Manovra, stop aumenti delle tasse locali. L'Iva può salire al 24% nel 2017

Manovra, stop aumenti delle tasse locali. L'Iva può salire al 24% nel 2017
di Luca Cifoni
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Giovedì 22 Ottobre 2015, 03:46 - Ultimo aggiornamento: 17:32
ROMA Niente aumento delle tasse locali nel 2016, Iva al 24 e al 13 per cento nel 2017 (come clausola di salvaguardia), 300 milioni per i rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici di cui 74 milioni riservati a polizia e militari. Il testo della legge di Stabilità non c'è: a una settimana dalla sua approvazione da parte del Consiglio dei ministri non è ancora arrivato in Parlamento. Ma il mosaico della manovra si va componendo e si riempiono in particolare i tasselli delle cifre lasciate in bianco nelle precedenti bozze di lavoro.

IL QUIRINALE

Fino alla serata di ieri il provvedimento non risultava pervenuto nemmeno al Quirinale; oggi, dopo questo indispensabile passaggio, potrebbe essere finalmente trasmesso a Palazzo Madama. Tra i nodi che sembrano sciolti c'è quello dell'Iva, il cui aumento è stato scongiurato per il prossimo anno, ma slitta inevitabilmente al 2017, a copertura dei saldi che dovranno essere concordati con la Ue: c'è però l'impegno politico a non far scattare questi aumenti. Quantitativamente, l'incremento prospettato è un po' più contenuto di quello che sarebbe rimasto in campo sulla base della manovra dello scorso anno: segno che in parte l'esecutivo è riuscito a trovare una forma di finanziamento alternativa (eventualmente in deficit) anche per gli anni successivi al 2016. Così dal primo gennaio 2017 l'aliquota ordinaria dovrebbe passare dall'attuale 22 al 24 per cento (i punti in più sono due invece che tre) mentre quella intermedia del 10 salirebbe al 13, in questo caso con un aumento pieno. Sparisce invece almeno per il momento l'ulteriore incremento di mezzo punto di entrambe le aliquote che avrebbe dovuto essere l'ultimo passaggio dell'operazione.

Prima del 2017 però gli italiani si confronteranno con altre novità fiscali più gradite: la cancellazione della Tasi sulle abitazioni principali, che esclude dimore signorili ville e castelli, ma anche il blocco per un anno della facoltà di Comuni e Regioni di aumentare i propri tributi o le addizionali a quelli statali. Una mossa che ricalca quella analoga fatta da Berlusconi nel 2008 ed è certamente motivata dalla volontà di non compromettere il messaggio di riduzione della pressione tributaria. Ma che prevede alcune eccezioni: potrà comunque essere incrementata la Tari (comunale) sui rifiuti e potranno scattare gli aumenti dell'addizionale regionale Irpef nel caso sballino i conti della sanità o sia necessario dare garanzie in cambio dei fondi statali per il pagamento dei debiti arretrati. Inoltre, come già emerso, i Comuni avranno anche il prossimo anno la possibilità di far arrivare l'aliquota massima Imu-Tasi all'11,4 per mille, facendo scattare lo 0,8 aggiuntivo che originariamente era condizionato a sconti per le prime case.



I DIPENDENTI

Altri numeri incerti erano quelli relativi al pubblico impiego: da una parte le risorse rese disponibili per i rinnovi contrattuali, dall'altra quelle simmetricamente sottratte al settore attraverso una nuova stretta sulle assunzioni e sul trattamento accessorio. Per i contratti dei dipendenti delle amministrazioni centrali vengono messi sul piatto 300 milioni, di cui 74 riservati a forze armate e polizia; le amministrazioni locali dovranno provvedere a carico dei propri bilanci senza superare però il 65 per cento di quanto speso nel 2014 per l'indennità di vacanza contrattuale. Resta per il governo la possibilità di corrispondere gli aumenti unilateralmente, saltando la trattativa con i sindacati, in attesa che venga risolta la questione preliminare della ridefinizione dei comparti di contrattazione. L'intervento sul personale comprende anche una robusta stretta sulle assunzioni. Il turn over, ovvero il ricambio del personale che va in pensione, viene limitato per gli anni 2016, 2017 e 2018 (in riferimento ai non dirigenti) al 25 per cento della spesa sostenuta l'anno precedente per i dipendenti che lasciano il servizio. Sono previste eccezioni ad esempio per i magistrati. Quanto al trattamento accessorio lo stanziamento non potrà superare l'importo fissato per il 2010; infine è confermato il taglio del 10 per cento dei compensi di chi lavora negli uffici di diretta collaborazione.