Con l'arrivo dei bond Rai niente tetto agli stipendi dei nuovi supermanager

Con l'arrivo dei bond Rai niente tetto agli stipendi dei nuovi supermanager
di Claudio Marincola
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Mercoledì 22 Aprile 2015, 22:19 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 19:58
ROMA - Come applicare la spending review, fissare un tetto agli stipendi dei dirigenti, eppoi, con un colpo di bacchetta magica farli rientrare dalla finestre. Succede alla Rai, dove dal maggio del 2014 nessuno tra 632 dirigenti percepisce uno stipendio superiore qi 240 mila euro lordi. La regola vale per tutti, anche per i giornalisti, ovviamente. È l’effetto della delibera approvata nel maggio dello scorso anno dal cda di viale Mazzini. Il taglio nella fattispecie ha riguardato 42 dirigenti che hanno fatto ricorso.

TESORETTO

Il direttore generale Luigi Gubitosi si è adeguato. Ma a quanto pare però solo il presidente Anna Maria Tarantola avrebbe accettato in via definitiva di ridursi lo stipendio passando da 366 mila euro a 240 mila. Gli altri 42 dirigenti hanno subìto obtorto collo “il sacrificio”, ma solo in via cautelare e aspettando chiarimenti giuridici. E l’azienda? In attesa di conoscere il parere emesso dall’Avvocatura di Stato (comunicato al Mef) ha accantonato le eccedenze. Un bel tesoretto. Ora quel parere arrivato. Ha sancito che l tetto dei 240 mila euro si applica anche alla Rai, un’azienda di diritto privato ma concessionaria del servizio pubblico. Il dg Gubitosi ha scritto agli interessati per informarli che le eccedenze sarebbe state incassate dalla Rai. Faccenda chiusa, dunque? No. Perché per il presente e per il passato va bene. Ma in futuro, per le nuove nomine esterne, il taglio potrebbe rientrare. Dalla spending sono escluse infatti le società quotate in Borsa. E dunque anche tutti i dirigenti che fanno capo a RaiWay, la società che gestisce gli impianti di trasmissione del segnale, le Torri, oggetto di un lungo contenzioso con Mediaset. E non solo. Dal provvedimento sono escluse anche tutte le società che pur non essendo quotate emettono titoli negoziati sui mercati. Come dire che se entro la prossima estate la Rai avrà emesso i 350 milioni di obbligazioni necessari a sostituire l’attuale esposizione finanziaria e a ricontrattarla in termini più vantaggiosi, il tetto ai mega-stipendi per i nuovi dirigenti non scatterà. Con buoni pace della Corte dei conti che in più di un’occasione ha lanciato l’allarme su un’azienda che amministra ogni anno quasi due miliardi di euro, gran parte proveniente dal canone pagato dai contribuenti.



TANA LIBERA TUTTI

L’azienda resti saldamente leader negli ascolti ma non c’è molto da gioire. Il settore televisivo continua ad esserre caratterizzato da un andamento economico negativo. Mediaset, Sky, e la Rai segnano una flessione dei ricavi.

Il dg Gubitosi in più di un’occasione ha confermato la decisione di emettere Bond in totale accordo con l’azionista di maggioranza (il Mef), Il mandato dell’attuale dg scadrà ad aprile ma la clausola libera-stipendi varrà per i nuovi arrivati. Anzi. Nel nuovo modello Rai disegnato da Renzi l’amministratore delegato acquisterà più poteri. L’azienda resterà una Spa ma senza il vincolo che lo lega attualmente alla pubblica amministrazione. Tradotto vuol dire: anche per i prossimi anni niente tetto. A rimetterci saranno, se perderanno il ricorso, i 42 papaveri di viale Mazzini. Chi sono? Non si sa. L’altra nota dolente è infatti la trasparenza. Le legge obbligherebbe l’azienda di viale Mazzini, una società pubblica, a rendere trasparente i compensi dei dirigenti, i redditi, l’anagrafe patrimoniale e gli emolumenti dei consulenti. Ma sul web nessuna traccia.

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