Coniugi uccisi a Catania, il vescovo: nessuno è innocente. L'ivoriano: non sono stato io

Coniugi uccisi a Catania, il vescovo: nessuno è innocente. L'ivoriano: non sono stato io
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Mercoledì 2 Settembre 2015, 16:42 - Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 13:32

Ha ribadito la sua «totale innocenza» al gip Maria Ivana Cardillo l'ivoriano di 18 anni, Mamadou Kamara, accusato del duplice omicidio di Vincenzo Solano, 68 anni, e di sua moglie, Mercedes Ibanez, di 70, uccisi nella loro villetta per una rapina, il 30 agosto scorso, a Palagonia (Catania).

L'indagato ha confermato la sua tesi sostenendo di avere trovato dentro il cassonetto dei rifiuti il borsone con i cellulari, il pc portatile delle vittime e i suoi pantaloni sporchi di sangue. «Che ci faccio qui, voglio tornare a casa» dice in carcere il diciottenne. La decisione del gip sulla convalida del fermo sarà adottata entro domani.

«Chi sbaglia deve pagare tutto fino all'ultimo giorno» afferma il premier Matteo Renzi sulla vicenda.

I funerali. Dolore composto, forte commozione, silenzio e una grande partecipazione.

Senza politica, ma con le istituzioni. I funerali sono «un monito, perché non accada più», come dice il vescovo di Caltagirone, mons. Calogero Peri, nella sua omelia, sottolineando fra l'altro che «nessuno può sentirsi innocente».

Le due bare lasciano la camera ardente allestita in Municipio a Palagonia, portate a spalla, sfilando in corteo, con la banda musicale, fino al loro arrivo nella chiesa di San Giuseppe. I feretri vengono posti davanti all'altare, uno accanto all'altro, con le foto dei due coniugi.

Le figlie delle due vittime, Rosa e Manuela, seguono la funzione assorte nel loro immenso, inconsolabile dolore, accanto ai familiari. Il paese è con loro, e anche le istituzioni: in prima fila il prefetto di Catania, il sindaco di Palagonia, il comandante provinciale dei carabinieri e il questore vicario di Catania.

La cerimonia si svolge in un silenzio rotto solo da lunghi scroscianti applausi all'ingresso e all'uscita dei feretri dalla chiesa, stracolma, e con tanta gente anche sul sagrato. Applausi che si ripetono quando dall'altare la figlia Rosa parla dei suoi genitori: «Vivevate onestamente nella vostra casa dove si sentivate sicuri - ricorda - ora desideriamo pensarvi in un mondo un cui non si soffre più. Eri la mamma che tutti avrebbero voluto avere. Papà grazie per quello che sei riuscito a costruire con i tuoi sacrifici».

Per monsignor Peri «nessuno può sentirsi del tutto innocente: quando il male arriva è perche gli onesti dormono». «Male e bene - aggiunge - non hanno colore, non sono bianchi o neri, stanno nel cuore dell'uomo, di qualunque razza sia». Il problema, osserva il vescovo, è che «mentre a Roma e a Bruxelles si litiga a Palagonia e nel canale di Sicilia si continua a morire: si parli di meno - auspica - e si agisca di più. Basta a campagne elettorali infinite pensiamo a risolvere i problemi della gente, perchè o ci salviamo tutti o affondiamo tutti».

Mons. Peri affronta anche il tema dell'accoglienza, al centro di roventi polemiche dopo la barbara uccisione dei due coniugi: «va fatta - spiega - ma un pò meglio, anche perchè si sapeva che certi inconveniente avrebbero dato frutti cattivi... e noi non ci stiamo più a una guerra tra poveri: tra disoccupati del posto e migranti in cerca di lavoro».

Intanto proseguono le indagini della polizia di Stato sul duplice omicidio. Per la Procura di Caltagirone gli indizi portano con certezza all'ivoriano fermato domenica scorsa. Lui continua a proclamarsi innocente. E lo ha ribadito al Gip. Il borsone con la refurtiva sostiene di averlo trovato in un cassonetto della spazzatura, così come i vestiti della vittima che indossava. Ma per la squadra mobile della Questura di Catania ci sono elementi che dimostrano la sua presenza sulla scena del delitto. Prove che sono al vaglio del Gip che dovrà decidere entro domani se Kamara dovrà restare in carcere o meno.

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