nell'inchiesta anche estetiste che avevano offerto la propria disponibilità a figurare tra i dipendenti sì da consentire ai titolari dei centri di ottenere le autorizzazioni amministrative previste. In un caso, per facilitare le operazioni burocratiche, è stato anche simulato un matrimonio fittizio tra una donna di nazionalità cinese e un italiano.



Dopo l'ascolto di alcuni clienti, in qualità di testimoni, all'interno del Peonia Rossa di Brindisi e poi anche nelle altre strutture sono state posizionate delle microspie che hanno interamente ripreso gli atti sessuali.
Eseguite anche intercettazioni telefoniche e ambientali. Il professore cinese era finito già sotto inchiesta nel 2011 per reati analoghi, ma il fascicolo era poi stato archiviato. Sul sito dell'UniSalento è indicato come docente di seconda fascia. È stato condotto in carcere, non risultano al momento provvedimenti assunti dall'Ateneo leccese: «Apprendiamo dalla stampa - è il commento del rettore, Vincenzo Zara - la contestazione di fatti gravissimi, spiace vi venga associato il nome del nostro Ateneo. Abbiamo piena fiducia nell'operato degli inquirenti e contiamo su un rapido accertamento definitivo delle responsabilità».