Bomba d'acqua fa esondare torrente: 4 morti e 8 feriti durante una sagra

Bomba d'acqua fa esondare torrente: 4 morti e 8 feriti durante una sagra
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Domenica 3 Agosto 2014, 02:12 - Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 11:27

Tragedia nel trevigiano, dove una tempesta lampo ha fatto quattro morti e otto feriti di cui uno grave durante una sagra di paese, a Refrontolo. A esondare è stato il torrente Lienza. La causa sarebbe lo scivolamento nel torrente di materiali vario, tra cui numerose rotoballe di fieno che hanno provocato un effetto «tappo», ostruendo il corso del torrente e determinandone lo sversamento. Drammatici i racconti dei testimoni. Napolitano ha espresso dolore per le vittime.

Le vittime Nella tragedia hanno perso la vita: Maurizio Lot, 52 anni, operaio di Farra di Soligo, era un collaboratore assiduo della pro loco di Refrontolo e quel tendone dove è avvenuta la tragedia aveva aiutato lui stesso ad issarlo nei giorni scorsi; Luciano Stella, 50 anni, di Pieve di Soligo, era conosciutissimo in zona per il suo mestiere, quello di gommista; sposato, padre di due ragazzi, era alla festa con un gruppo di amici che, contrariamente a lui, sono riusciti a salvarsi; Giannino Breda, 67 anni, ex falegname,di Falzè, una frazione di Sernaglia della Battaglia, poco prima che arrivasse l'onda portata dal torrente era uscito a controllare la propria auto; avrebbe tentato di salvarsi aggrappandosi ad un albero, chiedendo aiuto, ma la corrente impetuosa l'ha trascinato via; Fabrizio Bortolin, 48 anni, era anche lui alla festa con un gruppo di amici.

Era diventato padre da poco tempo. È stato l'ultimo delle quattro vittime ad essere riconosciuto. Quando l'hanno trovato non aveva addosso nemmeno un vestito. La moglie si era recata di notte al commissariato di Conegliano per denunciarne che il marito non era rientrato a casa.

Spazzata via la sagra L'effetto del fortunale si è registrato al Molinetto della Croda di Refrontolo dove era in corso la «Festa degli Omeni» con un centinaio di persone. La pioggia battente ed intensa ha fatto tracimare il torrente Lierza che ha spazzato via lo stand della sagra paesana. Difficili i soccorsi in quanto la zona è relativamente isolata e con una viabilità ristretta. Dopo il primo intervento dell'elicottero della Protezione Civile ora la zona è sorvolata da quello dei Vigili del fuoco che, messa in sicurezza la frazione, stanno valutando le operazioni da fare. L'urgenza delle operazioni - hanno spiegato i pompieri - è anche dettata dal fatto che è prevista per il pomeriggio di oggi una nuova perturbazione. I vigili del fuoco, tra l'altro, sono stati impegnati anche a Rolle vicino a Cison di Val Marino (in una zona limitrofa a quella di Refrontolo) per una frana che ha bloccato la strada impedendo il rientro a casa di 150 persone provenienti dalla festa e da altre località e per alcuni allagamenti all'interno di abitazioni.

Il sindaco di Refrontolo. «La 'festa degli uomini' era privata, il Comune non ha alcuna responsabilità nell'organizzazione». Lo ha precisato il sindaco di Refrontolo, Loredana Colledel, sottolineando che la sagra nella quale l'esondazione del torrente ha provocato 4 morti e 8 feriti non aveva alcuna partecipazione dell'amministrazione pubblica. Colledel ha spiegato che il ruolo dell'amministrazione «è solo quello istituzionale legato a permessi e controlli».

I racconti Drammatici i racconti dei superstiti che hanno visto persone trascinate via dalla violenza della piena. Molti hanno descritto quanto accaduto come un Vajont in miniatura.

Un'onda di oltre tre metri La bomba d'acqua è piombata sull'area con un'onda di altezza stimata in oltre 3 metri. Secondo una prima ricostruzione della Protezione Civile, la pioggia intensissima avrebbe trovato un 'tappo' di materiale e balle di paglia su un ponticello a monte del torrente Lierza, provocando così l'esondazione. La violenza dell'acqua ha travolto persone, suppellettili, auto, provocando smottamenti del terreno e divellendo gli alberi. Cessata l'onda d'urto, il parcheggio vicino alla sagra era ancora sommerso da due metri e mezzo d'acqua, che a fatica sono defluiti nella notte.

Il governatore Zaia «Chiederemo subito lo stato di calamità per tutta la zona colpita. Questo è un lutto per tutto il Veneto e per l'Italia», ha detto a Refrontolo il presidente del Veneto, Luca Zaia, che per tutta la notte si è tenuto in costante contatto con i soccorritori. Zaia ha annunciato che la Regione ha già attuato lo stato di crisi per la zona.

La Procura della Repubblica di Treviso ha aperto un fascicolo d'inchiesta, come atto dovuto, sul disastro di Refrontolo. Il documento non vedrebbe al momento la formulazione di un'ipotesi di reato specifica, nè l'iscrizione di indagati.

Palazzo Chigi. Per quanto accaduto la scorsa notte nel Trevigiano, il Governo esprime il cordoglio per le vittime al presidente Zaia, ma annuncia di aver «voltato pagina. Basta inseguire e fare i 'notai' delle emergenze - è scritto sul sito di Palazzo Chigi - adesso investiamo in opere di difesa, prevenzione e sicurezza. Al via anche i 570 cantieri anti dissesto». «Quanto accaduto nel trevigiano - si legge ancora - è solo l'ultimo dei numerosi campanelli d'allarme che in questo inizio estate ha visto vittime e danni causati da un clima sempre più caratterizzato da fenomeni meteorologici un tempo definiti estremi e purtroppo ormai ordinari. Piangiamo altre vittime che allungano la lista dei lutti ma questo Governo, a differenza di quanto è sempre avvenuto in passato, ha scelto di chiudere la stagione che ha visto l'Italia inseguire le emergenze e iniziamo ad investire in difesa e mitigazione dei rischi, in prevenzione e sicurezza. Per questo, già nello sblocca Italia, sblocchiamo cantieri anti-dissesto investendo i primi 650 milioni non spesi da anni. Per questo è al lavoro la Struttura di missione del Governo - è scritto ancora sul sito di Palazzo Chigi - che coordina questo settore ed abbiamo già effettuato incontri con tutte le Regioni, a partire dal Veneto, per individuare le opere più urgenti da realizzare, i troppi finanziamenti dello stato mai trasformati in cantieri, anche per il patto di stabilità, e il percorso più rapido per superare i paradossali vincoli burocratici che rallentano o bloccano opere anti emergenza».

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