I cittadini francesi si armano: «In Siria a combattere l'Isis»

I cittadini francesi si armano: «In Siria a combattere l'Isis»
di Francesca Pierantozzi
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Sabato 21 Novembre 2015, 13:17 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 12:59
Qualche ora dopo l'attacco a Parigi, «Gekko» ha chiesto di dar prova di dignità. Sulla pagina facebook della Task Force Lafayette, la sua brigata antijihad pronta a partire per l'Iraq, ha chiesto a tutti di far prova di «misura e intelligenza» perché «cedere all'odio sarebbe già una vittoria per questi barbari». Gekko è un nome di battaglia di un ragazzo francese nato e cresciuto in una città dell'est della Francia. Famiglia della classe media, Gekko è stato per due anni nell'esercito, è anche partito per l'Afghanistan, e adesso ha deciso di condurre la sua guerra.



Sul fronte opposto di altri suoi coetanei, francesi anche loro, come Coulibaly, che ha ucciso all'Hypercacher, come i fratelli Kouachy, che hanno fatto strage a Charlie, come Ismael, che si è fatto esplodere l'altra notte al Bataclan. Loro sono andati ad addestrarsi in Siria per colpire la Francia, Gekko ha deciso di fare il viaggio al contrario, andrà in Siria, per salvare la Francia e i valori in cui crede. «È bello dire a destra e a sinistra che si crede in certi valori, parlare di confitti armati sul divano di casa con gli amici - ha detto qualche giorno fa a un giornale alsaziano -. A un certo punto, si deve passare all'azione».



Dopo le stragi del 13 novembre, Gekko ha deciso di non parlare per qualche giorno. Sul profilo facebook ha soltanto assicurato di essere «più che mai determinato ad agire». Partiranno a dicembre. Per ora quelli della Task Force Lafayette sono una piccola squadra, una quindicina, addestrati, motivati, armati. Sono stati scelti per cooptazione perché ognuno garantisce per l'altro, selezionati per le loro competenze: c'è chi capisce d'informatica, chi di trasmissione, chi di liberazione di ostaggi. Tutti sanno maneggiare le armi.



TUTTE LE RELIGIONI

Sono in pochi, ma ci sono già tutti: ebrei, cattolici, musulmani. Lo si precisa per provocare il nemico, anche se in realtà non importa, visto che Gekko rivendica un'azione «apolitica e areligiosa». Gli ultimi attentati, l'orrore del Bataclan, potrebbero portare nuove reclute. La propaganda non è meno forte di chi vuole annientare l'Occidente, perché questi combattenti antijihad partono al fianco dei peshmerga curdi contro i jihadisti in Iraq per difendere «i Lumi, l'umanesimo, la tolleranza, la coesione sociale e il rispetto delle differenze».



A FIANCO DEI PESHMERGA

La Task Force Lafayette, è la nuova generazione dell'antijihad, quella nata dopo Charlie, a cui il Bataclan potrebbe dare nuove motivazioni, più determinazione. Ma in Siria, a combattere a casa loro gli integralisti, ci sono già volontari occidentali. Quasi tutti hanno ingrossato le file di Dwekh Nawsha, «futuri martiri», un'associazione cristiana che recluta anche su facebook e che ha aperto «antenne» in Gran Bretagna, Canada, Svizzera, perfino alle Antille. Obiettivo: organizzare la resistenza all'Isis, prendere le armi contro il terrorismo. A farlo non sono soltanto ex militari, ma anche semplici cittadini incapaci di stare a guardare in tv le stragi e le bombe, le decapitazioni, le rivendicazioni che sputano sulla civiltà occidentale.



UN ANNO SABBATICO

Come William (anche questo nome d'arte), un 35 enne originario della Normandia, che ha preso un anno sabbatico, ha messo la sua società di comunicazione in mano a gente fidata e si è arruolato. Ha partecipato alla liberazione di Tal Abiyad, città curda caduta in mano all'Isis. Alla moglie e ai figli ha spiegato che non fare niente per lui era impossibile. «Non è che è scattata una molla - ha spiegato - è stata un'idea che si è precisata a poco a poco. È la storia di questi 1200 francesi che sono partiti a combattere o a addestrarsi con l'Isis. Il fatto che gli estremisti islamici vengono a mettere le bombe da noi, vengono qui a massacrare. Il fatto che poi se ne vantano su internet e sui media...».



Tra i volontari di Dwekh Nawsha, tra questi farmacisti, impiegati, liberi professionisti che decidono di lasciare per qualche tempo casa, famiglia e lavoro per andare a fare l'antijihad, ci sono soprattutto americani, canadesi e inglesi. Un battaglione ancora sparuto, ma che non piace a tutti. «Rischiamo una sacralizzazione della lotta da ambo le parti: causa contro causa, coalizione contro coalizione - ha detto Myriam Benraad, studiosa all'istituto di ricerche sul mondo arabo e musulmano - Questi giovani accettano lo spirito di crociata».