Chi va a lavoro a piedi (o con i mezzi pubblici) è più felice

Chi va a lavoro a piedi (o con i mezzi pubblici) è più felice
di Giulia Aubry
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Mercoledì 17 Settembre 2014, 15:42 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 16:02
Non il matrimonio, e questo per molti non sar difficile da capire. Non la nascita di un figlio, soprattutto se si pensa ai primi mesi di notti in bianco. E neppure l’aumento di stipendio, che però non dispiace a nessuno. La ricetta per la felicità è andare a lavorare a piedi.



È questo quanto emerso da una ricerca appena pubblicata dalla rivista Preventative Medicine (medicina preventiva) e curata dalla University of East Anglia. Diciottomila pendolari britannici sopra i 18 anni hanno compilato, a più riprese, un questionario con domande del tipo “ti sei sentito infelice o depresso?”, “sei soddisfatto della tua attività fisica quotidiana?”, poste in correlazione alla tipologia di mezzo di trasporto utilizzata per recarsi al lavoro. A dire il vero i risultati della ricerca (come succede spesso in questi casi) non appaiono certo sorprendenti.



Nelle conclusioni generali, infatti, si legge che “più si trascorre tempo in automobile per recarsi al proprio posto di lavoro, meno ci si sente bene”, mentre “aggiungendo semplicemente dieci minuti di camminata verso l’ufficio le condizioni fisiche e, soprattutto, psicologiche migliorano”. Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire. A parte il fatto che per poter andare a piedi al lavoro è necessario, prima di tutto, avere un lavoro. E poi c’è la saggezza popolare. Le nostre mamme (e le nostre nonne) ce lo dicono da sempre. E non c’è magazine salutistico che non consigli la famosa mezz’ora di camminata al giorno (che nello studio si riduce a 10 minuti) come panacea di tutti i mali.



Solo che questa volta ci sono, a supportare il buon senso “ancestrale”, tutta una serie di dati e considerazioni scientifiche e, soprattutto, un elemento fondamentale. La presunta dimostrazione che, per stare meglio, non è necessario ridurre i chilometri e i tempi di percorrenza da casa all’ufficio (cosa impossibile ai più), ma più semplicemente parcheggiare un po’ più lontano e, come si dice a Roma, “farsela a piedi”. La ricerca smentirebbe, quindi, quella condotta dal governo britannico sulla mobilità pendolare nel paese, e pubblicata a febbraio di quest’anno, dove si leggeva che
«soddisfazione e felicità diminuiscono con l’aumentare dei minuti necessari per il viaggio da pendolari», sia che lo si compia in bicicletta, a piedi, in macchina o con il teletrasporto.



Ma la ricerca va anche oltre, e arriva a comparazione davvero inattesa:
«Recarsi al lavoro a piedi – anche solo per un breve tratto – garantisce gli stessi benefici psicologici che si hanno all’inizio di una nuova relazione. Una sensazione paragonabile agli effetti del giorno del matrimonio, della nascita di un figlio, di una promozione sul lavoro». Pur non nascondendo qualche perplessità di fondo e qualche domanda esistenziale (e se piove? E se ho le scarpe con i tacchi?, ecc.), di fronte a questi dati persino il “vatti a fare due passi” di un capoufficio si trasforma in un “affettuoso” consiglio salutista, più che nella versione politically correct di un invito ad andare a quel paese.



I più felici dei risultati di questa ricerca, però, potrebbero essere i creatori delle centinaia di app e di quegli strani rilevatori a forma di braccialetto (walktastic, fitbit, ecc.), che si sono diffusi negli ultimi mesi e che monitorano ogni nostra attività, contando letteralmente ogni passo fatto nella giornata e proponendoci obiettivi quotidiani a garanzia del nostro benessere “psico-fisico”.



Resta difficile capire come si possa essere felici andando al lavoro a piedi nelle grandi città italiane, immersi nel traffico in cui si rischia di finire investiti a ogni attraversamento pedonale, respirando smog, inciampando su marciapiedi spesso pieni di buche, alle prese con le bombe d’acqua che sempre di più accompagnano le nostre giornate. Certo c’è poca felicità anche nelle metro affollate o nelle macchine in fila su raccordi e tangenziali. A pochi di noi è dato di potersi recare al lavoro attraversando una villa o un bosco (sempre che non si incontri poi il lupo cattivo o, più probabilmente, qualche male intenzionato). Ma si sa. Alla fine gli unici che si siano mai visti davvero andare a lavorare camminando e canticchiando erano i sette nani di Biancaneve.
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