DOVE CALA LA SCURE
Il punto centrale sono i tagli al Fondo sanitario. Le Regioni vorrebbero che fosse il governo, in modo esplicito, a dire dove andrà calata la scure. Si tratta di una scelta politica e i governatori non vogliono essere costretti a prendere loro decisioni impopolari. Una delle possibilità alla quale si lavora è, comunque, quella di agire sulla spesa farmaceutica ospedaliera. È questo il filone che le Regioni dovranno aggredire per realizzare buona parte degli 1,5 miliardi di euro di tagli sul Fondo per la salute fissato per il 2015 a quota 110 miliardi. «La spesa farmaceutica non credo che in Italia sia ottimizzata, ce n’è comunque troppa», ha ammesso il leader dei governatori Sergio Chiamparino che, insieme ai colleghi degli enti locali, ha in mente un piano per ridurre gli sprechi in questo settore. Sono gli ospedali il cuore del problema. La legge fissa un limite del 3,5% di spesa rispetto al budget del Servizio sanitario. Ma, nonostante il contenimento operato negli ultimi anni, il flusso continua ad essere eccessivo a causa di sprechi. Secondo fonti vicine a questo delicato dossier, governo e Regioni ipotizzano una ulteriore riduzione di 300 milioni nel 2015 attraverso una serie di operazioni. Vale a dire, in particolare, una ricontrattazione degli accordi, anche quelli in essere, con le case farmaceutiche. Alla quale si aggiungerà una negoziazione, su basi fortemente ridotte, dei contratti scaduti.
Sono previste inoltre misure di contenimento generale che dovrebbero essere fissate entro fine anno in un maxi emendamento alla legge di Stabilità. Per quanto riguarda invece la spesa farmaceutica ospedaliera, secondo i dati dell’Aifa, nei primi sei mesi del 2014, le uscite continuano a restare ampiamente al di sopra del tetto programmato del 3,5%, attestandosi al 4,77% del Fondo sanitario, con uno sforamento che, a metà anno, è già oltre 747 milioni di euro. Sono solo due le Regioni in Italia che nel periodo gennaio-giugno 2014 sono riuscite a rimanere al di sotto del tetto programmato del 3,5% sul Fondo sanitario, e si tratta della Valle d’Aosta (2,9%) e della Pa di Trento (3,0%). Tra le ipotesi in campo per ridurre la spesa c'è anche quella dell'applicazione rigorosa dei costi standard. «Esiste il problema degli acquisti: così come la siringa, anche la pillola deve costare in modo più o meno compatibile da tutte le parti» ha esemplificato ancora Chiamparino.
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