Barbari olandesi e ultrà polacchi, nel derby l’ultimo gemellaggio con i laziali

Barbari olandesi e ultrà polacchi, nel derby l’ultimo gemellaggio con i laziali
di Nino Cirillo e Lorenzo De Cicco
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Lunedì 25 Maggio 2015, 23:27 - Ultimo aggiornamento: 26 Maggio, 01:05
Non potevano e non volevano passare inosservati. I volti coperti, i tatuaggi, i saluti romani fuori e dentro lo stadio, e piccoli falò di sciarpe giallorosse, giusto per far capire da parte stavano.



Loro, una cinquantina di tifosi del glorioso Wisla Cracovia -squadra della seria A polacca con tredici scudetti sul petto- venuti a Roma, come dire, in missione diplomatica, venuti a ricambiare la visita ricevuta dai tifosi della Lazio il 26 aprile scorso in occasione dell’incontro casalingo con il Korona Kielce. Ma non erano soli. Accanto a loro, sugli spalti della Nord, c’erano ultrà di mezza Europa: i supporter del Gothenburg dalla Svezia, i danesi di Aarhus, alcuni spagnoli del Real. E anche un gruppo di olandesi del Feyenoord, compagni di curva di chi, il 19 febbraio scorso, devastò la fontana della Barcaccia.



Un “contingente” europeo venuto a dare man forte ai tifosi biancocelesti. «I polacchi erano venuti qui solo con uno scopo: scontrarsi con i tifosi della Roma. Erano già ubriachi quando li hanno aggrediti - dice uno svedese delGothenburg Ma non siamo tutti violenti». Fra gli ultrà di tutta Europa con i gemellaggi si fa così: incrocio di omaggi, ospitalità nella curva amica e soprattutto un concetto che deve essere subito chiaro, e cioè che i miei nemici diventano i tuoi nemici. Quale occasione migliore del derby con la Roma, quindi, per questa delegazione polacca che ha marciato compatta come una formazione militare, fra ponte Duca d’Aosta e lo stadio, che ha imparato e intonato subito i cori della Lazio, che è andata a sistemarsi proprio nel cuore della Nord?



Ma questo gemellaggio con gli Squali del Cracovia è una storia tutta da raccontare, tenendo sempre bene a mente che oggi i tifosi polacchi sono i più violenti d’Europa, forse solo i russi possono competere. Tutto cominciò a Roma, in una bella mattina di sole, il 19 ottobre di due anni fa. In serata era in programma un incontro di Europa League fra la Lazio e i polacchi del Legia Varsavia, acerrimi rivali proprio del Wisla. Quella mattina non erano in cinquanta, ma molti di più: assaltarono l’Altare della Patria, provarono a sfondare gli ingressi del Colosseo, si ammassarono minacciosi sul Palatino, seminarono il terrore tra le vestigia più belle della città. Finì con sette arresti.

Il secondo atto neanche due settimane dopo, a Varsavia, per il ritorno. Partirono da Roma in settecento, moltissime famiglie con bambini e pochi davvero i violenti. Ma la polizia polacca caricò senza pietà la colonna di tifosi italiani. In centocinquanta vennero trascinati nelle camere di sicurezza, diciassette ci rimasero per settimane, scoppiò un caso diplomatico con interpellanze perfino al Parlamento europeo, con la nostra ambasciata che non riusciva a dare notizie perché non ne aveva.



Ecco, è a questo punto che entrano in scena gli Squali, che si offrono di dare una mano agli italiani finiti nella trappola dei nemici di Varsavia. Grazie al tam tam, i familiari di quelli che stanno ancora in galera vanno a visitarli a Varsavia e vengono ospitati dagli ultrà di Cracovia. E quando cominciano i processi sempre da Cracovia offrono gratuitamente avvocati e interpreti. Così nasce il gemellaggio platealmente celebrato ieri all’Olimpico. Si aggiunge così un capitolo alla mappa sempre cangiante di amici e nemici tra i violenti del calcio. La Lazio, ad esempio, è nemica del Tottenham è in certi violenti scontri a Roma c’è chi giura di aver visto all’opera frange di tifo giallorosso. Come è capitato alla Roma, del resto, in certi altri scontri con i greci dell’Olimpiakos e con manipoli di laziali a spalleggiarli. Questo oggi è il calcio.
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