Alle Scuderie del Quirinale tutto l'incanto dell'Islam

Alle Scuderie del Quirinale tutto l'incanto dell'Islam
di Fabio Isman
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Mercoledì 22 Luglio 2015, 22:34 - Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 17:58
Un Islam come non l’abbiamo mai visto: attraverso gli occhi e la passione del più importante collezionista; la raccolta di un’arte spettacolosa e coloratissima; una carrellata tra l’VIII e il XIX secolo, con dei gioielli che nessun altro museo ha mai posseduto, calligrafie assai raffinate, miniature, brocche e bacini, astrolabi e vetri, elementi architettonici, magari con il nome dello scultore, magari perfino con un’invocazione ad Allah.



​Da sabato al 20 settembre, alle Scuderie del Quirinale, arriva il meglio della collezione al-Sabah di Kuwait City, che vuol dire il meglio del mondo islamico nel campo dell’arte. Giovanni Curatola, docente all’Università di Udine e curatore, ha setacciato 350 oggetti, che non erano mai stati esposti all’estero, pur se molti di loro avevano viaggiato: nel 1990, con l’invasione del Paese, l’Iraq si era portato via tutto, tranne un centinaio di reperti che erano parte d’una mostra itinerante, anche in Italia. Dopo di allora, con fatica, sono stati restituiti; e si è così riformata la raccolta di 35 mila oggetti, questi sono un po’ la «crema», alcuni tra i più splendidi e significativi.



LA RACCOLTA

L’hanno messi insieme Hussah Sabah al-Salem al-Sabah, la figlia dell’emiro che ha governato il Paese fino a quando è morto nel 1977 e nuora dell’emiro oggi al potere, con suo marito Nasser Sanah Ahmed al-Sabah. Nel 1975, questi mostra alla moglie il primo oggetto della raccolta: una bottiglia in vetro smaltato dell’epoca mamelucca, creata in Siria, o Egitto, nel XIV secolo; e da allora, è stato un furore di acquisti oculati in giro per il mondo, nelle più importanti aste occidentali ed altrove, dai quali è nata la «regina» delle collezioni islamiche. Che, nel 1983, è stata offerta al museo del Kuwat: un’apposita ala per i 1.200 capolavori destinati a illustrare, nel modo più completo, una grande civiltà, sviluppata in 15 secoli in tante parti del mondo.



Mario De Simoni, direttore generale dell’azienda Palexpo, racconta: «A settembre 2014, è venuto in visita a Roma il primo ministro del Kuwait. L’idea nasce lì. Sono andato in quel Paese; ho conosciuto una straordinaria intellettuale, una vera appassionata, la Sceicca Hussah; ho visto la più bella collezione islamica, ancor più eccezionale nei suoi gioielli; è stato così possibile un accordo che ci onora».

L’azienda Palaexpo soffre per la mancanza di risorse: non è molto tempo, che il presidente Franco Bernabé ha lasciato, sostituito da Innocenzo Cipolletta come commissario; quanto De Simoni tace è che la mostra costa un milione di euro, e l’accordo con il Kuwait prevede anche il suo sostegno alla operazione. Forse, perché Roma è una vetrina senza pari; o perché, in chi ritiene che «la cultura sia un intreccio di civiltà, un ponte, come gli al-Sabah» (ancora De Simoni), alle attrattive innate della città si somma anche il ruolo che sa giocare nel campo interconfessionale. Sta di fatto il curatore ha potuto scegliere. Dice Curatola: «Sono stato ovviamente attratto dai grandi capolavori, così generosamente postimi a disposizione; tuttavia, ho voluto illustrare anche aspetti poco noti di una cultura vivace e poliedrica».



LE SEZIONI

Per questo la mostra è divisa in una sezione cronologica in quattro tappe, fino ai grandi imperi cinquecenteschi, e una dedicata agli approfondimenti: la calligrafia, l’ornato geometrico, gli arabeschi, l’arte figurativa («anche per smentire una solo presunta iconoclastia musulmana»), e alla fine, i gioielli, tanto belli, prestigiosi. «Arte e civiltà islamica, la collezione al-Sabah Kuwait» gode di importanti patronati, dai presidenti dei due Paesi in poi, ed ha come sottotitolo «al-Fann»: una parola araba che significa arte «senza qualificazione e senza limiti», spiega Hussah Sabah. Insomma, una mostra che è pure un messaggio. «Costruire una collezione», continua, «è anche questo Fann, arte».



Si susseguono fregi lignei di palazzi; pagine di Corano; monete; rilievi; eleganti vetri anche di 15 secoli fa, e scatole in avorio intagliate con tralci di vite; brocche in bronzo e coppe in terracotta; piatti e fregi lignei; pergamene, un astrolabio d’ottone di prima del Mille; capitelli e tessuti; spargiprofumi e i pezzi degli scacchi; sostegni di lampade e vassoi; posate del XII secolo e scatole preziose; tappeti; pagine miniate dense di personaggi; scuri del XV secolo e incensieri; miniature di coppie principesche, altro ancora. Da vedere, e ammirare.
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