Il caso dei precari della Calabria
tutti assunti per 38 milioni di euro

Il caso dei precari della Calabria tutti assunti per 38 milioni di euro
di Antonio Calitri
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Giovedì 6 Agosto 2015, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 7 Agosto, 10:35
Il governo cede alla lobby calabra. Con una norma inserita all’ultimo momento nel maxiemendamento al dl enti locali approvato martedì, il governo stabilizza cinquemila lavoratori socialmente utili calabresi per un costo della casse pubbliche di 38 milioni di euro. Dopo il rischio di una sommossa in pieno agosto, l'alzata di scudi del Pd regionale contro quello nazionale e del governatore Mario Oliverio contro il premier, il colpo di scena: tutti assunti, appunto.



CAMPAGNA ELETTORALE Il governatore Oliverio aveva promesso in campagna elettorale, la scorsa primavera, la stabilizzazione ai cinquemila lavoratori lsu-lpu calabresi. Vinte le regionali, appena eletto, il neopresidente dem della Regione ha effettivamente stanziato 38 milioni di euro per permettere ai comuni di completare l'iter. Ma questi soldi erano rimasti nel limbo perché la legge di stabilità, in piena spending review a livello nazionale, non consente ai comuni assunzioni del genere. Negli ultimi mesi era scattato l'impegno da parte dei politici calabresi di tutti i partiti ad aggirare l'ostacolo con una deroga alla legge nazionale. A fine luglio durante la discussione della conversione in legge del dl enti locali, passato martedì con la fiducia, il governo aveva bocciato un emendamento trasversale presentato dai senatori Doris Lo Moro (Pd) e Nico D'Ascola (Ncd), che avrebbe consentito questa stabilizzazione ed era scoppiata una vera e propria guerriglia sul territorio, sia politica che di ordine pubblico.



I lavoratori e diversi sindacati avevano annunciato le barricate e i lsu avevano iniziato a manifestare nei vari comuni e capoluoghi calabresi, avevano bloccato la Salerno-Reggio Calabria e gli imbarcaderi di Villa San Giovanni.



LA BATTAGLIA IL GOVERNATORE Politicamente il governatore Oliverio aveva dichiarato «guerra» al governo perché «è un fatto di inaudita gravità. Si impedisce ai comuni calabresi di portare a compimento il percorso di contrattualizzazione di 5.000 lavoratori precari a cui sono affidate le fondamentali attività di erogazione dei servizi primari nei nostri territori» aggiungendo che «il governo nazionale dovrà assumersi le proprie responsabilità, favorire e non bloccare un processo di riordino e trasparenza. Da Roma si debbono limitare ad autorizzare la spesa di 38 milioni di euro che sono a totale carico della regione».



Dopo le proteste, un nuovo emendamento fotocopia è stato fatto approvare in fretta e furia e dall’altro giorno è legge a tutti gli effetti. Adesso in Calabria tutti festeggiano e si prendono i meriti, dagli estensori della norma D'Ascola, Lo Moro ed Enza Bruno Bossio, al governatore Oliverio che dice «finalmente, ci siamo», al senatore Antonio Gentile (Ncd) che ringrazia tutti, «il governo, il ministro Alfano e il premier Renzi che hanno così risolto un problema per tante persone e tante famiglie. Ma non posso non ringraziare per il fattivo interessamento anche il sottosegretario Minniti che, da vero calabrese, ha preso a cuore la vicenda».



NORMA A RISCHIO Solo Santo Biondo, segretario della Uil Calabria mette in guardia da un possibile problema «di ordine tecnico, legato al fatto che secondo i regolamenti parlamentari un emendamento bocciato non può essere riproposto nello stesso disegno di legge, ma si tratta di una questione burocratica superabile. Se così non dovesse essere, saremmo pronti a una nuova mobilitazione». Contro questa operazione il leghista Roberto Calderoli parla di «ennesima vergogna da parte di questo governo, che sembra pensare più a garantirsi qualche voto alle prossime politiche attraverso provvedimenti solo di facciata e altri di tipo sfacciatamente assistenzialista».
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