La vicenda finì su un volantino fatto stampare dalla segreteria regionale dello Snater, un sindacato autonomo interno. Il dg Luigi Gubitosi a distanza di mesi lo ha fatto fotocopiare e nell’ultima audizione lo ha messo sotto il naso della commissione di Vigilanza Rai. Esempio lampante di duplicazione o meglio sarebbe dire «sestuplicazione» produttiva.
CHI PAGA?
«Chi paga questa follia»?, si chiedeva ai tempi lo Snater. Domanda a cui si sta cominciando a dare una risposta perché la Rai del futuro per stare sul mercato dovrà cambiare registro. Ma senza disperdere il patrimonio di professionalità e competenze interne si riuscirà a far tornare i conti? Il cda di viale Mazzini ha di recente approvato un piano di ristrutturazione cui è allegato un dossier di 130 pagine - che Il Messaggero ha potuto consultare in esclusiva - che illustra con dovizia di particolari un andazzo allegro, indifferente alle ragioni di chi paga il canone e della corretta gestione dei fondi disponibili.
Per la messa in onda del telegiornale, di una normale edizione del Tg1 ad esempio, la tv di Stato mobilita 19 persone: 2 tecnici audio; 2 tecnici video; 1 mixer video; 1 regista; 1 assistente regia; 1 coordinatore tecnico: 2 specializzati di ripresa per microfoni e luci: 3 operatori di ripresa; 1 titolatore, 1 tecnico e assistente redazionale; 1 impiegato di redazione, 1 coordinatore giornalistico, più un vicedirettore e naturalmente il conduttore.
Per coprire la fascia notturna e rendere possibile la messa in onda delle news vengono impiegate 7 squadre complete. Perché non utilizzare il rullo di Rainws24?
TRASFERTE VARIABILI
Detto che la Rai resta leader negli ascolti per l’informazione e che le eccellenze a Saxa Rubra non mancano, ci si chiede se queste risorse non potrebbero essere ottimizzate e distribuite diversamente. Tutto questo si riflette sui costi. Nelle tabelle del dossier, Tg1, Tg2, Rai Parlamento, Tg3, Rainews 24 e Tgr, il pacchetto completo insomma, ha un costo complessivo di 423 milioni l’anno, tra impiegati, operai e giornalisti, di cui 60 milioni per esterni di produzione. «Finito il Tg andiamo a preparare “8 e mezzo”, a volte per fare in tempo dobbiamo correre per le scale», racconta un operatore de La7. Impensabile alla Rai.
La madre di tutti gli sprechi è l’immagine simbolo di Brisbane, quei sei microfoni Rai piazzati davanti a Renzi al G8 in Australia. A parte i 60 mila euro tirati fuori per finanziare la spedizione, colpiscono i dettagli della trasferta e le differenze tra i pernottamenti e le spese a pie’ di lista tra una testata e l’altra. Che il pluralismo sia questo?
«Chi è stato ad autorizzare quei viaggi?», ha obiettato Vittorio Di Trapani, segretario Usigrai, il sindacato che nei prossimi giorni farà un referendum per approvare un suo piano sull’informazione. Quello varato dal dg prevede l’accorpamento delle testate senza cancellarle. Il Tg3 e Rainews24 mettono insieme 421 persone. La testata diretta da Monica Maggioni - relegata al canale 48 del digitale terreste e penalizzata dal passaggio in chiaro di Skynews24 - impiega da sola, tra staff e redazioni, 254 persone.
Nel nuovo progetto di trasformazione dell’informazione l’All news di Saxa Rubra giocherà un ruolo molto importante. L’entità dell’investimento su raiNews appare meno incomprensibile leggendo cosa si scrive nel focus presentato alla Vigilanza. Quando si dice che a partire dal gennaio scorso «il sistema di produzione è in una situazione di inaffidabilità».
Ritardo tecnologico, infrastrutture vetuste e sedi sovradimensionate. La riforma non potrà non tenere conto di un rilancio complessivo dell’azienda a lungo leader in Europa e che esporta l’immagine dell’Italia. Il documento illustrato ai parlamentari denuncia infine il «grado di sovrapposizione e inefficienza» delle 7 testate, «in uno scenario di mercato che evidenzia nel 2007 una costante decrescita dei ricavi». E all’appello mancano sempre gli introiti dell’evasione del canone, stimato in passato dalla Corte dei conti intorno ai 600 milioni. Ma questo è un altro discorso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA