Attentati, mamma e figlia in questura: «Nostra la telefonata bufala su WhatsApp». Renzi: è procurato allarme

Attentati, mamma e figlia in questura: «Nostra la telefonata bufala su WhatsApp». Renzi: è procurato allarme
di Giulia Aubry
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Sabato 21 Novembre 2015, 15:27 - Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 17:52
Una donna e la figlia, coinvolte nella telefonata diventata virale su Whatsapp nella quale si paventava il rischio - falso - di un imminente attentato a Roma, si sono presentate spontaneamente venerdì sera, intorno alle 22, negli uffici della polizia postale di viale Trastevere, per chiarire la vicenda che, secondo lo stesso premier Matteo Renzi, poteva qualificarsi come «procurato allarme».



La donna ha riferito che il giorno prima era al telefono con un'amica della figlia e, per convincere entrambe a non uscire di casa, ha inventato la storia dell'imminente attentato e il suo contatto con una persona inesistente che - aveva detto, per dar credito alle sue informazioni - lavorava al Ministero dell'Interno.



Quella telefonata, all'insaputa della donna, è stata registrata e poi inoltrata, probabilmente dalla figlia o dall'amica di quest'ultima, ad altri contatti Whatsapp, fino a diventare virale. Questa mattina, la ragazza, che ha frequentato a scuola un corso «vita da social» promosso dalla polizia, ha visitato la pagina Facebook in cui la stessa polizia qualificava i contenuti della registrazione come «una bufala» e si è spaventata. Ne ha parlato con la madre, che era all'oscuro di tutto.



La donna - saputo a sua volta che la polizia postale era al lavoro per identificare i protagonisti della telefonata - ha deciso di presentarsi spontaneamente, con la figlia, negli uffici di polizia per chiarire la vicenda. Le loro deposizioni sono state raccolte in verbali trasmessi poi all'autorità giudiziaria.




L'allarme aveva tenuto banco per tutta la giornata spingendo persino il premier a intervenire: «In queste ore gira un messaggio vocale su WhatsApp di una madre allarmata che parla alla figlia e le dice di stare attenta perché la situazione è peggiore di quella che le istituzioni fanno conoscere. Ho chiesto agli inquirenti di capire chi e come ha diffuso questo messaggio. Per me è procurato allarme».



Renzi ha poi replicato all'audio-bufala con un contro-messaggio sempre registrato su Whatsapp. «Qualcuno pensa di essere simpatico - dice Renzi - ma non si rende conto che suscita un clima di paura e anche di panico. Vorrei invitare tutti a non cascarci, terrorismo è una minaccia molto seria ma isteria non domini nostre vite».



Nel messaggio vocale la madre di una fantomatica Anastasia avverte la propria figlia che vive a Roma di non uscire di casa perché ci sarà un attentato terroristico nel centro della città. A essere colpiti, si dice, saranno soprattutto i giovani che frequentano i luoghi della movida. La donna afferma di avere una fonte sicura di informazioni, un'amica che lavora al Ministero dell'interno.



Questo messaggio è diventato virale, passando dai telefonini di moltissimi utenti che utilizzano questa messaggistica e, sottolineano alla Polizia, rischia di creare ulteriore allarmismo in una città in cui ogni giorno le forze dell'ordine devono verificare diversi allarmi bomba, tutti poi rivelatisi falsi.



Anche la pagina Facebook di «Agente Lisa» ha messo in guardia dalla bufala, avvertendo gli utenti del falso allarme.



L’intera vicenda ricorda, per alcuni versi, un’altra “leggenda metropolitana” – anch’essa veicolata tramite whatsapp – circolata mesi fa e in cui un gentiluomo arabo avvertiva del rischio bomba una giovane donna che gli aveva restituito il portafoglio smarrito. “Signora – gli diceva l’uomo nella narrazione popolare – non frequenti grandi città e non prenda la metropolitana il 1 maggio”.



Un fenomeno – questo delle bufale che diffondono panico– non nuovo ma che, grazie all’accelerazione della comunicazione, rischia di diventare sempre più virale, incontrollato e difficile da gestire. Al solo danno dei cittadini e degli operatori che, in questi giorni come nei mesi scorsi, stanno lavorando a garanzia della sicurezza e nell’interesse di tutta la comunità. E che non hanno certo bisogno di allarmismi inutili e dannosi come questo.