Charlotte e Francesca Marina, storie di principesse diverse

di Maria Latella
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Lunedì 4 Maggio 2015, 23:55 - Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 00:04
A parte il giorno del “battesimo”, Charlotte Elizabeth Diana e Francesca Marina non hanno niente in comune. Salvo l’essere nate nel secolo delle icone. Il loro visetto vi è più familiare di quello della figlia di vostra cugina che aspetta una vostra visita. Venute al mondo a poche ore di distanza e così sideralmente distanti che perfino il ricorso al solito gioco delle vite parallele qui sembra davvero forzato, le due bambine verranno raccontate nella solita chiave de “Il principe e il povero”, qui in versione “La principessa e l'immigrata”, plot già tante volte esplorato, da Le mille e una notte ai film favola di Hollywood. C’è subito arrivata infatti la pubblicità, con uno spot di pannolini.

Ma dietro l’ovvio, c’è qualcosa di più. Gravata dal peso dei suoi tre nomi, Charlotte Elizabeth Diana, la secondogenita del principe William e di Kate dovrà vedersela con un bel po’ di antenati. Charlotte come il nonno paterno Charles, dunque, ma anche come la zia Pippa Middleton che per l’appunto all’anagrafe è Philippa Charlotte. Se poi si va a guardare l’albero genealogico dei Windsor o Hannover, la principessa si chiama anche come un’antenata, la duchessa di Mecklenburg-Strelitz, moglie di re Giorgio III detto Mad king George. Benché piazzati in seconda e terza posizione, comunque, sono i due nomi successivi che contano. Charlotte dovrà soprattutto darsi da fare per non deludere in quanto bisnipote di Elisabetta II, regina amatissima, e in quanto prima nipote femmina di una leggenda come Diana. Confronti, diciamo, impegnativi.



Già nel nome - oltre che ovviamente nelle circostanze della sua nascita - Francesca Marina è tutta un’altra storia. Francesca (come il Papa?) e Marina come il corpo militare che, di fatto, è stata la sua ostetrica visto che Francesca Marina è nata a bordo della nave della Marina Militare “Bettica” che stava pattugliando il canale di Sicilia. Figlia di una donna nigeriana che con altri migranti è stata soccorsa in mare, la bambina pesa sette etti in meno della coetanea Charlotte Elizabeth Diana e già essere nata ed essere viva, con quel che capita ai migranti di questi tempi, può considerarsi per lei segno benevolo del destino.



Il secondo nome, Marina, oltre a evocare i militari, richiama un’idea di libertà, quel mare che tanti africani come sua madre non considerano minaccia di perdere la vita ma unica via di fuga da una vita che si vuole cambiare. Mentre dunque Charlotte Elizabeth Diana passerà i prossimi vent’anni a costruirsi come la degna nipote e bisnipote di due icone, svolazzando più o meno libera nella sua gabbia (doratissima e amplissima ma sempre gabbia), Francesca Marina, che comincerà la sua esistenza in un centro di accoglienza, non proprio libera insomma, ha di fronte a l’imprevedibile. Privilegio contro povertà, vita programmata contro futuro del tutto incerto (ma anche aperto). Se fosse nata negli anni ’60 o ’70, quando ancora funzionava l’ascensore sociale, Francesca Marina potrebbe, chissà, diventare presidente di una Repubblica come Barack Obama, figlio di un’americana e di un immigrato africano, lo è diventato degli Stati Uniti.



Ma l’ascensore sociale si è fermato un po’ ovunque e dunque l’unica chance per lei sarà continuare ad essere simbolo. La bambina nata lo stesso giorno di princess Charlotte. Giacché, sopra e sotto tutto, questo sono oggi le due bambine: figlie degli anni dei social network. Figlie di un tempo in cui mentre Charlotte andava a casa con mamma Kate, una nota multinazionale di pannolini prontamente diffondeva nel mondo un web film con tanti pancioni, mamme in sala parto e padri in ansiosa attesa, tante faccine e tanti nomi di neonati e alla fine il claim astuto e struggente: «Perché per noi siete tutte principesse».



Non hanno fatto in tempo a inserire Francesca Marina, non lo sapevano ancora che era nata. Ma essendo già loro due, due piccole simbolo, l’augurio è che entrambe sappiano usare, crescendo, quest’arma e questo punto di forza. Mamma Kate, simbolo anche lei, saprà senz’altro aiutare Charlotte. Alla mamma nigeriana, così coraggiosa da mettersi in viaggio alla vigilia di un parto, l’augurio di avere ancora tanto coraggio.