Plutone, piccolo e gelido, quell’intruso ai confini del sistema solare

Plutone, piccolo e gelido, quell’intruso ai confini del sistema solare
di Massimo Capaccioli
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Mercoledì 15 Luglio 2015, 00:23 - Ultimo aggiornamento: 00:32
Che straordinario viaggio: sei miliardi di chilometri tutti d’un fiato, grazie a un primo poderoso impulso impresso da un razzo Atlas V e ad una provvidenziale spintarella raccolta lungo la via a spese di Giove, che però non se n’è nemmeno accorto. La sonda New Horizons della NASA ha centrato perfettamente il suo primo minuscolo bersaglio, Plutone, un gelido inquilino del Sistema Solare a spasso ai confini del mondo governato dalla forza gravitazionale della nostra stella.



Plutone non appartiene al gruppo dei pianeti storici, noti da sempre all’umanità. Venne scoperto appena 85 anni fa da un giovane americano alle prime armi, arruolato a questo scopo da un ricco e visionario compatriota, Percival Lowell. Dopo una fortunata carriera nel commercio, Lowell aveva fatto irruzione nel mondo della scienza come animatore di una caccia senza quartiere ai marziani.



LE RICERCHE

Ma, deluso dalla mancanza di risultati, aveva indirizzato la sua sconfinata ambizione a cercare il misterioso pianeta che a suo avviso stava perturbando il cammino celeste del neo scoperto Nettuno. Voleva calcare le orme di Le Verrier, che a metà dell’Ottocento aveva sbalordito l’umanità dimostrando le straordinarie possibilità del ragionamento fisico-matematico. Il francese aveva detto dove trovare Nettuno avendone calcolato la posizione in base all’ipotesi che le bizzarrie orbitali di Urano fossero provocate da un anonimo e massiccio sobillatore. Come dicono e fanno gli incalliti giocatori di poker, “piatto ricco mi ci ficco”. Lowell si immerse completamente nella nuova avventura, ma morì prima di potersi compiacere della scoperta di Plutone, effettuata proprio nell’Osservatorio che egli stesso aveva realizzato all’uopo in Arizona. Se fosse vissuto, però, avrebbe dovuto prendere atto che il risultato era stato un puro frutto del caso. Plutone è infatti troppo minuto per poter molestare un gigante come Nettuno.



Battezzato con il nome del signore dell’Averno per far onore alle gelide praterie celesti ove è confinato, immensamente lontano dalla luce e dal calore del Sole, Plutone ha occupato abusivamente per quasi 80 anni un posto nella categoria dei pianeti “di ruolo”; un club cui non era stato invece ammesso Cerere, il corpo celeste scoperto dal nostro Piazzi e subito appellato con un qualche disprezzo “pianetino”.



Potenza della scienza a stelle e strisce – e non solo – rispetto alle deboli rivendicazioni nostrane. Ma il tempo è galantuomo. Nel 2006 l’Unione Astronomica Internazionale ha degradato l’intruso nono pianeta al rango di “nano” per fare giustizia di innumerevoli altri corpi della sua stessa taglia scoperti a galleggiare sornioni nello spazio siderale oltre l’orbita di Nettuno.

Piccolo, freddissimo e scapestrato, Plutone percorre lento pede – si fa per dire – un’orbita inusualmente allungata e inclinata rispetto a quelle dei fratelli maggiori, circondato da una pugno di minuscoli satelliti.



LA MISSIONE

Una remota processione la cui origine è oggetto di dibattito e che finora abbiamo potuto spiare da lontano, aguzzando gli occhi di vetro dei telescopi. E invece ieri uno scatolone di congegni elettronici fabbricato e scaraventato nello spazio dall’uomo gli ha tagliato la strada arrivando alla distanza minima di appena 12mila km. Un incrocio a velocità folle, sorvegliato dai tecnici della NASA, che ha generato un flusso di fotografie e di misure di ogni tipo: materiale che la sonda ha prontamente inviato a terra per la felicità degli scienziati.



Passato Plutone, la sonda New Horizons continuerà celere il suo viaggio verso le stelle, per incontrare almeno un altro esemplare della razza dei pianeti nani. Con pazienza i tecnici della NASA la stanno mettendo a nanna per salvaguardare le preziose apparecchiature, in attesa di risvegliarla al prossimo flyby. Stay tuned.
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