La grande sfida di Emma Bonino:
«Ho un tumore, ma non lascio la politica»

La grande sfida di Emma Bonino: «Ho un tumore, ma non lascio la politica»
di Maria Latella
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Martedì 13 Gennaio 2015, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 19:34

«Siamo persone che devono affrontare la sfida che ci è capitata». Prese una per una, ogni parola, ogni sillaba quasi, appare tipicamente emmaboniniana. «Affrontare una sfida». Quante ne ha affrontate nella sua vita, Emma Bonino? «Siamo persone», dice, e anche questo fa parte del suo lessico asciutto.

Persone è un sostantivo plurale che implica riconoscimento, dignità: così lontano dalla ruffianeria retorica di certa politica. Fin qui ci siamo, è la Emma di sempre. Ma poi arriva quell'incrinatura della voce. E ci sono le lacrime. Le lacrime di Emma, le lacrime pubbliche, quelle non le conosciamo. Siamo a Radio radicale ed Emma Bonino ha appena raccontato di avere un tumore. Gliel'hanno trovato durante un check up. Un tumore al polmone sinistro : «Dovrò sottopormi a sei mesi di chemioterapia. Dovrò ridurre le mie attività, perché le cure mediche hanno la priorità, ma non mi fermerò.

Non ci si dimette da una passione politica».

Non ci si dimette dalla passione e il tumore lo si affronta. Non da spavaldi, certo, perché Emma Bonino con gli anni e l'esperienza ha imparato a valutare le sue forze, ma neppure da pavidi. Quando dice: «Io non sono il mio tumore. E' solo una malattia», sembra di leggere tra le righe: «Dai, fatti avanti, e vediamo chi la vince tra noi».

L'ultimo messaggio l'abbiamo scambiato giovedì scorso. L'avevo invitata a L'Intervista su Skytg24 e lei mi aveva risposto di essere a letto, malata. La discrezione non consente approfondimenti via sms, e poi ci aveva abituato alla minimizzazione delle difficoltà. Quasi un atteggiamento militare, non fosse stata lei la pacifista Bonino. Il 10 dicembre, nella sede di Aspen, ci eravamo ritrovate con Marta Dassù per un evento di Women in business. A tavola, Emma Bonino aveva solennemente annunciato di aver comprato la sua prima parure: camicia da notte, vestaglia... «Vado in clinica per qualche giorno. Normali controlli». Scherzava sulla vestaglia, ma erano battute velate di inquietudine. Perciò, dopo Natale, mi ero fatta viva per sapere com'era andata, con quello sfoggio di vestaglia nuova. «Tutto bene - mi aveva risposto - Parto per l' Asia, ci sentiamo al ritorno». Invece niente Asia. Niente Tunisia dove il prossimo 28 gennaio la aspettavano per un convegno organizzato dal direttore di Reset-Dialogues on Civilizations, Giancarlo Bosetti, in collaborazione con l'Istituto di Cultura Italiana. Lei, l'ex ministro degli Esteri, la fondatrice di No Peace Without Justice, avrebbe dialogato con molti intellettuali tunisini. Pare sia particolarmente curiosa di incontrare Lina Ben Mhenni, la blogger di "A Tunisian Girl".

Quel mondo, il mondo arabo e in particolare il mondo delle donne arabe, è familiare e caro ad Emma Bonino. Quando, dopo la sconfitta alle elezioni del 2001, se ne andò al Cairo per imparare l'arabo, sono state proprio le donne egiziane ad accoglierla per prime con amicizia. «Dopo un grande dolore, uno si mette lì, piange un po'...», mi raccontò nell'intervista al Messaggero del luglio di due anni fa. Emma Bonino che piange? Non ci credevo. «Uhh...», rispose lei come dire: lacrime a piovere.

#FORZAEMMA

Quella risposta mi è tornata in mente, ieri pomeriggio, ascoltando le sue lacrime via radio. Emma Bonino piange per una sconfitta elettorale inattesa nella sua brutalità, ma poi fa la valigia, va al Cairo per cinque anni, torna e diventa l'unico ministro, l'unico, che sappia interloquire in lingua araba. Adesso deve vedersela con qualcosa di più complicato di una delusione elettorale, ma via Twitter, e non solo, tutti le dicono che ce la farà anche stavolta.

Molti italiani, lo dicono i sondaggi dal 1999, lo dicono in queste ore i tweet e l'hashtag #forzaemma che da ieri viaggia su Twitter, molti italiani, dicevo, vorrebbero che lei e la sua valigia approdassero al Quirinale. Senza falsa ritrosia non si era sottratta alla domanda. «Il Quirinale? Ero pronta nel 1999, sarei pronta anche oggi», ha dichiarato poco tempo fa a "La Stampa". Per sicurezza di sé, per sfregio all'ipocrisia. E per ambizione, perché no. Emma Bonino è fatta così. «L'ambizione applicata a un uomo è una virtù, e a una donna no. C'è rimasto in giro qualche stereotipo, mi pare», replicò lei, soffiando gelida il fumo della centesima sigaretta, a chi le dava dell'ambiziosa. Gli stereotipi, ecco, non fanno per Emma. Ne farà a meno anche questa volta.

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