Ncd, strappo sulla prescrizione: «E sulle intercettazioni subito il ddl»

Ncd, strappo sulla prescrizione: «E sulle intercettazioni subito il ddl»
di Valentina Errante
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Lunedì 23 Marzo 2015, 22:36 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 14:44
Lo strappo potrebbe avvenire oggi alla Camera. Perché, mentre rilancia sulle intercettazioni, spingendo per l’accelerazione del disegno di legge, Ncd è pronto a votare contro il governo, presentando un emendamento a quel testo che raddoppia i tempi di prescrizione per i reati di corruzione. Il provvedimento, fortemente voluto da Matteo Renzi dopo l’inchiesta sugli appalti del Mose, è ancora più urgente adesso, con la nuova indagine della procura di Firenze che ha portato alle dimissioni di Maurizio Lupi e creato non pochi imbarazzi nell’esecutivo. L’atmosfera è pesante. In aula sarà presente il ministro Andrea Orlando e, mentre i 200 emendamenti dei socialisti non preoccupano (si sa che saranno dichiarati inammissibili), le modifiche sollecitate dall’emendamento del deputato Alessandro Pagano aprono una crepa, perché l’esponente del Ncd punta ad eliminare l’articolo 1 del testo. Ossia l’allungamento della prescrizione.



I TERMINI Il provvedimento prevede un aumento dei termini dalla metà della pena edittale massima più un quarto degli anni, all’aggiunta della metà della pena. Per esempio, per la corruzione ex art. 319, portata dalla legge Severino fino a otto anni, il processo dovrà intervenire entro 12 anni pena l’estinzione del reato. Il testo introduce anche la sospensione dei termini per due anni dopo la sentenza di condanna in primo grado e per un anno dopo la condanna in appello. La sospensione però non vale in caso di assoluzione. L’emendamento che Pagano presenterà in aula oggi prevede la cancellazione dell’articolo 1 della legge. Nel caso in cui l'emendamento venga bocciato, come prevedibile, Ncd voterà contro il ddl. Ed è previsto anche un emendamento di Nunzia De Girolamo che limita i tempi di indagine delle procure.



Dopo le intercettazioni dell’inchiesta di Firenze, «che hanno creato una bolla mediatica» e portato alle dimissioni di Lupi è Alfano a spingere sull’acceleratore in materia di intercettazioni. I disegni di legge in Parlamento sulla controversa questione sono circa sei, uno, depositato il 13 maggio 2013 dall'attuale viceministro alla Giustizia Enrico Costa (Ncd) ripropone, di fatto, il testo presentato proprio da Alfano nel 2008, quando il numero uno del Viminale era ministro della Giustizia. Il provvedimento sul quale adesso spinge Alfano era stato approvato in prima lettura da Camera e Senato, aveva spaccato la maggioranza e si era bloccato nel secondo passaggio a Montecitorio, nell’ottobre 2011, poco prima della fine del governo Berlusconi.



Attualmente il testo è stato assegnato in commissione Giustizia della Camera, che non ne ha ancora cominciato l'esame, e prevede una stretta sulla pubblicazione degli ascolti. In particolare, propone un termine di durata massima delle intercettazioni, ad eccezione di quelle che riguardano procedimenti di criminalità organizzata, terrorismo o minacce telefoniche. In più, le intercettazioni possono essere autorizzate solo dal Tribunale in composizione collegiale. Il testo riformula anche i presupposti di legge e i criteri di ammissibilità delle intercettazioni e contempla limiti più rigorosi all'uso delle conversazioni. Si prevede poi che gli ascolti si facciano solo in appositi centri istituiti presso i distretti di Corte d'Appello.



E questo «per garantire» più «sicurezza nell'acquisizione e nel trattamento dei dati» e una riduzione dei costi.
Per quanto riguarda la pubblicazione degli atti, si rafforzano i divieti «per evitare la propalazione di notizie riservate, soprattutto se relative a terzi estranei al procedimento penale». Si aggravano le sanzioni esistenti, si inseriscono nuove fattispecie criminose e si parla di «responsabilità dell'ente per il reato di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale».
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