Vaccini, il piano per fermare la fuga: oggi incontro delle Regioni per il programma fino al 2018

Vaccini, il piano per fermare la fuga: oggi incontro delle Regioni per il programma fino al 2018
di Carla Massi
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Domenica 11 Ottobre 2015, 22:49 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 21:51
Vaccini, parte il contrattacco. Governo e Regioni studiano una nuova e più incisiva strategia per fermare l’allarmante calo delle vaccinazioni tra i bambini. Anche quelle obbligatorie. Un’accelerata per limitare il rischio ritorno malattie dimenticate come la difterite o la pertosse.



GLI OSTACOLI Oggi è convocata la commissione Salute delle Regioni. Obiettivo: «Fare una valutazione complessiva della proposta del piano vaccinale». Proposto dal ministero della Salute, il Consiglio superiore di sanità e l’Agenzia italiana del farmaco. Un Piano 2016-2018 fermo alla discussione da tempo per una serie di piccoli e grandi ostacoli. Il primo ostacolo, quello economico. «Sono in corso approfondimenti e confronti anche sul piano finanziario con il ministero.



Le Regioni sono pronte a dare in tempi brevi il via libera al nuovo Piano» fa sapere Sergio Chiamparino presidente della Conferenza delle Regioni. Dal ministero della Salute un’apertura che potrebbe permettere il via libera al contrattacco. Il sottosegretario Vito De Filippo annuncia un «finanziamento ad hoc», e «acquisti centralizzati per garantire standardizzazione dei costi e continuità di approvvigionamento».



I conti non tornano. Da noi, le spese destinate alla prevenzione sono ancora molto basse: per i vaccini si spendono 5,4 euro l’anno a persona a fronte di un esborso pro capite di 187,7 euro. Si ipotizza uno stanziamento ad hoc, dunque, per rialzare i livelli di profilassi oggi, in Italia, distanti dalle indicazioni dell’Oms. Secondo gli ultimi dati le vaccinazioni contro morbillo, parotite e rosolia sono scese al di sotto del 95%, tetto minimo dell’Organizzazione mondiale della sanità. Raggiungono una copertura solo dell’86%. In un anno meno 4%. «C’è un disorientamento nella popolazione - aggiunge De Filippo - spesso preda di un’aggressiva disinformazione in tema di vaccini, anche da parte dei medici, non basate su evidenze scientifiche».



ON LINE Il movimento “Antivax” (no vaccini), negli ultimi anni, ha fatto proseliti on line tra i genitori, tanto che oltre il 33% ritiene che la protezione sia più pericolosa delle infezioni da cui dovrebbe proteggere. Dopo i nuovi numeri sulla situazione italiana anche la rete ha generato gruppi di controinformazione: sul sito “Change.org” è stata avviata una petizione rivolta al ministro della Salute Lorenzin perché «i vaccini diventino obbligatori per l’accesso alle strutture scolastiche come avviene in altri Paesi per garantire ai nostri figli un futuro migliore. E’ ora di intervenire. Perché la libertà di chi non vaccina i figli finisce dove inizia la nostra.



La libertà di crescere bambini sani ed inserirli in comunità scolastiche sicure». Finora oltre tremila firme. Il Piano 2016-2018 dovrebbe prevedere nuovi capitoli dedicati ai camici bianchi. Un “rafforzamento” dei corsi di aggiornamento nei confronti dei medici, nelle scuole e nelle università. Ma anche nuovi indicatori sulle coperture e la nascita delle anagrafi vaccinali. Il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, ha anche ipotizzato sanzioni verso i medici pubblici che non sostengono le vaccinazioni per i bambini. «Siamo al limite della soglia di sicurezza - fa sapere - è ormai improcrastinabile l’approvazione del nuovo Piano».



LA DISPERSIONE «Oltre ad essere sceso il numero dei bambini vaccinati - commenta Giuseppe Mele, pediatra presidente dell’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza - è salito quello di chi inizia i cicli vaccinali e poi li interrompe.
Parliamo di dispersione. Invece di tre dosi contro il meningococco o lo pneumococco si fermano a una o due. Una condizione che espone il bambino al rischio di contrarre la malattia. Forse si potrebbe cominciare a ipotizzare un diverso calendario vaccinale».
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