Strage Caselle, convivente ex domestica confessa triplice omicidio

Giorgio Palmieri
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Mercoledì 8 Gennaio 2014, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 11:30

Ha ucciso per quattro soldi; ha cancellato ogni traccia per l'alibi; ha coperto il volto della 'nonnin per piet: così Giorgio Palmieri, 56 anni, un piccolo balordo di Torino senza arte nè parte, ha confessato di essere lui l'assassino della strage di Caselle. L'uomo è il convivente della ex colf di casa Allione, con la quale ha una figlia di 18 anni. Ha detto di aver agito da solo. Non poteva rendere alla famiglia i 500 euro che a suo tempo gli erano stati prestati.

Per questo il 3 gennaio si è presentato a sera nella loro casa e lì, munito di un tagliacarte che non è ancora stato trovato, ha ucciso a coltellate Giorgio e Mariangela Allione, e nonna Emilia. Tutto per una questione soldi. Pochi: ha detto di aver portato via 100 euro, non di più. Dai primi riscontri (che sono ancora in corso) avrebbe detto la verità. I carabinieri lo hanno incastrato dopo averlo 'monitoratò (insieme ad un'altra ventina di persone) nelle ore e nei giorni seguenti agli omicidi. La svolta decisiva dal punto di vista investigativo è stata la tazzina da caffè trovata casualmente da Maurizio Allione, il figlio delle vittime, in una roggia vicino a casa. «Quella è una tazzina del servizio buono di nonna Emilia», ha detto il giovane ai carabinieri. Gli uomini del Ris l'hanno analizzata e non hanno più avuto dubbi: le impronte digitali lasciate sulla tazzina corrispondevano. Gli uomini del nucleo investigativo sono immediatamente andati a «prendere» Palmieri.

Grazie ai tabulati telefonici e alle intercettazioni ambientali, sapevano con esattezza dove si trovasse a Torino, con chi fosse, cosa stesse facendo. «Lo stavamo monitorando da più di 48 ore», hanno precisato. Portato in caserma a Torino, l'uomo dapprima ha negato, poi ha ceduto e ha confessato tutto. «Ha detto di averlo fatto per un vecchio debito di 500 euro. Ma ha detto anche che non voleva uccidere la nonnina. Per questo l'ha poi coperta con un lenzuolo», hanno spiegato il procuratore aggiunto di Torino, Sandro Ausiello, il comandante provinciale dei Carabinieri di Torino, colonnello Roberto Massi, e quello del Nucleo Investigativo, tenente colonnello Domenico Mascoli.

Questa la ricostruzione degli investigatori: Palmieri (che la famiglia Allione conosce da tempo essendo da 18 anni il compagno della ex colf, Dorotea De Pippo) si presenta a Caselle la sera del 3 gennaio. La signora Allione, come sempre quando arriva qualcuno, chiude i due cani nel sottoscala, e apre la porta. Gli sorride, lo invita a prendere un caffè col marito, al primo piano. Si arriva alla 'granà dei soldi, lui dice di non poter pagare il vecchio debito. La discussione si fa tesa. Palmieri allora con una scusa chiede di andare in bagno, ma resta via a lungo, troppo. Forse cerca in casa qualcosa da rubare, il signor Allione si insospettisce e va a bussare in bagno: «Perchè ci metti tanto tempo?».

È a questo punto che Palmieri perde la testa (non gli è contestato l'omicidio preterintenzionale, ma quello volontario con l'aggravante dei futili motivi): armato di un tagliacarte che lui ha recuperato «poco prima di entrare in casa», si avventa su Claudio Allione. La signora Mariangela accorre in soccorso del marito. Viene colpita a sua volta. L'uomo lascia i due corpi lì, nel corridoio, scende al piano terra. Qui incontra la signora Emilia. Colpisce anche lei. Ma qualcosa gli scatta dentro: non si può accoltellare come se niente fosse una donna di 93 anni. Così lui porta l'anziana nella sua stanza, la corica sul letto, le alza il lenzuolo sul viso. Poi cerca di cancellare ogni traccia, compresa la tazzina del caffè, che getta in una roggia fuori casa. Va a Torino, ma non a casa. «Si muove da un posto all'altro, sempre in città», hanno accertato i carabinieri. Palmieri pensa di essere al sicuro. Non sa che, al contrario, ha lasciato dietro di sè una scia lunga almeno da Caselle a Torino. I militari dell'Arma non hanno dubbi: «L'autore del triplice omicidio è certamente assicurato alla giustizia. Ma le indagini non sono concluse», ha affermato il colonnello Massi.

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