Made in Italy, è boom: i nostri autori degli anni 60 e 70 monopolizzano il mercato di ArteFiera a Bologna

Made in Italy, è boom: i nostri autori degli anni 60 e 70 monopolizzano il mercato di ArteFiera a Bologna
di Simona Antonucci
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Sabato 24 Gennaio 2015, 23:57 - Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 11:21
Va a Pistoletto il record di opere esposte. E ai suoi specchi il record di selfie: i più preziosi, immediatamente postati su Facebook e Instagram, quelli con l’immagine riflessa nell’opera dell’artista che ha inaugurato giovedì, insieme con il ministro Franceschini, il sindaco e gli organizzatori, la trentanovesima edizione di Artefiera a Bologna. A Burri, invece, il primato dell’opera più grande: “Cellotex CW1” del 1981. Del resto la Fiera quest’anno celebra il centenario del maestro e, in collaborazione con la Fondazione Palazzo Albizzini e la Collezione Burri, propone, tra vari altri pezzi, questa enorme creazione, esposta di rado proprio per le sue misure, 252x610. Ed è sempre di Burri, il vanto del capolavoro più costoso: sono stati offerti sei milioni per “Sacco e Rosso” del 1954, ma il proprietario, sembra che abbia detto «No».

SEI ZERI

Molti i quadri a sei zeri: un De Chirico anni Trenta (Il pittore paesaggista), Fontana del Sessanta (Concetto spaziale, Attese), Boetti, Morandi, Pistoletto. E quasi tutti italiani. Segno dell’impronta della manifestazione (in assoluto la più prestigiosa vetrina del made in Italy) e del nuovo andamento del mercato internazionale che vede i nostri autori degli anni Sessanta, Settanta, optical, arte cinetica, arte Povera, protagonisti di aste e mostre internazionali. «Fontana, Burri, ma anche Castellani, Bonalumi all’estero, oggi, sono ricercatissimi - spiega Giorgio Verzotti che insieme con Claudio Spadoni dirige da un paio di edizioni la kermesse bolognese - i prezzi delle loro opere hanno avuto un’impennata straordinaria. C’è una corsa all’acquisto, sono di gran moda. Un fenomeno abbastanza unico - aggiunge Verzotti - paragonabile soltanto al boom negli Anni Ottanta della Transavanguardia. Ma che si consumò nel giro di un paio di anni».



BOLLINO ROSSO

E così la principale fiera dell’arte più moderna che contemporanea italiana ha adeguato l’offerta a questa fortunata congiuntura. Che sembra stia funzionando bene, sia per i biglietti d’ingresso sia per i bollini rossi sulle cornici, a significare “venduto”. Presto per fare i bilanci, mancano ancora molte ore alla chiusura, ma ai cancelli d’ingresso le file sono lunghissime, e molte gallerie hanno già rimpiazzato i venduti con novità: a pochi minuti dal via era già stata venduta un’opera, Europa Coperta di Riccardo Gusmaroli, alla Glauco Cavaciuti di Milano.

Un trend positivo che conferma la ripresa registrata anche lo scorso anno. «Il mercato del lusso non si è mai fermato - continua il direttore artistico - e l’opera d’arte rientra nel mercato del lusso. La flessione, nel nostro settore, riguarda soltanto la fascia media. Chi investe, preferisce i grandi nomi o i talenti emergenti. E le gallerie hanno saputo bene adeguarsi».



LA LINEA

«Hanno scelto in base a come sono andati gli affari precedenti - aggiunge Claudio Spadoni - e quindi arte optical, industrial art, cinetica e poi Fontana, De Chirico, Vedova, in linea con un’operazione più complessa sugli orientamenti delle aree artistiche che parte da lontano, dai mercati stranieri, e che genera comunque ricambio. E nuovi guadagni». Inversione di rotta o capricci da collezionisti, faceva comunque una certa impressione vedere gli animaletti del milionario Damien Hirst a 320mila dollari.



Le gallerie sono aumentate rispetto all’anno scorso: sono arrivate a 188 (216 gli espositori) ed espongono duemila opere di mille artisti. E alcune tra le più prestigiose (Artiaco, Mazzoli e Minini) sono tornate. Tra gli stand si vede di tutto. Molti clic per lo struzzo di carte da gioco con la testa in un sacco della spazzatura pieno di cultura, di Nicola Bolla ed esposto da Cavaciuti (Milano); molte visite, compresa quella del ministro Franceschini, per la mucca di Stefano Sheda; abbagliante l’orto in cristallo proposto dai fiorentini Bagnai e tanti selfie di fronte a Dov’è Bari in mostra alla Bonomo.



«Anche Verdi o Michelangelo sono stati talenti del loro tempo - ha detto il ministro all’inaugurazione - e quindi è fondamentale investire anche sul presente e sulla straordinaria forza della creatività dell’oggi».

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