In viaggio nell’inferno della linea B tra l’afa e la calca dei treni lumaca

In viaggio nell’inferno della linea B tra l’afa e la calca dei treni lumaca
di Maria Lombardi
4 Minuti di Lettura
Martedì 7 Luglio 2015, 00:42 - Ultimo aggiornamento: 00:44
L’unico soffio d’aria lo porta il trenino e sono 23 minuti che non si sente. Eccolo finalmente, si è fatto aspettare tanto questo attimo di fresco, ma poteva andare peggio. Alla stazione Conca d’Oro della metro B1 i passeggeri si aggrappano come naufragi del sottosuolo al vento che passa veloce prima di immergersi nell’afa dei vagoni. Anche questi senza aria condizionata, chissà i prossimi. Il viaggio a quaranta gradi è una gara di sopravvivenza. Marisa Scalzo, impiegata, esita un istante con il ventaglio in mano, di solito sceglie ma oggi non può rischiare, con questi convogli a singhiozzo, con queste attese dilatate sulle banchine torride. «Qui tocca farsi il segno della croce e salire», prova a scherzare con un’altra sventurata della B1 e si porta la mano sulla fronte, una volta si è sentita male perché faticava a respirare e da allora ha paura.



LA SAUNA Il caldo è quello di sempre, l’aria è poca e bollente alle stazioni e sui trenini vecchi non c’è, inutile sperare nei finestrini, se sono aperti fanno l’effetto sauna. La novità di questi giorni è solo la durata dell’intervallo tra un refolo e l’altro che arriva con il movimento dei vagoni. «Sì, mi hanno detto che c’è uno sciopero bianco e ci che sono tanti ritardi. Ma che vuol dire sciopero bianco, che questi lavorano quando gli pare?», Gisella, colf ecuadoriana, questa parola in venti anni d’Italia non l’aveva mai incontrata. Ha capito però che porta tanti guai ai passeggeri. «Domenica sono rimasta ferma un’ora alla stazione Piramide. Un’ora: non era mai successo. Dicevano con l’altoparlante: ci scusiamo, ci scusiamo. Per fortuna era un treno con l’aria condizionata, se no morivo». E pure stamattina, la stessa storia. «Mezz’ora di ritardo, ero qui dalle sei». Si suda nei vagoni surriscaldati, peggio che a una lezione di spinning, fermata dopo fermata aumenta la gente e la temperatura, ci si stringe l’uno all’altro bagnati. C’è chi continua ad agitare i ventagli, di gran moda nella B1 quasi tutte le passeggere ne hanno uno, chi muove i fogli trovati in borsa, chi fa vento con lemani, inutilmente. Alla stazione Bologna, una sosta di setteminuti ed è quasi panico. «Sa quante signore svenute ho visto la scorsa settimana? Tre». Gisella fa il conto dei malori. «È la maledizione della linea B», Vito studente pugliese si imbatte tutti i giorni durante il tragitto da Tiburtina a Bologna sulle conseguenze di questo sortilegio. «L’altra mattina ho aspettato quattro treni prima di poter salire, erano strapieni. E se capita il treno senza aria condizionata si soffoca, è un forno crematorio. Che vergogna, qui non siamo in Europa». I ritardi si sommano all’aria bollente e la rendono ancora più insopportabile.



LA PROTESTA «E sì, lo sappiamo che i passeggeri stanno subendo disagi.
Ci sono meno treni in circolazione perché i macchinisti non li fanno partire se hanno anche un minimo problema di manutenzione», spiega un dipendente Atac alla fermata di Termini. «È una protesta, certo che lo è». Stessi ritmi fiacchi sulla linea A. «Sono giorni che questa storia va avanti, basta. Se va bene sono 15, venti minuti di attesa», si sfoga Luigi Guzzo, insegnante di musica. «Che fine ha fatto la metro A?», qualcuno affida l’interrogativo a Twitter dopo aver fissato il tunnel a lungo senza vedere luce. Sparita, gli rispondono, insieme alla pagina che dà informazioni in tempo reale. Ma in un giorno così, il tempo non conta più. «Trentotto minuti per la metro B». E chiamatelo in altro modo «questo servizio lumaca, la metro non può passare ogni mezz’ora. Ci fanno anche pagare per trattarci così», protesta Giorgia che fa l’Accademia di moda. Alla Piramide - all’ingresso della Roma-Lido - c’è la polizia, la gente in attesa sulle banchine è così tanta e infuriata che per poco non finisce a botte. Intervengono gli agenti a riportare un poco di ordine. Stesso caos allaMagliana. Ce ne sono ragioni per lamentarsi. Il presidente del Codacons Carlo Rienzi ne ha uno in più: domenica pomeriggio è stato borseggiato alla stazione Termini. Stava per prendere la metro, si è ritrovato senza portafoglio.


© RIPRODUZIONE RISERVATA