EXIT STRATEGY
E mai immaginabile che su un tema così delicato e oggetto di scontro tutto fili liscio? Il sottosegretario alle Comunicazioni Giacomelli è convinto di sì. Ma intorno a lui c’è molto scetticismo. Con la nuova governance la commissione parlamentare di Vigilanza perderà alcune delle sue prerogative. Una su tutte: il potere di nomina. Ovvio che la maggior parte dei componenti non spinga per accelerare il processo interno di devoluzione. Ed ecco allora che se il Parlamento non farà in tempo prenda corpo il piano B. La correzione per decreto del solo articolo 49 della Gasparri o il ricorso tout court alla legge che da dieci anni regolamenta il sistema radiotelevisivo.
Domani intanto si riunirà il cda (potrebbero decidersi anche alcune nomine organizzative), il 25 e 26 maggio è convocata l’assemblea per approvare il bilancio 2014, atto con il quale scadrà il mandato dell’attuale vertice. Sono in discussione tre modifiche statutarie. La prima riguarda «il possesso dei requisiti di onorabilità e connesse cause di ineleggibilità e decadenza dei componenti il Consiglio di Amministrazione». Un riferimento alla clausola introdotta dal governo Letta, che, dopo l’inchiesta del 2013 che coinvolse il vertice di Finmeccanica, introdusse per gli amministratori di società controllate dallo Stato l’ineleggibilità o decadenza in caso di condanna anche non definitiva per quattro categorie di reati. L’ordine del giorno contiene infine anche il «recepimento delle disposizioni normative in materia di parità di genere negli organi di amministrazione e controllo».
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