Brescia, clochard ai domiciliari, arrestato perché evade dalla panchina

Brescia, clochard ai domiciliari, arrestato perché evade dalla panchina
di Federico Tagliacozzo
3 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Gennaio 2014, 14:59 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 21:09
​Senza fissa dimora arrestato perch evade dalla panchina. Era agli arresti domiciliari. Ma non avendo una casa, aveva eletto come domicilio una panchina del parco di Borgosatollo, un paese alla porte di Brescia. E il giudice aveva dato parere favorevole.



Ma quando i carabinieri hanno effettuato il solito controllo, non vedendolo sulla panchina, lo hanno considerato alla stregua di un evaso. E così, per il 43enne Ilario Bonazzoli, questo il nome del clochard, nel 2009 è arrivata la condanna in primo grado a 10 mesi di carcere: la motivazione suona come una beffa recitando che l'imputato è colpevole "per non essersi fatto trovare a casa nonostante fosse agli arresti domiciliari".



Il 12 gennaio scorso la sentenza d'appello ha ribaltato il primo grado e sancisce che Bonazzoli dovrà lasciare il penitenziario di Ivrea dove e' attualmente detenuto. Ma la questione del domicilio - come sottolinea l'agenzia Dire - si riproporrà inevitabilmente.



Il problema, a questo punto, ricade sui servizi sociali di Borgosatollo, dove il senza fissa dimora dovrà risiedere:
«Oggi come oggi, non saprei nemmeno dove alloggiarlo, non abbiamo strutture da offrirgli - commenta il sindaco di Borgosatollo Francesco Zanardini - L'unico aiuto che gli possiamo dare e' trovare una residenza fittizia». Per quanto assurdo sia condannare chi non ha una una casa, a stare in un domicilio, la sentenza potrebbe marcare un cambio culturale.



La curiosa storia di Ilario Bonazzoli è stata commentata da chi da 13 anni si occupa di difendere i diritti dei senza dimora:
«Non ho visto le carte - spiega il presidente di Avvocati di strada Antonio Mumolo - e il mio giudizio non può essere molto approfondito, ma di primo impatto non la giudico negativa di per sé». Ai senza dimora infatti di norma viene comminata una pena da scontare in carcere anche quando la sentenza prevederebbe una misura cautelare minore. Ma come si fa a sorvegliare una persona che non ha un domicilio? La risposta, per l'avvocato Mumolo, c'è: attraverso il braccialetto elettronico annunciato dal Governo Letta a dicembre.



Una misura al centro delle polemiche proprio in questi giorni: il 15 gennaio il capo della Polizia Alessandro Pansa ha dichiarato alla Commissione giustizia della Camera in relazione al decreto Cancellieri che al momento ne sono utilizzati 90, anche se il costo complessivo e' di 5 milioni di euro. Eppure lo strumento, potenzialmente, potrebbe aiutare il sistema carcerario a risparmiare soldi e celle. Di cifre esatte sui detenuti senza dimora non ne esistono, ma esistono altri numeri che possono dare un'idea dell'entità del fenomeno. Secondo l'ultima ricerca FioPSD - Istat il 13 per cento dei 50-60 mila senza dimora d'Italia ha avuto esperienze con il carcere. Non per tutti la cella era necessaria. A questo si aggiungono le esperienze di associazioni per i diritti e le garanzie nel sistema penale come Antigone e Ristretti orizzonti, che segnalano moltissimi casi di senza dimora costretti a stare in carcere.




«L'introduzione del braccialetto unito all'obbligo di firma ogni giorno potrebbe contribuire ad evitare la sperequazione di trattamento tra chi ha una casa e chi no - e' la conclusione di Mumolo - Permetterebbe di seguire i senza dimora senza obbligarli a stare in carcere. L'evasione ci sarebbe solo nel caso in cui qualcuno si strappasse il braccialetto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA