Milano, la banda dell'acido voleva colpire tutti gli ex di Martina: «Andavano purificati»

Milano, la banda dell'acido voleva colpire tutti gli ex di Martina: «Andavano purificati»
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Sabato 18 Aprile 2015, 12:46 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 15:10

Martina Levato e Alexander Boettcher, la cosiddetta "coppia diabolica", e Andrea Magnani, il complice, già detenuti per le lesioni gravissime causate con l'acido al ventiduenne Pietro Barbini formavano una vera e propria banda. È questa la conclusione a cui sono giunti gli investigatori della Polizia di Stato che stamani hanno recapitato ai tre un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano.

Secondo le risultanze delle indagini, coordinate da Alberto Nobili e Marcello Musso, i tre avrebbero costituito una vera e propria associazione per delinquere responsabile dell'aggressione ai danni di altre due persone. La Levato, inoltre, è accusata anche di un tentativo di evirazione, avvenuto il 19 maggio scorso, ai danni di uno studente della Cattolica, con cui la donna aveva avuto una breve relazione sentimentale.

La coppia "più pericolosa di sempre"

«Chi scrive ha avuto a che fare con delinquenti di ogni livello e categoria. Mafiosi,'ndranghetisti, rapinatori a mano armata, terroristi pronti a uccidere persone inermi, assassini di professione. Ebbene, mai si è avvertita una percezione di così intenso pericolo». È un passaggio dell'ordinanza del gip di Milano Giuseppe Gennari, emessa su richiesta del pm Marcello Musso nei confronti di Martina Levato, Alexander Boettcher e Andrea Magnani accusati di associazione per delinquere per una serie di aggressioni con l'acido.

Secondo il gip, infatti, «spaventosamente intense, più che eccezionali (e lo si dice espressamente per Martina Levato, in stato di gravidanza), sono le esigenze cautelari concernenti il pericolo di reiterazione della condotta criminosa». Questo pericolo, si legge ancora nell'ordinanza, «è il prodotto del vuoto che pervade l'animo dei tre protagonisti e che li spinge ad agire con uno sprezzo assoluto per i fondamentali valori comuni alla specie umana». Per arrivare all'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti della studentessa bocconiana, del broker immobiliare e del loro presunte complice, già finiti in carcere per aver sfigurato con l'acido Pietro Barbini lo scorso dicembre e ora destinatari di misura cautelare per altre aggressioni, è stata condotta un'indagine con metodi anti-mafia. Secondo gli inquirenti, infatti, c'è stata in questa inchiesta un'estensione di quel metodo di indagine e delle sensibilità usate per procedimenti contro la mafia. «Quando per un capriccio amoroso - scrive il gip - per un' ossessione di possesso e controllo sull'altrui persona (che poi è un modo per realizzare narcisisticamente se stessi) si è disposti ad infliggere un male enorme, rimanendo indifferenti all'altrui sofferenza e alla enorme sproporzione tra ciò che spinge ad agire e ciò che si provoca, tutto diventa possibile.

Anche evirare un giovane studente, sfigurare un perfetto sconosciuto senza provare il minimo rimorso, sfregiare un compagno di studi e mutilarlo per sempre». La coppia e Magnani devono rispondere oltre che dell' aggressione a Barbini anche di aver sfigurato per uno scambio di persona lo studente Stefano Savi il 2 novembre scorso e di aver tentato di aggredire con l'acido anche il fotografo Giuliano Carparelli, a metà novembre. La studentessa, in particolare, deve rispondere di un totale di nove capi di imputazione relativi ai tre episodi ed anche al tentativo di evirare un altro studente nel maggio 2014.

Nessun plagio

Martina Levato sarebbe stata «tutt'altro che plagiata dal Boettcher», secondo quanto scrive il pm nella richiesta di custodia cautelare a carico dei tre giovani, nella quale evidenzia anche la «mancanza di scrupoli sessuali» della ragazza e le «sue menzogne volte a manipolare ed a coprire gli inganni». La coppia, infatti, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe aggredito con l'acido una serie di persone che erano entrate in contatto con la studentessa, mettendo in atto una sorta di azioni «purificatorie». Si deve concludere, scrive il pm, «giudicando che la Levato, tutt'altro che plagiata dal Boettcher, semmai ha comportamenti sessuali anomali o bizzarri, ma liberamente scelti e variati in relazione ai diversi partner ed ai dissimili 'appetitì che le suscitano; comportamenti che si distinguono dalla perversione sessuale perchè si tratta di comportamenti che due partner decidono di assumere liberamente se lo desiderano, e non possono essere ritenuti patologici». Nella «ricostruzione probatoria che si sta conducendo - spiega il pm - del circuito di relazioni emerso tra i primi due indagati e le vittime dei gravi delitti in esame, all'interno della coppia Levato-Boettcher e verso l'esterno, risulta centrale la menzogna, caratteristica fondamentale della comunicazione della Levato».

Il piano

Nell'ambito dei loro «piani di azione» per «punire» con l'acido «tutti i 'ragazzì con i quali» la studentessa Martina Levato «aveva avuto precedenti rapporti di tipo sessuale, od anche semplici effusioni (scambio di baci o altro)», la ragazza e il suo amante Alexander Boettcher avevano anche acquistato «fucili a vernice, al fine di migliorare la capacità offensiva e la precisione nel colpire il volto delle vittime». Lo si legge nell'ordinanza di custodia cautelare con al centro l'accusa di associazione per delinquere. Secondo il gip, i due giovani avrebbero «continuato a comportarsi come coassociati anche dopo e nonostante gli arresti del 28.12.2014» relativi all'aggressione al 22enne Pietro Barbini, «poichè il Boettcher consigliava alla Levato le strategie difensive da adottare, anche impartendole istruzioni sulle scelte degli avvocati da nominare». Il reato di associazione per delinquere è aggravato poichè Levato, Boettcher e il presunto complice Andrea Magnani agivano «sulle pubbliche vie con strumenti da considerare armi: acido corrosivo, spray urticante al peperoncini, coltello e martello».

La testimonianza

«Alex aveva cominciato a pretendere che lei gli indicasse tutti i nomi dei ragazzi con cui aveva avuto delle storie intendendo anche persone con cui si era scambiata anche un semplice bacio. Mi disse che Alex voleva sapere tutto di lei e secondo lei era giusto così». È un passaggio di una testimonianza resa agli inquirenti da un amico di Martina Levato, la studentessa bocconiana accusata di associazione per delinquere assieme al broker Alexander Boettcher e al presunto complice Andrea Magnani per una serie di aggressioni con l'acido. Secondo il verbale del testimone, la studentessa «mi aveva sempre pregato di non dire nulla ad Alex delle sue storie, ma lei mi disse che tutto era cambiato e che Alex doveva sapere tutto, che lui era l'uomo della sua vita. Era secondo me un pò 'fusà - ha aggiunto - eppure non si è mai drogata ma credo che abbia proprio perso la testa. Proprio a Praga (durante una vacanza nella primavera 2014, ndr) si fece tatuare la parola 'Alexander' sul seno sinistro e questo lo diffuse poi su 'facebook' in agosto 2014 unitamente alla immagine della lettera 'À tatuata sulla guancia destra». Martina, sempre secondo il teste, «ha iniziato a farmi insistentemente domande sul ragazzo con cui si era baciata in discoteca al Divina la sera di metà febbraio» del 2014. Si tratta di Giuliano Carparelli, fotografo che la coppia, assieme al presunto complice, avrebbe provato ad aggredire con l'acido a più riprese, senza mai riuscirci. «Era molto pressante nella richiesta di informazioni sul ragazzo - ha detto il teste - su quanto io ricordassi di quella serata, su di lui, sulle sue origini». L'unica «colpa» di Carparelli, scrive il gip nell' ordinanza, «sta nel fatto di avere ovviamente accondisceso agli approcci sessuali di Martina Levato», mentre Boettcher voleva «cambiare il registro della relazione e quindi Martina» doveva «riavvolgere il passato e punire le sue debolezze». Così è stato, spiega il giudice, «per Margarito, così per Carparelli, così per Barbini e così per i tanti altri che erano nella lista della coppia. Il filo conduttore delle relazioni sessuali occasionali - conclude il gip - lega saldamente tutte queste persone a Martina Levato».

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