Beni mafiosi, altri 3 giudici indagati: terremoto in Procura a Palermo

Beni mafiosi, altri 3 giudici indagati: terremoto in Procura a Palermo
di Silvia Barocci
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Sabato 12 Settembre 2015, 09:10 - Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 15:42

Non uno ma ben quattro magistrati indagati. Non uno ma almeno altri due amministratori giudiziari sotto inchiesta. E’ un vero terremoto quello che sta scuotendo il palazzo dei ”veleni” di Palermo. L’indagine della procura di Caltanissetta su Silvana Saguto, presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, sta disvelando un sistema familistico nella gestione dei beni confiscati alla mafia ben più ampio. Tanto da coinvolgere un altro noto magistrato, Tommaso Virga, presidente di Sezione del tribunale di Palermo, ex consigliere togato al Csm e da poco nominato nella commissione ministeriale per la riforma dell’organo di autogoverno delle toghe.

Virga è finito sul registro degli indagati per induzione alla concussione perché sospettato di aver favorito un procedimento disciplinare a carico della Saguto, la quale a sua volta avrebbe garantito, quale «indebita utilità» la nomina del figlio di Virga, Walter, ad amministratore giudiziario dei beni sequestrati agli eredi di Vicenzo Rappa, imprenditore condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.

GLI INCARICHI Da intercettazioni telefoniche e verifiche su Walter Virga, coinvolto in una recente inchiesta di Palermo per peculato, falso e concussione, i magistrati di Caltanissetta hanno acquisito anche altri elementi sugli ”affari di famiglia” nella gestione dei patrimoni sottratti alla mafia.

La presidente Saguto, ad esempio, avrebbe chiesto e ottenuto, sia pure per un periodo limitato di tempo, l’assunzione della compagna del figlio, Francesco Caramma, presso lo studio legale Virga.

Il giudice, perquisita e indagata per corruzione aggravata, induzione e abuso d’ufficio, è dunque finita nei guai non solo per i 750 mila euro che suo marito, l’ingegnere Lorenzo Caramma, ha ricevuto in dieci anni di consulenze e incarichi dal più noto (e ricco) tra gli amministratori giudiziari dei beni confiscati ai boss, l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara. Il sistema ”do ut des” avrebbe riguardato un altro dei tre figli della Saguto, Emanuele Caramma.

In cambio della gestione di alcuni sequestri patrimoniali, Carmelo Provenzano, ricercatore all’università Kore di Enna, si sarebbe impegnato a favorire il ragazzo negli studi - finanche scrivendogli la tesi di laurea - e a trovargli un lavoro. Assunzioni clienterali e non solo. Provenzano, spesso e volentieri, fa recapitare in dono al magistrato cassette di frutta e verdura, forse provenienti - annotano i militari del Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Palermo - da una delle aziende sotto la sua amministrazione.

LE ALTRE TOGHE Da sempre considerata paladina dell’antimafia, Silvana Saguto aveva maturato il sospetto di essere finita sotto inchiesta. E si sarebbe mossa per acquisire notizie riservate da alcuni colleghi. E’ per questo motivo, per presunta rivelazione del segreto d’ufficio, che un altro magistrato di Palermo, il sostituto procuratore Dario Scaletta, è finito sul registro degli indagati. I magistrati di Caltanissetta sospettano che abbia informato due colleghi di sezione della Saguto, i magistrati Fabio Licata e Lorenzo Chiaromonte, a proposito della trasmissione da Palermo alla procura nissena del fascicolo a carico di Walter Virga.

Lo stesso Chiaromonte, infine, risulterebbe indagato per abuso d’ufficio perché, nel decidere sulla gestione di beni del valore di 10milioni di euro sequestrati al mafioso Luigi Salerno, non si sarebbe astenuto in considerazione del fatto che l’amministratore giudiziario incaricato era una persona a lui molto vicina. Il vaso di pandora è stato scoperchiato. Resta da vedere quali altri veleni si spargeranno per Palermo.

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