Pasolini, processo alla vigilia della prima: Dafoe e Ferrara citati a sorpresa davanti al tribunale civile

Pasolini, processo alla vigilia della prima: Dafoe e Ferrara citati a sorpresa davanti al tribunale civile
di Sara Menafra
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Mercoledì 24 Settembre 2014, 23:50 - Ultimo aggiornamento: 26 Settembre, 12:22

Era difficile che nessuno notasse ieri mattina l’attore Willem Dafoe e il regista Abel Ferrara aggirarsi per le aule del tribunale di Roma. E infatti, appena sono usciti dall’aula della Nona sezione civile sono scattate le foto, persino qualche cenno di saluto. I due però hanno tenuto un profilo bassissimo e hanno preferito allontanarsi, sul contenuto del procedimento nessuno sembra intenzionato a parlare, dalla produzione ai diretti interessati.

DIRITTO D’AUTORE

Quello che si sa è che ad occuparsi della vicenda è il giudice Giuseppe Criscenti, membro della sezione specializzata in diritto d’autore.

E che la questione è talmente delicata da poter compromettere la regolare uscita del film nelle sale. L’udienza di ieri, infatti, è stata aggiornata a questa mattina per la decisione, giusto in tempo per l’uscita in sala del film prevista per questa sera.

Nessuno negli ambienti della produzione vuole ammetterlo ma il rischio effettivo è che tutto possa saltare all’ultimo minuto e che l’uscita del film tanto atteso possa essere rimandata a tempo indeterminato o persino all’infinito. Proprio per questo motivo, il regista e l’attore hanno avuto esplicito divieto di comunicare con la stampa. Persino Ninetto Davoli, attore e amico del regista scomparso nel 1975 e coinvolto anche nel film in uscita è stato tenuto all’oscuro dell’effettivo contenuto della vicenda: «Ho visto sia Abel Ferrara sia Willem Dafoe in mattinata per una trasmissione televisiva e abbiamo passato parecchie ore assieme anche dopo, eppure non mi hanno detto nulla né mi sembravano preoccupati – spiega – non so nulla di questa vicenda, mi auguro che si risolva per il meglio».

IL MISTERO

E dire che finora il film Pasolini sembrava essersi tenuto lontano dalle polemiche anche e soprattutto perché il regista ha scelto fin dall’inizio di non occuparsi del giallo della scomparsa del regista e di attenersi alla ricostruzione ufficiale, sancita dai processi, su cosa sia accaduto la notte tra l’1 e il 2 novembre 1975.

L’unico condannato per quella morte, il giovane Pino Pelosi, sostenne all’epoca di aver agito per legittima difesa nei confronti dell’intellettuale, dopo che questi lo aveva portato in una zona appartata in macchina e gli aveva fatto delle avances, ed in seguito al rifiuto del ragazzo, lo avrebbe quindi minacciato con un bastone. Il corpo dell’intellettuale e regista, però, fu trovato martoriato dai colpi e il dubbio su chi fosse presente assieme a Pelosi è sempre rimasto aperto.