Tim Cook lascerà il suo patrimonio di 700 milioni in beneficenza

Tim Cook lascerà il suo patrimonio di 700 milioni in beneficenza
di Anna Guaita
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Venerdì 27 Marzo 2015, 23:01 - Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 13:14
Molti lo chiamano "il monaco", per il suo stile di vita semplice, quasi ascetico. A incontrarlo per strada, nessuno penserebbe che Tim Cook sia uno degli uomini più potenti e ricchi d'America. Amministratore delegato di Apple dal 2011, grande amico del suo fondatore, Steve Jobs, Cook è solo in apparenza simile al suo ex boss. Se anche lui veste la stessa camicia scura, gli stessi jeans, e la giacca senza cravatta, se parla poco, se non lo si vede nei salotti di moda, non è però un genio egocentrico e asociale com’era Jobs. Ed è anche molto più generoso. In un'intervista alla rivista Fortune, Cook ha annunciato ieri che prima di morire darà in beneficenza tutta la sua ricchezza. Ha chiarito, quasi scherzando, che l'unica spesa che intende fare è di pagare gli studi universitari del nipotino che attualmente ha 10 anni.



L’INIZIATIVA

«Vorrei essere come un sassolino nello stagno, che causa le onde del cambiamento» ha spiegato nell'intervista. Cook accoglie l’invito lanciato nel 2010 da Warren Buffet e Bill Gates, che avevano chiesto agli altri miliardari di donare almeno la metà dei loro beni in beneficenza. Tra gli altri vi avevano aderito Mark Zuckerberg e Sheryl Sandberg di Facebook e Richard Branson di Virgin. Quanto a Jobs, se e quanto abbia dato in progetti filantropici, è rimasto coperto dal riserbo.



Considerato che il suo valore attuale si aggira sugli 800 milioni di dollari, di cambiamenti Cook ne può generare molti. Se infatti è vero che come AD della società della Mela, Cook non prende uno stipendio molto alto - 1 milione e 750 mila dollari all'anno, che con i bonus arriva a poco più di 9 milioni - è vero anche che possiede molte azioni, per un valore di 145 milioni di dollari in azioni ordinarie e 536 in azioni vincolate. Al momento tuttavia pare che l'ad di Apple non sia molto organizzato nella sua attività di beneficenza, e si limiti a firmare assegni, in silenzio e lontano dai riflettori. Ma nel futuro è intenzionato a prendere esempio dall'eterno rivale di Apple, quel Bill Gates che insieme alla moglie Melinda ha creato una fondazione che amministra le loro donazioni nel più efficace modo possibile. Nelle chat room si scherzava molto ieri sul fatto che per una volta sarà Microsoft a dare consigli ad Apple.



L’AMICIZIA

Tim Cook è diventato amministratore delegato di Apple poco prima della morte di Steve Jobs. Tra i due uomini c'era un rapporto di profonda amicizia. Quando nel 2009 si era saputo che Jobs aveva un cancro del fegato e aveva bisogno di un trapianto, Cook fece le debite indagini mediche, scoprì che poteva essere donatore e gli offrì un pezzo del proprio organo (il fegato si rigenera anche da un pezzo limitato). Ma Jobs rifiutò categoricamente l'offerta: «Nella nostra vita abbiamo litigato esattamente 13 volte - ha ricordato Cook -. Quella fu l'ultima. Steve tagliò le gambe immediatamente alla mia proposta». Jobs trovò poi attraverso i normali percorsi ufficiali un fegato per il trapianto e potè sopravvivere fino al 2011.



Cook amministra Apple in modo diverso da Jobs. L'azienda progressivamente diventa più aperta, meno segreta, e Cook vi sta attirando più donne, l'ultima delle quali è Angela Ahrendts, già amministratrice delegata della Burberry a Londra, e ora strapagata responsabile delle vendite di Apple. Tim Cook, che viene da una famiglia modesta, ha anche un rapporto più da pari con i dipendenti, e spesso pranza alla mensa, sedendosi in mezzo alla folla. Finito inoltre è il paranoico divieto di contatti fra dipendenti e stampa. Cook parla abbastanza spesso ai giornalisti, e infatti l'anno scorso ha scritto lui stesso un pezzo per la rivista Bloomberg-BusinessWeek in cui raccontava di essere gay. Non lo aveva mai nascosto, non si era mai chiuso "in the closet", ma era arrivato alla conclusione che doveva comunque affermarlo pubblicamente, ed essere più attivo nella difesa di gay, lesbiche e transgender.



Il tema della difesa dei diritti umani è uno dei più cari a Cook, che è nato nell'Alabama, uno Stato che ha una storia molto tormentata in materia di diritti civili e che ancora oggi è poco aperto nei confronti della comunità gay. Verosimilmente questa lotta sarà uno dei destinatari della sua fortuna. È noto che nel suo ufficio sono appese le fotografie di Martin Luther King e Robert Kennedy, due eroi della battaglia per i diritti civili negli Usa. Ma ci sono anche altre battaglie che gli stanno a cuore, come quella in difesa dell'ambiente, a favore di una riforma democratica dell'immigrazione e la lotta contro l'Aids-Hiv.