Agrigento, esplode il vulcano di fango: morti due bambini

Agrigento, esplode il vulcano di fango: morti due bambini
di Lucio Galluzzo
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Domenica 28 Settembre 2014, 09:37 - Ultimo aggiornamento: 15:39

​Per festeggiare i nove anni il bambino aveva chiesto ai genitori di condurlo in gita nella riserva naturale di Macalube, dall'arabo maqlb: “terra che si rivolta”.

Voleva vedere, il bambino, l' affascinante spettacolo dei “vulcanelli”, fenomeni di una terra -pregna di “vulcanesimo sedimentario”-, che ribolle sotto la spinta del metano affiorante tra le fratture delle basse colline cretose. Ma il regalo di compleanno lo ha ucciso insieme alla sorellina di 7 anni, mentre il loro padre si è salvato per caso. La tragedia avvenuta quando una “bomba” gassosa è esplosa a contatto dell'aria. E con l'esplosione la collinetta cretosa, sulla quale padre e figli si trovavano insieme ad altre decine di visitatori è collassata, innalzando una muraglia di acqua, fango, argilla alta 20 metri.

Mezzogiorno era trascorso da 30 minuti, ed in una calda giornata, più agostana che settembrina, un settore della Riserva, gestita da Legambiente, grande quanto due campi di calcio, ha assunto l' aspetto di un territorio bombardato. In questo territorio alle spalle di Agrigento, tra Ioppolo Giancaxio, dove le vittime risiedevano, Aragona Caldare, Comitini l'aria è sempre pregna di mefitici sentori di zolfo, quasi a voler rammentare agli uomini che sotto terra qualcosa si muove, che c'è un killer in agguato.

I SOCCORSI

Quando la Protezione civile ne ha recuperato il corpo la bambina era già morta, probabilmente soffocata dalla fanghiglia sotto cui era rimasta sepolta. Sino al tramonto nessuna traccia era stata trovata di suo fratello, poi quando si illuminavano le fotoelettriche anche il corpo della seconda piccola vittima è riaffiorato. In prima fila a setacciare la fanghiglia c'era anche Rosario Mulone, 46 anni, graduato dei carabinieri, lui stesso sfiorato e graziato dalla sventagliata di fanghiglia, mentre, sulla sommità di una vicina “fumarola” sua moglie, Giovanna Lucchese, di 45 anni, invocava incessantemente il nome dei figli, sconvolta dal dolore.

IL PREALLARME

I vulcani esigono e meritano rispetto. Per restare in Sicilia quando il rispetto non è stato tributato, sull'Etna come a Stromboli, incauti turisti sono stati uccisi, centrati da massi scagliati dalle forze della natura. I vulcanelli meritano lo stesso rispetto, La loro dinamica ubbidisce alle stesse leggi fisiche e chimiche dei “fratelli maggiori”. Saranno le conclusioni di un'inchiesta, subito aperta dalla Procura di Agrigento ed affidata al sostituto Carlo Cinque, ad indicare responsabilità, attive od omissive. Ma già emergono elementi di fatto che suscitano interrogativi.

Alcune fratture e altri segnali visibili sul terreno indussero il direttore della Riserva Mimmo Fontana, che è anche al vertice di Legambiente, a sospendere le visite per due settimane il mese scorso. «Ad agosto - ha spiegato Fontana - abbiamo registrato delle lesioni e abbiamo deciso di sospendere gli ingressi mettendo dei cartelli, anche se non possiamo impedire l'accesso, perché parliamo di una riserva pubblica con una media di diecimila visitatori all'anno». Ma altre aree vulcaniche in Sicilia restano interdette nonostante la loro natura pubblica. E Nicola Diomede, prefetto di Agrigento, è chiaro: «Nell'agosto scorso - spiega - si erano verificati dei movimenti che avevano convinto i tecnici che gestiscono la riserva delle a bloccare ingressi e visite. Poi la situazione si era normalizzata e il divieto era stato rimosso. Altre volte - conclude Diomede - si erano verificate piccole esplosioni, ma nulla che potesse far presagire tutto questo».

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