Province e mobilità, stretta del governo: subito i nomi dei dipendenti in esubero

Province e mobilità, stretta del governo: subito i nomi dei dipendenti in esubero
di Luca Cifoni
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Sabato 25 Aprile 2015, 22:44 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 07:16
Ora si faranno i nomi. Nel tortuoso percorso della riforma delle Province, il governo tenta di spingersi un passo più avanti dando via all’uso dell’applicazione informatica con la quale le amministrazioni interessate sono tenute a rendere disponibile l’elenco dei dipendenti da mettere in mobilità. Dovrebbe così entrare nel vivo una procedura che per la verità ha già subito più di un ritardo anche per la difficoltà di sincronizzare le norme della riforma Delrio, integrata dall’ultima legge di Stabilità, con l’azione delle Regioni a cui toccherebbe assorbire una quota del personale in esubero. Manca poi un altro passaggio che l’esecutivo si è impegnato a completare quanto prima, ed è quello relativo al decreto ministeriale che conterrà i criteri per la ricollocazione dei lavoratori in mobilità. All’inizio del mese invece erano state consegnate ai sindacati le tabelle di equiparazione, ovvero le corrispondenze in base alla retribuzione tra i livelli di carriera di settori pubblici diversi: dovrebbero essere utilizzate per fare in modo che il trasferimento da un comparto all’altro avvenga a parità di stipendio.



LA CONFERMA DEL MINISTRO

Dunque a partire dalle prossime ore (l’applicazione informatica è disponibile da venerdì 24 aprile) le varie amministrazioni provinciali potranno iniziare ad indicare nome e cognome di coloro che non ritengono più necessari, data la riduzione delle proprie funzioni e il conseguente taglio del 50 per cento degli organici (limitato al 30 per cento per i grandi centri, che si stanno trasformando in città metropolitane). È questo l’obiettivo della nuova funzionalità inserita nel sito www.mobilita.gov.it che - secondo la dicitura inserita - «consente a ciascun ente di area vasta l’inserimento dei dati relativi al personale individuato quale destinatario della ricollocazione mediante procedure di mobilità».



Come si muoveranno le ex Province, oggi denominate appunto “enti di area vasta”? Sulla carta, gli elenchi dei dipendenti in esubero li avrebbero già dovuti compilare entro lo scorso 31 marzo, scadenza che però sostanzialmente non è stata rispettata. Anche per un’ambiguità della legge, che permetteva di interpretare queste liste non come elenchi nominativi ma solo di ruoli (tot tecnici, tot impiegati e così via). Ora invece si tratta proprio dei nomi, come ha confermato pochi giorni fa lo stesso ministro Marianna Madia rispondendo ad una interrogazione parlamentare.



QUATTRO PERCORSI

Cosa accadrà ai lavoratori in mobilità? Per loro i percorsi possibili sono quattro. Coloro che hanno un’età sufficientemente avanzata potranno essere avviati al pensionamento, anche anticipato in base ai requisiti in vigore prima della legge Fornero. Ci sono poi i dipendenti attualmente impegnati nei servizi per l’impiego, che dovrebbero essere assorbiti dalla nuova Agenzia nazionale, anche se il punto è ancora oggetto di discussione con le Regioni. Quindi i componenti della polizia provinciale, il cui destino è legato al riordino dei corpi di polizia, in via di definizione nell’ambito della legge delega di riforma della Pubblica amministrazione. Infine restano i dipendenti che dovrebbero effettivamente essere trasferiti, poco meno della metà dei 20 mila complessivamente interessati dal processo di mobilità. Il futuro di queste persone dipende in buona parte dalle scelte delle Regioni, chiamate a decidere con proprie leggi quali funzioni in precedenza gestite dalle Province intendano assorbire. Ma solo una parte finora ha provveduto. Sullo sfondo c’è quella che il governo ha sempre descritto come un’eventualità del tutto teorica, o addirittura inesistente: la perdita del posto di lavoro nel 2018, dopo i due anni previsti per questa procedura di ricollocamento e altri due di formale messa in mobilità, secondo quanto previsto dalla legge del 2001.



RISPOSTE IN STAND BY

La stessa applicazione informatica appena potenziata era già attiva da circa un mese, per l’inserimento da parte delle altre amministrazioni pubbliche dei propri fabbisogni di personale, per l’eventuale assorbimento dei lavoratori provinciali: la scadenza era fissata al 13 aprile, ma finora ha risposto meno del cinquanta per cento degli enti interessati. In particolare sono state lente nel provvedere proprio le Regioni, che dovrebbero essere destinatarie della parte più consistente del flusso; quasi totale invece l’adesione delle amministrazioni centrali.