Arrestata Rosy Canale, un'altra beniamina della lotta alla 'ndrangheta

Rosy Canale, imprenditrice e attrice
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Giovedì 12 Dicembre 2013, 15:53 - Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 17:24

Dopo l'ex sindaco di Isola Capo Rizzuto Carolina Girasole, finito in manette anche un altro simbolo della lotta alla 'Ndrangheta: l'attivista Rosy Canale.

Insieme a lei anche l'ex sindaco di San Luca Sebastiano Giorgi.

I Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito sei ordinanze di custodia cautelare nei confronti di ex amministratori comunali ed imprenditori indagati per associazione a delinquere di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni e reati contro la pubblica amministrazione aggravati avendo agito al fine di agevolare la 'ndrangheta nella sua articolazione territoriale della "locale" di San Luca.

Nel corso delle indagini sono emerse parallelamente responsabilità in condotte di truffa aggravata e peculato (non aggravate dalla condotta mafiosa) a carico di Rosy Canale, nota per il suo impegno antimafia come coordinatrice del "Movimento delle donne di San Luca", associazione creata con finalità di sostegno sociale all'indomani della strage di Duisburg. Le ordinanze - cinque in carcere e una agli arresti domiciliari - sono state emesse dal Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) coordinata dal procuratore Federico Cafiero de Raho.

Rosy Canale ha scritto e interpretato uno spettacolo teatrale in chiave antimafia, «Malaluna, storie di ordinaria resistenza nella terra di nessuno», con musiche di Franco Battiato. Nei giorni scorsi Canale aveva ricevuto a Roma - con la motivazione «per la cultura della legalità e per la sua testimonianza civile nei teatri d'Italia» - il premio «Paolo Borsellino» e in quell'occasione aveva invitato Papa Francesco a recarsi a San Luca. L'immagine antimafia di Rosy Canale, nata a Reggio Calabria, imprenditrice, emerse alcuni anni fa quando l'imprenditrice si ribellò alla 'ndrangheta a cui impedì, secondo quanto emerse da un'indagine, di spacciare droga nel suo pub-discoteca.

Nel 2007, dopo la strage di Duisburg, si trasferì per un periodo in Aspromonte dove fondò il «Movimento delle donne di San Luca», associazione che aveva tra le sue finalità quella di lavorare per i bambini del paese con la creazione di una ludoteca che però non è mai entrata in funzione. Un progetto che poi non andò avanti. Canale ha anche pubblicato un libro «La mia 'ndrangheta», pubblicato dalle Edizioni Paoline. «Malaluna», tra l'altro, sarebbe dovuto andare in scena stasera a Corigliano Calabro (Cosenza).

In realtà però la Canale avrebbe truffato persino la Prefettura di Reggio Calabria, percependo un finanziamento di 40mila euro per l'avvio del progetto «Botteghe artigianali», mai partito. Il piano pensato dalla donna sarebbe dovuto servire a creare lavoro, avviando un'attività di produzione del sapone gestita dalle donne a San Luca, terra duramente colpita dalla faida tra le cosche di 'ndrangheta. Invece che far lavorare le donne, il sapone veniva acquistato all'esterno con il marchio Donne di San Luca e commercializzato. Dal ministero della Gioventù era arrivato un altro finanziamento di 18.500 euro da utilizzare per lo svolgimento di attività di pubblico interesse e invece sarebbe stato speso dalla Canale per l'acquisto di un'automobile, formalmente intestata al movimento Donne di San Luca ma di fatto utilizzata per le sue esigenze personali. Cinquemila euro era invece il contributo elargito dalla presidenza del consiglio regionale della Calabria. Anche in questo caso, per il bene di San Luca non sarebbe stato speso nemmeno un euro.

Ben più consistente il contributo ottenuto da Enel Cuore, per oltre 160mila euro che sarebbero dovuti servire ad avviare una ludoteca realizzata, grazie all'intervento della Prefettura di Reggio Calabria, in un immobile confiscato alla cosca Pelle «Gambazza». Piccola parte del finanziamento è stata utilizzata per inaugurare la struttura ma il resto sarebbe finito nelle tasche della coordinatrice del movimento la quale avrebbe fatto pure ricorso a fatture gonfiate. Secondo l'ipotesi della Dda reggina, la quota più consistente del contributo concesso per finalità sociali sarebbe invece stato speso per acquistare abbigliamento, mobili per la propria abitazione e una minicar alla figlia di Rosy Canale. Con quei soldi -si legge nel capo d'imputazione rubricata nell'ordinanza di custodia cautelare- si sarebbero persino concessi una settimana bianca.

Non solo. Perché Rosy Canale, nel suo spettacolo teatrale «Malaluna», lamentava la mancanza di fondi per la ludoteca dei bambini che aveva creato a San Luca e da tre anni chiusa. «Malaluna» era il nome del pub-discoteca di Reggio Calabria che Rosy Canale ha raccontato di essere stata costretta a chiudere anni fa a causa delle intimidazioni della 'ndrangheta. Alcuni mafiosi la picchiarono fin quasi a ucciderla. Lo spettacolo, un monologo, è andato in scena a novembre al teatro Franco Parenti di Milano e lunedì scorso al teatro Vittoria di Roma. Nel corso di quest'ultima replica l'imprenditrice, che nella piece raccontava la propria storia, aveva denunciato l'indifferenza dello «Stato Italia» nei confronti di progetti come quello della ludoteca di San Luca, roccaforte delle cosche in Aspromonte. Ieri sera «Malaluna» era andato in scena a Cosenza e stasera doveva essere rappresentato a Corigliano Calabro. Per domani era in programma la trasferta ad Enna.

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