V404, la morte del Cigno, un buco nero distante 8 mila anni luce dalla Terra sta divorando una piccola stella

V404, la morte del Cigno, un buco nero distante 8 mila anni luce dalla Terra sta divorando una piccola stella
di Enzo Vitale
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Sabato 27 Giugno 2015, 23:52 - Ultimo aggiornamento: 30 Giugno, 13:19
Il buco nero più vicino alla Terra “giace” turbolento accanto a una stellina del cielo boreale, nella costellazione del Cigno. Quest’ultimo piccolo astro, apparentemente insignificante e neppure visibile ad occhio nudo, da pochi giorni è diventato l’oggetto più studiato al mondo. La stellina, grande più o meno come il nostro Sole, non è sola: a farle compagnia c’è un orco, un buco nero dieci volte più grande di lei. Insieme formano un sistema binario (così lo definiscono i fisici), formato dalla piccola stella V404 Cygni e il buco nero GS2023+338. MAI VISTO NELLA GALASSIA

«È l’oggetto in cui è attivo un buco nero mai visto nella nostra galassia -ammette Pietro Ubertini, dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziale (Iaps) dell’Inaf-. Questo “mangione” è stato sorpreso dalle strumentazioni terrestri mentre è impegnato a divorare la parte esterna della stella che gli ruota intorno».

La settimana scorsa il satellite Swift ha inviato un allerta a tutta la comunità scientifica. Aveva rivelato un aumento della luminosità nei raggi X in un’area del cielo normalmente buia. «Da quel momento - dice ancora il fisico dell’Inaf - la luminosità della sorgente è aumentata in tutte le bande di emissione, raggiungendo una brillantezza 50 volte superiore a quella della Crab Nebula. Il picco di emissione è avvenuto due giorni fa. L’osservazione - prosegue - è iniziata lo scorso 17 giugno ma sappiamo che il fenomeno durerà poco: giorni, forse settimane. Per questo motivo dobbiamo fare presto ed effettuare tutte le operazioni possibile per saperne di più».

Quel “bagliore” in quella porzione di cielo, ora visibile anche nello spettro ottico (ma solo attraverso grandi telescopi, non si vedeva da anni. «Se dovessimo paragonare il fenomeno in campo ottico - continua ancora Ubertini -, sarebbe come vedere in cielo un altro Sole, ma 50 volte più brillante».

Le prime osservazioni hanno già ottenuto un primo risultato. Si è infatti calcolato che la gravità del buco nero accelera la materia a velocità vicine a quella della luce, raggiungendo temperature elevatissime.



UN EVENTO TOP

E in effetti per la comunità scientifica mondiale si tratta di un evento davvero unico. Dopo l'allerta di Swift il telescopio spaziale, ora il satellite Integral, dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), ha dimostrato che il super-buco nero è un evento davvero eccezionale. In particolare, in questi giorni, lo sta tenendo d’occhio lo strumento Ibis, specializzato nel rilevare i raggi gamma e del quale è responsabile proprio Pietro Ubertini. «Il fenomeno è così importante - dice ancora il fisico dell’Inaf - che adesso tutti i satelliti astronomici in orbita stanno modificando i loro programmi per osservare l'evoluzione del buco nero. Integral lo farà ininterrottamente fino al prossimo 11 luglio. È l’unico satellite in orbita che può tenere d’occhio, per almeno tre giorni consecutivi, l’oggetto della costellazione del Cigno. La sua orbita, all’apogeo, è infatti di circa 153 mila chilometri e gli consente di non essere disturbato dall’ombra della Terra».



AVVENUTO 8 MILA ANNI FA

Naturalmente si tratta di un evento accaduto migliaia di anni fa, ma noi lo osserviamo solo ora. La stella e il buco nero distanto dalla Terra circa 8 mila anni luce.

«Integral - spiega ancora Ubertini - è tra gli osservatori spaziali in orbita il solo in grado di fare spettroscopia gamma di alta risoluzione. Nel corso della sua vita ha già scoperto circa 300 buchi neri».



AL CENTRO DELLA VIA LATTEA

Quello al centro della nostra galassia, la Via Lattea, ad esempio, ha una dimensione di 3,6 milioni di masse solari. Un mostro ben più grande di quello che accompagna la nostra piccola stellina della costellazione del Cigno.

Chissà, forse tra millenni, nelle notti estive, guardando nel cielo boreale in direzione della Croce del Nord, accanto alla stella Deneb, un leggero bagliore e una sinuosa melodia attirerà lo sguardo e l’attenzione di un futuro osservatore: sarà l’unico spettatore invitato alla morte di V404, il canto del cigno.

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