Camorra, colpo ai clan Moccia e Belforte: arresti in Campania

Camorra, colpo ai clan Moccia e Belforte: arresti in Campania
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Lunedì 21 Luglio 2014, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 22 Luglio, 15:41
Colpo alla Camorra: all'alba polizia e carabinieri hanno eseguito 17 fermi legati al sanguinario clan Moccia. Sono ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, porto abusivo di arma da fuoco ed estorsione, aggravati dalle finalità mafiose.



Il blitz All'operazione, scattata all'alba a Napoli, Afragola e Casalnuovo di Napoli - si apprende dalla Questura e dal Comando provinciale dei Carabinieri del capoluogo campano - partecipano i carabinieri del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna e gli agenti della Squadra mobile di Napoli. Il decreto di fermo è stato emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli al termine di indagini congiunte di Polizia e Carabinieri sul gruppo criminale del quale facevano parte i 17 fermati, riconducibile - secondo gli investigatori - al clan Moccia.



Organizzazione criminale Tra le 17 persone fermate figurano anche i fratelli Mariano, Aniello e Carlo Barbato e la loro madre, Patrizia Bizzarro. Secondo quanto accertato, era Mariano Barbato, 25 anni, (verosimilmente su delega dei boss del clan Moccia) il capo di questo nuovo gruppo camorristico attivo tra Afragola, a Casoria, Caivano, Crispano e Cardito, nel Napoletano. Insieme ai fratelli Aniello e Carlo e alla madre Patrizia Bizzarro, donna di camorra che comandava e disponeva le attività del clan (tra cui estorsioni e spaccio), imponeva ai commercianti della zona un istituto di vigilanza chiedendo la disdetta di quello sotto contratto. Se le loro richieste non venivano esaudite, scattavano le ritorsioni, anche attraverso atti intimidatori con l'uso di bombe carta fatte esplodere davanti ai negozi.



Estorsioni e attentati Documentata anche una recente scissione interna al gruppo camorristico con l'omicidio di Mattia Iavarone, avvenuto il 25 aprile scorso, a Caivano.
Indagini sono in corso per verificare eventuali collegamenti con le vicende legate ai morti carbonizzati trovati nella zona in cui era attivo il clan tra i mesi di febbraio e marzo scorsi. Tra gli attentati riconducibili al gruppo camorristico dei Barbato figurano quelli all'impresa funebre Salomone, alla macelleria Di Palo e a una società di costruzioni. A svolgere il ruolo di «procacciatore di affari» dei Barbato sarebbe stato Giuseppe Gallo che si metteva in contatto con i commercianti per imporre le ditte (di vigilanza privata e di onoranze funebri) ritenute vicine alla camorra locale. Se, poi, i commercianti si opponevano, entrava in azione Ciro Gallo, fratello di Giuseppe e uomo di fiducia di Mariano Barbato, che metteva in moto la «macchina delle ritorsioni», anche in prima persona. Ciro Gallo, infine, gestisce una società di pompe funebri «La Pace Eterna».




L'altro blitz Operazione interforze, con 9 arresti e sequestri per parecchie decine di milioni di euro, dei carabinieri del reparto operativo di Caserta, della guardia di finanza di Marcianise, e della polizia di Stato di Caserta, anche nei confronti del clan Belforte di Marcianise, nel Casertano. Disposto il sequestro di ditte, abitazioni e società riconducibili a persone ritenute legate al clan per parecchie decine di milioni di euro.
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