​Pozzuoli, un fiume di fanghi e veleni nell'acquedotto romano

​Pozzuoli, un fiume di fanghi e veleni nell'acquedotto romano
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Sabato 19 Aprile 2014, 16:19 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 12:29
Blitz dei carabinieri del Noe e dei tecnici dell’Arpac nella Piscina Cardito di Pozzuoli, cisterna del II secolo dopo Cristo, a caccia di fanghi tossici e rifiuti speciali. In quattro punti della vasca di epoca romana, oggi di proprietà privata e aperta al pubblico solo in particolari circostanze concordate con la soprintendenza, sono stati prelevati campioni di sedime e fango.



C’è da verificare in laboratorio una ipotesi che mette i brividi: il fiume di percolato prodotto dalla discarica di Pianura nell’ex cratere del Senga si sarebbe immesso nell’acquedotto campano di epoca romana e, attraverso di esso, sarebbe arrivato nel cuore di Pozzuoli.



La Piscina Cardito si trova in centro storico a poche centinaia di metri dall’Anfiteatro Flavio. L’acqua convogliata nella cisterna serviva anche per allagare artificialmente il Flavio per la spettacolare naumachia, il combattimento navale, e per l’approvvigionamento idrico delle ville circostanti. I militari del Noe sono intervenuti dopo un primo sopralluogo compiuto a gennaio scorso dall’agenzia regionale ambientale e una circostanziata segnalazione presentata dal Comitato Rinascita Campi Flegrei, presieduto da Vincenzo Russo.



«Dopo le indagini della magistratura, si sa che negli anni ’80 sono state sversate tonnellate di rifiuti tossici nel cratere Senga ai Pisani, ma nella discarica illegale più grande d’Europa non si è mai trovata nemmeno una goccia di percolato – sottolinea Vincenzo Russo, che da tempo si batte per la bonifica dell’area ex discarica di Pisani – Noi ipotizziamo che quei liquami, attraverso i canali dell’antico acquedotto campano che da Capua arrivava a Pozzuoli attraverso la vecchia via Campana, possano essere finiti nella Piscina Cardito. Abbiamo fotografato in più punti l'area della cisterna e dell'acquedotto e avviato nostre analisi private. Abbiamo denunciato tutto ai carabinieri». Qualche settimana fa furono prelevati campioni di fango all’interno dei 2mila e 400 metri quadrati della vecchia cisterna e dai controlli effettuati in un laboratorio privato sarebbero emersi dati anomali.



Alto il tasso di titanio: un elemento chimico presente nei rifiuti tossici di vernici e prodotti dell’industria chimica. Servono, però, controanalisi precise e certificate da un ente pubblico per verificare se sia davvero così alta la concentrazione di titanio in quei fanghi. E per capire come ci sia finito quel veleno in una cisterna di duemila anni fa. Domande alle quali dovrà dare una risposta l’indagine coordinata dalla procura di Napoli. Nella vasca, come evidenziato dalle numerose fotografie realizzate da Vincenzo Russo del Comitato Rinascita Campi Flegrei, ci sono tonnellate di spazzatura.



La cisterna di epoca romana poteva essere un’attrazione turistica; è divenuta negli anni, invece, ricettacolo di rifiuti. Chiarezza su quanto sia sepolto nella Piscina Cardito la chiede anche il presidente Ciro Di Francia dell’Osservatorio per la tutela dell’ambiente e della salute, che da anni combatte per la tutela del territorio insieme all’Acli Dicearchia. «Per evitare facili allarmismi – dice Di Francia, che due anni fa per colpa di un tumore perse una figlia che abitava proprio di fronte la Piscina Cardito - serve sapere in tempi brevissimi e con certezza i risultati delle analisi e se ci sono o meno rifiuti tossici sepolti in quella cisterna».
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