Guerra al Califfato nelle città siriane anche i carabinieri

Guerra al Califfato nelle città siriane anche i carabinieri
di Marco Ventura
3 Minuti di Lettura
Lunedì 6 Luglio 2015, 23:13 - Ultimo aggiornamento: 7 Luglio, 00:44
Italia pronta a intervenire anche in Siria, oltre che in Iraq. Obiettivo della missione: stabilizzare le città liberate dall’Isis ad opera della coalizione guidata dal generale statunitense John Allen. I carabinieri, un’eccellenza mondiale di polizia militare, in prima linea. Dietro le quinte dei contatti ufficiali e ufficiosi che si intrecciano fra le capitali (fondamentale la visita in Italia del generale Allen lo scorso 11 giugno) l’Italia sta rimodulando il proprio contributo alla coalizione, in linea con la volontà dei britannici di sconfiggere il Califfato sul terreno, e in particolare di David Cameron di estendere i raid dall’Iraq alla Siria, al fianco degli americani.



I PROPOSITI DI LONDRA A catalizzare i propositi bellicosi di Londra, l’assalto di Seifeddine Rezgui, studente di 23 anni affiliato all’Isis, all’Hotel Imperial di Sousse, Tunisia, e la strage di 38 turisti, 30 dei quali britannici. Ma già da tempo l’avanzata del Califfato aveva indotto Cameron a rafforzare la capacità militare della coalizione in Siria, oltre i confini con l’Iraq, in base alla semplice considerazione che «l’Isis non distingue tra i due Paesi e non riconosce confini». L’ostacolo è rappresentato per gli occidentali dal fatto che mentre il governo iracheno è riconosciuto e ha espressamente chiesto l’intervento internazionale in propria difesa, in Siria il regime di Assad è lo stesso per il quale nel 2013 Cameron chiese (senza ottenerlo) il via libera del Parlamento a bombardarne le posizioni. La strage di britannici per mano dell’Isis a Tunisi autorizza ora Londra a difendersi e contrattaccare. E l’Italia, sondata nelle ultime settimane, è pronta a fare la sua parte. Negli ultimi giorni, i laburisti di Ed Miliband che avevano impedito a Cameron di sforare con i Tornado oltre il confine con la Siria, si sono ricreduti e non si oppongono a un’estensione del mandato. Critiche da destra sono arrivate dal giornale conservatore “Daily Telegraph”, che in un commento di Fraser Nelson (direttore dello “Spectator”) ha denunciato la perdita di un terzo della capacità militare britannica in cinque anni. «I nostri sforzi persino sul lato iracheno delle operazioni sono statI patetici. Gli americani hanno scaricato una cinquantina di bombe al giorno sulle posizioni dell’Isis; noi siamo riusciti ad arrangiarne una o due. A conti fatti, gli australiani hanno offerto di inviare 400 uomini nelle regioni non curde dell’Iraq, gli spagnoli 300 e gli italiani 280. I britannici, a stento tre».



LE FORZE SPECIALI L’Italia, per la precisione, è presente in Iraq con 525 soldati e 250 avieri in Kuwait e, appunto, 280 uomini tra Baghdad ed Erbil. Si tratta di forze speciali che addestrano le forze curde e irachene. La richiesta del generale Allen tre settimane fa è stata precisa: stabilizzare le città che la coalizione, una dopo l’altra, riconquista. Operazione delicatissima, difficile, per la quale i nostri carabinieri costituiscono un’eccellenza mondiale, molto apprezzata dagli alleati. Allen ha chiesto espressamente un contingente di un centinaio di carabinieri.



Dieci sono andati in avanscoperta per studiare la situazione e fare rapporto. Il passo ulteriore riguarda la Siria: passare il confine e anche senza un’esplicita richiesta del governo siriano di Assad, peraltro non più riconosciuto come legittimo interlocutore, mettere a disposizione quello che viene universalmente riconosciuto come un nostro know-how. I carabinieri. Allen lo ha dichiarato pubblicamente durante la visita a Roma, ringraziando l’Italia per le «operazioni di polizia nelle comunità liberate dal controllo dell’Isis».



LA LEADERSHIP EUROPEA La Gran Bretagna opera in Iraq con 8 Tornado e sui cieli siriani rifornisce carburante in volo agli americani e usa droni per la sorveglianza dall’alto.
Forse, per una volta sono gli europei, la Gran Bretagna e l’Italia in testa, a intuire il potenziale di minaccia terroristica e militare dell’Isis e procedere perciò a contromisure militari, a supporto dell’impegno americano per il momento limitato a incursioni aeree. Gli attentati non fanno che rendere più urgente la decisione, già abbozzata, di estendere alla Siria l’intervento della coalizione anti-Isis.
© RIPRODUZIONE RISERVATA