Quirinale, sforbiciata agli stipendi: divieto di cumulo per le pensioni

Quirinale, sforbiciata agli stipendi: divieto di cumulo per le pensioni
di Mario Ajello
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Sabato 16 Maggio 2015, 21:59 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 07:23
ROMA - La Presidenza della Repubblica diventa un normale dipartimento pubblico per quanto riguarda i compensi dei propri dipendenti, a cominciare da quello del Capo dello Stato. Questo tipo di adeguamento agli altri organi della pubblica amministrazione, che il Quirinale ha deciso di adottare - al contrario per esempio del Senato e della Camera - si evince dal Bollettino ufficiale dei provvedimenti riguardanti il personale della Presidenza della Repubblica del 9 marzo del 2015. Nella pubblicazione, si dà notizia di questo cambiamento che produrrà un risparmio per le casse dello Stato non ancora quantificabile ma che si dovrebbe aggirare intorno ad alcuni milioni di euro.



GLI ASSEGNI

Il primo decreto emanato dal nuovo presidente, quello del 23 febbraio 2015, ha disposto nei confronti di tutti i soggetti che lavorano sul Colle l’introduzione del divieto di cumulo delle retribuzioni con le pensioni erogate dalla pubblica amministrazione. Si tratta di un divieto scattato in nome del risparmio nel 2012, e ridefinito nel 2014, ma non vincolante per gli organi costituzionali, e quindi anche per il Quirinale. Ma si è deciso invece, adesso, volontariamente, di farlo valere anche per il Colle. E così, il presidente Mattarella ha disposto la riduzione dell’assegno a lui spettante per legge. Equiparandosi a qualsiasi altro funzionario dello Stato il cui stipendio - secondo le nuove norme della pubblica amministrazione - deve stare dentro il tetto dei 240.000 euro lordi all’anno e nel quale, nel caso di Mattarella, rientrerà la pensione da professore universitario. Lo stesso criterio di risparmio vale anche per i consiglieri del Presidente, a partire dal segretario generale (Ugo Zampetti, che è in pensione). In molti casi essi svolgono le loro funzioni senza alcun compenso. E in altri casi, il compenso risulta ridotto perchè deve stare dentro il parametro dei 240.000 euro lordi. A questo si aggiunge il fatto che il numero dei dipendenti del Quirinale era già stato ridotto da Giorgio Napolitano. E basti ricordare qualche esempio dei tagli datati 2014: dalla proroga del blocco di ogni adeguamento automatico de contrattuale delle retribuzioni e delle pensioni alle riduzioni delle indennità al personale civile e militare distaccato dal altre amministrazioni; dal taglio del 15 per cento in media alle retribuzioni del personale che sarà assunto in futuro tramite concorso al rallentamento della progressione economica per i livelli retributivi più elevati del personale in servizio. Ci si potrebbe chiedere a questo punto: perchè soltanto adesso si è arrivati a misure di risparmio di tal genere? Nei nove anni della presidenza Napolitano, si sono effettuati risparmi estremamente significativi sia sul piano delle spese per il personale del Quirinale sia sul piano delle spese di manutenzione e di gestione del palazzo. Oggi si può tagliare lo stipendio del Presidente e dei dirigenti perchè, in precedenza, la legge di stabilità 2014 escludeva dalla propria applicazione gli incarichi in corso al momento della sua entrata in vigore.



IL RANGO

L’apparato del Colle, secondo le stime del gennaio 2015, peserà sulle casse pubbliche quest’anno per 224 milioni di euro. Il costo del personale è pari al 90,67 per cento delle spese complessive, e per gli ex lavoratori oggi in pensione la spesa rappresenta il 38,89 del conto generale. La spending review è dunque diventata un’esigenza evidente, e in questo il Colle che resta un luogo speciale ha cercato - soprattutto a livello apicale - di essere come gli altri organi dello Stato. Anche se il rango della Presidenza della Repubblica contiene in maniera suprema quel senso di sovranità repubblicana a cui nessuno, a cominciare dai cittadini, intende rinunciare sia dal punto di vista spirituale sia dal punto di vista simbolico.
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