Microsoft, il numero uno per l'Italia Purassanta: «Windows vede già il futuro»

Microsoft, il numero uno per l'Italia Purassanta: «Windows vede già il futuro»
di Flavio Pompetti
3 Minuti di Lettura
Domenica 25 Gennaio 2015, 23:18 - Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 11:30
NEW YORK - Microsoft sul tetto del mondo dell'hi-tech. Gli annunci della scorsa settimana sui debutti in arrivo hanno spinto l'azienda fuori dalla zona d'ombra dove era progressivamente entrata nell'ultimo decennio. Il miracolo non sono soltanto gli Holo Lens, gli occhiali a proiezione olografica con i quali l'azienda di Redmond debutterà nel campo dei wearable, l'elettronica da indossare, e con i quali negli ultimi giorni ha conquistato l'attenzione dei media mondiali.



Dietro di loro c'è la scommessa di Windows 10, che ambisce a trasformare il leader mondiale del software con un miliardo e mezzo di utenti, in un concorrente di primo piano nell'Internet delle Cose, una nebulosa in via di formazione, ma che già promette di disseminare 200 miliardi di dispositivi elettronici entro la fine del decennio in corso.



A raccontarci questo passaggio strategico è Carlo Purassanta, amministratore delegato di Microsoft Italia, in viaggio tra Seattle e New York proprio mentre Satya Nadella annunciava i nuovi debutti, e il passaggio aziendale che rappresentano. I diciotto anni di esperienza nel settore, di cui quattro con Microsoft tra l'Italia e la Francia, sembrano non aver intaccato minimamente l'entusiasmo giovanile del manager italiano per l'innovazione e il cambiamento.



Purassanta ricorda il momento in cui Steve Ballmer, già sulla strada d'uscita dalla direzione, chiese a tutti i dirigenti e ai tecnici dell'azienda di tornare a considerarsi una start up, una debuttante. «Una start up molto ben finanziata naturalmente, ma pur sempre una start up». A partire dall'appello di Ballmer, la rincorsa verso tutti gli strumenti di connessione dell'ultima generazione è diventato un imperativo per la Microsoft, e ha portato all'unificazione del sistema operativo avviata prima da Windows 8, e perfezionata ora da Windows 10.



L’IDEA

«La versione 8 ha fatto fatica ad affermarsi - ammette Purassanta - perché risentiva di un impostazione vecchia, non più adeguata ai tempi: l'idea cioè di far debuttare la nuova tecnologia su un segmento di prodotto molto popolare, prima di estenderla agli altri. Windows 10 è il superamento di questa mentalità, perché non solo parte come una piattaforma comune a tutti gli oggetti esistenti, ma si propone come il linguaggio di comunicazione di quelli futuri».



Un futuro nel quale l'accesso a Internet non sarà più garantito solo dagli strumenti di nostra proprietà, ma da un qualsiasi punto di accesso disseminato nell'ambiente: «Non siamo lontani dal giorno in cui potremo salire su un'auto a nolo, e a bordo ascoltare la nostra selezione musicale dallo stereo di bordo; oppure nell'anticamera del dentista accedere all'abbonamento al Messaggero e leggere la versione quotidiana del giornale», dice Purassanta. Per arrivarci, Microsoft dovrà riuscire a moltiplicare il numero degli utenti, dopo aver confermato quelli che ha finora acquisito. È per questo che Windows 10 è offerto gratis per il primo anno a chi è già cliente delle versioni 7 e 8.1.



LA RETE

Gli Holo Lens sono il primo approdo di Microsoft in questo universo dell'Internet delle Cose. L'amministratore delegato italiano della Microsoft riconosce a Google il merito di aver lanciato con i suoi occhiali un'idea coraggiosa, come è giusto che faccia una società di hi-tech. I Google Glass sono forse troppo futuristici per approdare immediatamente in mercato, ma hanno spalancato una porta sul futuro. In quel varco Microsoft sarà probabilmente la prima ad entrare in mercato, con occhiali più ingombranti e che non entrano in un taschino, ma che hanno il pregio di trasformare la realtà virtuale già promessa da Oculus Rift della Amazon in realtà dilatata.



Dallo schermo del video gioco al salotto di casa; dalla finzione filmata alle applicazioni di lavoro a distanza. «La potenzialità creativa dell' hi-tech comincia ad entrare nella nostra vita quotidiana con prospettive che oggi possiamo solo sognare, e che prenderanno corpo con i progetti di chi vorrà disegnarli per la nostra piattaforma».



Ci saranno degli italiani tra questi inventori? Purassanta è determinato a scovarli. Delle 3.200 start up presenti nel nostro Paese, la Microsoft ne ha seguite e finanziate 2.000, e 1.200 tra queste sono oggi divenute piccole aziende. Il talento abbonda nelle nostre università. Il problema è come affrontare il passo successivo della crescita e il salto nell'economia globale. Di fronte alle tante difficoltà che si incontrano in Italia, molti nostri creativi finiscono all'estero: a Londra, Berlino, San Francisco. L'augurio dell'amministratore è che il nostro governo sappia individuare nell'hi-tech una delle priorità di sviluppo dell'economia del futuro, trattenere i talenti, e permettere loro di prosperare.