Carceri, poliziotto uccide ispettore e poi si toglie la vita

Carceri, poliziotto uccide ispettore e poi si toglie la vita
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Martedì 17 Dicembre 2013, 09:19 - Ultimo aggiornamento: 18 Dicembre, 10:48
Un poliziotto ha ucciso un ispettore nel carcere Lo Russo Cotugno di Torino poi ha rivolto l'arma contro se stesso ferendosi gravemente: è morto dopo il trasporto in ospedale. Giuseppe Capitani, 47 anni, l'agente di polizia penitenziaria, si è sparato dopo avere ucciso l'ispettore Giampaolo Melis, 52 anni. Dietro l'omicidio-suicidio ci sarebbe un litigio per futili motivi, forse provocato da divergenze sulle licenze di Natale. Il litigio nello spaccio interno della casa circondariale. Due i colpi esplosi contro il 'rivale', uno l'avrebbe colpito all'addome, l'altro, mortale, alla testa. Subito dopo, l'agente ha rivolto l'arma contro se stesso e si è sparato alla testa. Le sue condizioni sono apparse sin dal primo momento disperate: la corsa in ospedale è stata infatti inutile, l'uomo è morto poco dopo l'arrivo al pronto soccorso del Maria Vittoria.



Il ministro Cancellieri. «Non ho ancora elementi, credo sia presto per sapere cosa è accaduto», ha commentato la ministra per la Giustizia Anna Maria Cancellieri. La situazione delle carceri è «molto grave e difficile e per certi aspetti anche 'ripugnante'», come ha sottolineato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha sottolineato poi. Il ministro ha invitato a considerare «il carcere come un problema di tutta la collettività», facendo presente che «tutti i cittadini» devono sentirsi interpellati dalle attuali condizioni di vita dei detenuti perchè si tratta «di un pezzo della nostra società».



I sindacati. «Sono mesi e mesi che come Sindacato denunciamo le violenze, le precarie condizioni igieniche e le gravi tensioni tra il personale nella Casa Circondariale 'Lorusso Cutugno' di Torino, ma tutto è stato inutile fino alle morti odierne», afferma, in una nota, Leo Beneduci, Segretario Generale dell'Osapp, l'Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria. «Adesso diranno che certe cose accadono per fatti personali, ma non è così, perchè la principale responsabilità del disastro penitenziario - sostiene - è di un'Amministrazione del tutto inutile, gestita da un vertice altrettanto inutile che fa capo a un Ministro utile solo a se stessa, e che, mentre i Poliziotti Penitenziari stavano protestando ieri a Milano, si è rifiutata di incontrarli sostenendo che i 'suoì Sindacati li incontra a Roma». «È più che sintomatico - aggiunge Beneduci - che nella stessa giornata della sparatoria al carcere di Torino, nonostante gli avvisi contrari dei vertici del Ministero dell'Interno, il governo si appresti ad approvare una misura che, di fatto, rende obbligatorio l'uso dei dispendiosi, insicuri e quanto mai gravosi per il personale, braccialetti elettronici, ma - conclude Beneduci - per il carcere in Italia è stato sempre così: chiacchiere, carriere e tanti soldi che vanno nelle tasche di altri e non in favore di chi in carcere vive e lavora».



«La tragedia avvenuta all'interno della sala Bar del carcere di Torino ci lascia sgomenti, increduli e frastornati. È un fatto troppo grave perchè si possano trarre elementi di analisi a caldo. Per il momento intendiamo far giungere alle famiglie e ai colleghi del Reparto Lo Russo e Cutugno tutto il nostro vivo cordoglio e la nostra più sincera vicinanza».
Queste le prime parole di Eugenio Sarno, segretario generale della Uilpa Penitenziari, sull'omicidio-suicidio di questa mattina. «Le indagini in corso faranno piena luce sull'accaduto, anche se le parole dell'assistente capo verso l'ispettore, responsabile dell'attività di Polizia Giudiziaria, fanno pensare a questioni interne legate all'attività professionale dell' omicida-suicida», prosegue Sarno. «È innegabile che sull'intero territorio nazionale tutti i reparti di polizia penitenziaria - afferma il sindacalista - accusino il peso di carichi di lavoro incompatibili e insostenibili. Se è giusto, com'è giusto, che si proceda a rendere più civili le condizioni di detenzione, anche attraverso nuovi modelli di sorveglianza, non è giusto che sia la sola polizia penitenziaria a gravarsi delle responsabilità e delle difficoltà. Credo - chiude Eugenio Sarno - che occorra ricordare che nonostante la carenza di settemila unità rispetto agli organici decretati negli ultimi tredici anni sono stati attivati circa quindici nuovi istituti penitenziari e una ventina di nuovi reparti senza l'assunzione straordinaria di una sola unità di polizia penitenziaria. Il malessere che attraversa i baschi blu è profondo e grave. Il capo del Dap ma lo stesso ministro Cancellieri ne tengano debitamente conto e mettano in campo ogni utile iniziativa per deflazionare non solo le celle ma anche i disagi del personale. Altrimenti le manifestazioni di protesta come quella di ieri a Bollate sono inevitabilmente destinate a moltiplicarsi su tutto il territorio».




Il Coordinamento Sindacale Penitenziario (Coo.sp) mentre piange sulla tragedia di stamattina nel carcere di Torino, chiede allo Stato di interrogarsi. «Il penitenziario Lorusso Cotugno - commenta Domenico Mastrulli, segretario generale nazionale del Coo.sp - è quotidianamente provata da difficili, pericolose e stressanti condizioni di lavoro». «Molti - aggiunge - sono i campanelli d'allarme che provengono dalle difficili insostenibili situazioni emergenziali che i penitenziari Italiani e chi lavora in queste Carceri assorbe nel più profondo drammatico colpevole silenzio». «Il Corpo della Polizia Penitenziaria oggi è in lutto - dichiara Mastrulli - con loro sono in lutto tutte le famiglie dei poliziotti vittime inconsapevoli di un sistema che grida attenzione!».



Il direttore del penitenziario. Una «tragedia immane», che ha colpito «due lavoratori instancabili», «due persone che per noi erano come dei famigliari». È scosso Giuseppe Forte, il direttore del carcere delle Vallette di Torino, dove questa mattina un agente penitenziario ha ucciso un ispettore e poi si è suicidato. «Non sapremo mai il perchè di questa tragedia - aggiunge - forse un malinteso personale, ma le condizioni delle carceri italiane purtroppo le conoscete tutti». «Il sovraffollamento e la carenza di organico tra le fila della polizia penitenziaria - sottolinea il direttore della casa circondariale - mettono pressione ai nostri agenti. Confidiamo che i provvedimenti del ministro Cancellieri possano migliorare al più presto la situazione, anche quella dei detenuti».
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