Caso Giubileo, opere a rischio caos. Faro dell'Anticorruzione: un appalto su due rischia di saltare

Caso Giubileo, opere a rischio caos. Faro dell'Anticorruzione: un appalto su due rischia di saltare
di Silvia Barocci e Cristiana Mangani
4 Minuti di Lettura
Giovedì 17 Settembre 2015, 06:31 - Ultimo aggiornamento: 20:41

ROMA - Giubileo, tutto da rifare. Una nuova tegola si è abbattuta sul Comune e sulle opere già approvate dal Governo per rendere la città più accogliente nell'anno della remissione dei peccati. Degli oltre 40 interventi che la Capitale si aspetta per il grande evento religioso, ben 22 sono a rischio stop. Impossibili da realizzare perché le norme contenute nel provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri non prevedono deroghe al Codice degli appalti, come invece era accaduto per l'Expo. L'unica deroga contemplata è quella che riguarda il dimezzamento dei tempi per l'assegnazione delle opere. Ma questo vuol dire che tutti i lavori che hanno la soglia come importo a base d'asta superiori, anche di un euro, al milione, devono essere dati in appalto, per legge, attraverso un bando di gara europeo. Un elemento non da poco, visto che i tempi di assegnazione sono molto più lunghi e quindi anche se dimezzati, non si arriverebbe mai al 31 dicembre, data fissata per la conclusione delle opere. Pena la perdita dei 50 milioni di finanziamenti già stanziati derivanti dall'allargamento del patto di Stabilità. Per questa ragione, l'Anac ha acceso un faro sul rispetto delle procedure.

In Campidoglio, in queste ore, l'agitazione è palpabile.

C'è da rivedere l'intero piano degli interventi, a cominciare dai due milioni di euro per l'acquisto degli automezzi e delle attrezzature tecnico specialistiche, o i 2 milioni e 500 per gli arredi urbani. Difficile immaginare, poi, che si potrà fare la pavimentazione stradale e i marciapiedi di via delle Fornaci, di piazza di Porta Cavalleggeri, per i quali era stato stanziato un mutuo di un milione e 300 mila euro. E ancora: niente riqualificazione del Lungotevere, almeno non di tutti i tratti, visto che alcuni hanno importi superiori alla cifra limite. Insomma, il rischio è che una parte come il Lungotevere Sangallo o il Lungotevere Michelangelo abbiano nuova pavimentazione, nuova segnaletiche e nuove caditoie, mentre quelli immediatamente dopo restino senza restyling.

LA STRATEGIA

In che modo, dunque, il Comune pensa di salvare i 50 milioni? Quali lavori verranno individuati e cancellati dalla lista? «Siamo in contatto in queste ore con Anac per avere delucidazioni su metodo, modo e contenuti delle gare - dichiara Maurizio Pucci, assessore ai Lavori pubblici con delega al Giubileo - Stiamo aspettando le ultime indicazioni, abbiamo chiesto a loro di verificare il funzionamento del sistema in modo che non ci siano possibilità di situazioni “strane”. A meno di modifiche, con le deroghe che sono state approvate con decreto il 27 agosto e il Giubileo che inizia l'8 dicembre, il tempo per espletare una gara pubblica è passato da 114 a 55 giorni».

LA SEGNALAZIONE

Del resto, una segnalazione su ciò che non si può fare l'ha già data l'Anac nella sua ultima relazione, nella quale, in riferimento a precedenti interventi di rilievo come i marciapiedi di via del Babuino, la sistemazione del mercato di Testaccio, di piazza Vittorio, e delle piste ciclabili, ha evidenziato diverse illegittimità. In sostanza il Campidoglio, per accelerare i tempi, avrebbe abbassato nominalmente il valore dei lavori per poi ricorrere a meccanismi che andavano a riconoscere cifre più alte attraverso alcuni “escamotage” che potevano essere, a esempio, «l'esclusione dall'importo a base di gara di lavori in economia presumibilmente riconosciuti all'appaltatore», ovvero stralciando l'importo sotto la soglia di un milione di euro per poi affidare alla stessa ditta il successivo completamento dell'opera invocando l'urgenza.

A questo punto, per velocizzare le procedure e non far saltare il finanziamento, una delle strade che il Campidoglio sembra voler percorrere è quella di spostare in prima fase, e cioè entro il 31 dicembre 2015, lavori che erano stati fissati per la seconda fase del piano e che hanno costi inferiori al milione di euro. In modo da riuscire a rispettare i tempi dei pagamenti delle ditte che sono rigidissimi e bloccati a fine anno.