LO SCENARIO
Ma, attenzione, questo non significa che la minaccia alla capitale sia imminente e concreta: «La propaganda di Daesh usa Roma più come una metafora, un simbolo, che come obiettivo ‘geografico’, più come un modo per dire combattiamo i crociati. Tuttavia s’impone a tutti i paesi occidentali e musulmani e arabi un incremento di tutti i livelli di allerta e sicurezza, perché ci troviamo di fronte a terroristi pronti a tutto e che come nel caso di ieri puntano a fare una strage, senza più neanche colpire un luogo o una personalità precisi». Certo, la Francia oggi è specialmente nel mirino, come la Russia e l’Egitto. E ciò che avviene in Europa si riflette su quanto avviene nei campi di battaglia in Siria, Egitto, Libia…
In attesa di un identikit esauriente dei terroristi di Parigi, e di stilare un raffronto con gli attentati precedenti, per esempio a Charlie Hebdo, che vedevano in prima linea giovani delle banlieu di seconda e terza generazione, una cosa è certa: «Di fronte a una barbarie di questo genere, la risposta non può che essere quella di intensificare gli sforzi per sconfiggere e sradicare la minaccia terrorista e di Daesh in particolare».
Va pur detto che nel silenzio, spesso, dei media, continua un confronto militare che vede all’opera la coalizione internazionale contro l’Isis tra Siria e Iraq. E il Califfato è tutt’altro che vincente in questa fase. Una circostanza, questa, che spiegherebbe l’alzo del tiro terroristico in Europa. «Nelle ultime settimane e negli ultimi giorni – ragiona ancora il ministro degli Esteri - si sono anche registrati risultati importanti, come la riconquista del Sinjar, uno dei luoghi da cui partì l’espansione di Daesh in Iraq».
LA PROPAGANDA
Quella contro l’Isis è una guerra che non ha testimoni giornalistici. Bene l’evacuazione degli yazidi con gli elicotteri americani, l’avanzata dei 7mila peshmerga addestrati dagli italiani… Gentiloni osserva che «l’Italia è uno dei 3 o 4 Paesi chiave della coalizione anti-Daesh». Importanti sono pure le avanzate «in Siria verso Raqqa». In conclusione: «La risposta al massacro di Parigi è molto semplice: intensificare l’azione di contrasto, e di questo parleranno i principali leader della coalizione nei colloqui a margine del G20 in Turchia». Oggi.
Nel frattempo, è stata rinviata la visita del presidente iraniano Rouhani ieri a Roma. Il leader sciita è un altro target dei terroristi sunniti del Califfo. La crisi siriana è tutt’altro che semplice. Molti gli attori protagonisti. È ancora il nostro capo-diplomazia a definirla «la più grave crisi umanitaria dei nostri tempi: 250 mila morti, milioni di rifugiati, altri milioni di sfollati interni alla Siria. È una ferita per tutti noi e dobbiamo riuscire ad aprire uno spiraglio di soluzione.
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LE RICADUTE
Siamo già fortemente impegnati per la stabilità del Libano, che va anche protetto dalle pesanti ricadute della crisi siriana e aiutato a gestire l’emergenza di 1 milione e mezzo di rifugiati. La gestione delle emergenze umanitarie è una delle priorità di politica estera dell’Italia». E Gentiloni si dice «molto soddisfatto» per la designazione come Alto Commissario per i Rifugiati dell’italiano Filippo Grandi. Infine la Turchia, altro protagonista dell’area: «Abbiamo un nemico comune: il terrorismo. Che in Turchia colpisce governo e opposizione».
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