Rai, Pippo Baudo: «I politici? Chiamano sempre basta dire di no e si stufano»

Rai, Pippo Baudo: «I politici? Chiamano sempre basta dire di no e si stufano»
di Renato Pezzini
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Lunedì 3 Agosto 2015, 21:41 - Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 08:38

Pippo Baudo, in Rai tutto cambia perché tutto rimanga uguale?

«Io voglio pensare positivo: vediamo chi sarò nominato, poi si potrà fare una valutazione».

L’impressione, però, è che i partiti continueranno a farla da padrone in azienda.

«L’indipendenza della Rai dipende dalla capacità di essere indipendenti delle persone che la guidano. Tutti i dirigenti sono sempre stati nominati dalla politica, poi c’è chi è riuscito a far prevalere gli interessi dell’azienda a quelli dei partiti».

Lei chi vedrebbe bene alla guida di viale Mazzini?

«Non voglio partecipare al toto nomine.

Dico però che per riuscire ad essere indipendenti bisogna essere competenti. Chi guida la Rai non deve essere solo bravo a fare di conto, deve amare l’azienda, deve conoscere i meccanismi della tv. E’ una macchina complessa che richiede conoscenza e passione».

Quindi, meglio se presidente e direttore generale arrivano dall’interno dell’azienda?

«Non necessariamente, possono venire da altre esperienze. L’importante è che conoscano la televisione. La Rai è diversa dalle altre aziende, non è come le Ferrovie o l’Eni. Non basta catapultare qualcuno che sappia come risolverne i problemi economici, non ci si può improvvisare presidenti della televisione pubblica, o direttori generali».

E secondo lei, dunque, se c’è competenza non c’è dipendenza dalla politica.

«Chi arriva deve riuscire a cancellare le stimmate di chi ti ha nominato. Ma per farlo bisogna conoscere la macchina, le sue necessità. E capire che il bene dell’azienda è più importante del resto».

Le pressioni dei partiti rimangono comunque.

«I politici chiamano, ma se si sentono rispondere di no dopo un po’ si stufano e non chiamano più».

E’ mai successo in passato?

«Sì è successo. Penso a Cattaneo, per esempio. Era sponsorizzato dal centrodestra, come Letizia Moratti. Ma entrambi hanno capito in fretta come funziona l’azienda, se ne sono innamorati, e hanno anteposto le necessità della Rai a quelle della politica».

A lei piacerebbe guidare viale Mazzini?

«Ma no, ormai ho la mia età e poi non mi vedo dietro una scrivania. Con la Moratti per due anni feci il direttore artistico e ottenemmo grandi successi. Poi mi proposero di diventare direttore di Raiuno, ma rifiutai, non sono cose che fanno per me. Anche perché da direttore di Raiuno avrei dovuto auto-scritturarmi, e non era proprio il caso».

Lei preferisce stare davanti alle telecamere, non dietro.

«Eh sì, è una droga. E’ una passione che mi divora. Ogni tanto mi guardo allo specchio e mi dico: dove vuoi andare ancora? Ma non riesco a farne a meno».