Baby squillo, il dolore della Mussolini: «Voglio essere lasciata in pace»

Baby squillo, il dolore della Mussolini: «Voglio essere lasciata in pace»
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Venerdì 14 Marzo 2014, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 08:15
Vogliamo essere lasciati in pace. A pochi passi da Villa Torlonia, dove il Duce visse fino al tradimento, Alessandra Mussolini si trascina nel suo personalissimo dramma.

È sera quando entra nella villetta ocra sulla Nomentana, a bordo di una piccola Citroen nera guidata dal domestico sudamericano. È «triste e distrutta». È stretta in un giubbotto nero. Nervosa, così tanto, da non trovare subito la serratura del cancello interno. «Non voglio parlare, basta».

Le lacrime del giorno dopo non ci sono più, per la senatrice di Forza Italia. Ora c’è il peso della ingiusta gogna del web, di quel marito sposato nella familiare Predappio 25 anni fa e finito in una storia che indigna, come la prostituzione minorile (reato ammesso dall’indagato).



Non si sa se Mauro Floriani sia stato o meno «cacciato di casa», come hanno fatto circolare nel circolo politico-mediatico di cui Alessandra Mussolini, la mamma Maria Scicolone e la zia Sofia Loren («Negli Usa ma vicina con il cuore») fanno parte.

Nel primo pomeriggio quando il sole manda forti illusioni d’estate, l’ex capitano della Finanza, si materializza nella villetta vicino a Villa Torlonia. Va a casa. È in sella a uno scooter nero, Honda Sh 150. Dà gas fino al secondo accesso. È elegante e asciutto dietro gli occhialini da manager. Nel cortile interno c’è la Smart nera di Alessandra con il pass del Senato. Sarà in casa anche lei? Ci sarà la resa dei conti? O forse il perdono?



IL SILENZIO

Dopo poco, venti minuti, eccolo di nuovo, Floriani. Versione papà metropolitano. «Non voglio parlare, zitti, c’è lui». E mima il gesto di cucirsi la bocca con l’ago e il filo come si fa all’asilo. Lui è il più piccolo dei tre figli. Ha il borsone ben ficcato in spalla della scuola calcio, che fa pendant con la tuta. E di fronte all’innocenza di questo bimbo con non ancora tutti i dentini in bocca, papà taglia corto. E si disegna una cerniera invisibile sulle labbra: «C’è lui, per l’amor del cielo». Inforcato lo scooter scompaiono. Ma dentro, nel cortile, rimane la Smart nera della nipote del Duce, che dopo poco viene portata via dal domestico a cui Floriani - con l’autorità di chi è ancora il padrone di casa - ha impartito disposizioni: «Vai a prenderla». E forse è riferito ad Alessandra oppure a una delle due figlie. Il campanello suona a vuoto. Forse Alessandra - «che tanto lo farà nero», come chiosano i portieri dei palazzoni della Nomentana - è dalla sorella, Elisabetta, il notaio.



IL QUARTIERE

Oppure è andata a trovare conforto dalla mamma che fino a poco tempo fa stava dalle parti di corso Trieste: «Cercate di capirci - dice gentile ma ferma Maria Scicolone - Il mio consiglio da madre per Alessandra? In questi casi non ci sono consigli». Nella follia di Twitter intanto impazzano hashtag violenti contro la parlamentare, tanto che in serata le arriva la solidarietà bipartisan dei colleghi Fabrizio Cicchitto, Renato Schifani e Maurizio Sacconi (per l'Ncd) ma anche dei sottosegretari Simona Vicari e Riccardo Nencini. E se la rete lapida, in questo quartiere, dove i Mussolini sono di casa da sempre, ci sono finalmente raggi di solidarietà. Si spererebbe più ampia e trasversale.



«Alessandra? È molto sensibile nella vita privata, differente da come appare in tv. L’ha presa male», spiega un vicino, un avvocato. Nel ristorante abruzzese di corso Trieste se la ricordano bene questa famiglia: «Sì, nostri clienti, uniti e felici». Un altro portiere: «Secondo me lo lascia». Il bar, la vineria, il negozio di tendaggi: tutti ce li hanno ben a mente. Lei, «la dura e simpatica», e lui «così slanciato e riservato». Allora bisogna ritornare a casa per capire se la parlamentare stia cercando la trattativa più difficile della sua vita.

Davanti al cancello ecco Caterina, la figlia più grande, con un cane al guinzaglio: «Mettetevi nei miei panni, ho diciotto anni, è tutto il giorno che siamo tempestati. La mamma? Non c’è». E invece poco dopo arriva con la Citroen. Chissà se ritornerà papà.
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