Ciak, si mangia: da Albertone al Gattopardo, la storia del cinema attraverso le sue ricette più famose

Ciak, si mangia: da Albertone al Gattopardo, la storia del cinema attraverso le sue ricette più famose
di Gloria Satta
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Sabato 10 Ottobre 2015, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 09:16
Buio in sala, si mangia. Cinema & cibo: è il binomio che, negli ultimi sessant’anni, ha illustrato meglio di qualunque inchiesta il rapporto tra gli italiani e la tavola. E in tanti film, dal dopoguerra in poi, la scena conviviale rappresenta uno snodo immancabile, il termometro delle condizioni economiche del Paese, il momento in cui ci si confronta o si litiga e comunque la verità, anche scomoda, viene a galla.



Dalla mozzarella in carrozza bramata dal bambino poverissimo protagonista di Ladri di biciclette (1948) fino alle proverbiali tavolate delle commedie umane di Ferzan Ozpetek, da Totò che in trasferta a Nord (in Totò, Peppino e la malafemmena) si porta i prosciutti in valigia, fino al coniglio alla ligure gustato da radical-chic e monsignori nel film da Oscar La grande bellezza, la Settima Arte ha sempre accompagnato le emozioni con i sapori della cucina.



Ora un libro analizza il rapporto tra cinema e cibo: Pane film e fantasia - il gusto del cinema italiano di Laura Delli Colli (Rai Eri - Luce Cinecittà, 223 pagine, 25 euro). Si tratta di un gustosissimo (è il caso di dirlo) itinerario attraverso il cinema d’autore, le commedie popolari, i drammi firmati dai nostri registi e raccontati dalla parte della tavola con abbondanza di aneddoti, retroscena, curiosità, immagini. Diviso in quattro sezioni (primi, secondi, sfizi, dolci) il libro abbina una ricetta ad ogni film. Si parte dalla minestra di pasta e broccoli, elemento del capolavoro di Rossellini Roma città aperta come la cicoria (al posto del caffé), il pane nero, le tessere alimentari. Invece le lenticchie non mancano mai sulla tavola pur misera di Rocco e i suoi fratelli e in Mine vaganti di Ozpetek il desco dei Cantoni, pastai da generazioni, è allietato da ceceri e tria che tuttavia non riescono a far digerire al capofamiglia macho e tradizionalista la scoperta di avere ben due figli omosessuali.



SPAGHETTI

I tortellini sono il piatto forte nei pasti de La famiglia, il memorabile film di Scola che racchiude ottant’anni di storia italiana in un appartamento di Prati, a Roma. I passatelli in brodo accompagnano invece il debutto da attore della popstar Cesare Cremonini, scoperta dal quel grande talent scout che è Pupi avati, in Il cuore grande delle ragazze. In La dolce vita, i ravioli di ricotta e spinaci rappresentano il gusto genuino contrapposto allo champagne, simbolo dell’effimero, che bagna le notti di Mastroianni.



Non possono mancare gli spaghetti in tutte le loro declinazioni: al pomodoro sono protagonisti, con il grande Alberto Sordi, della scena cult della commedia Un americano a Roma, alla puttanesca tengono banco in Spaghetti House, a cacio e pepe si mangiano in Roma di Fellini, ai carciofi in Il postino, toccante ultima interpretazione di Troisi. Le zite al ragù napoletano, con spuntatine di maiale, sono la ricetta segreta di Donna Sofia (Loren, ovviamente) in Sabato domenica e lunedi.



Tra i secondi spiccano lo spezzatino di La marcia su Roma, le salsicce con fagioli trangugiate da Clint Eastwood nel western spaghetti più famoso della storia, Per un pugno di dollari. Il pollo arrosto fa da contrappunto a La vita è bella, tre Oscar, ed è la zuppa di pesce il piatto preferito della ricca e infelice Tilda Swinton nel mélo Io sono l’amore.



Quando si parla di cinema & cibo non è possibile dimenticare La grande abbuffata di Ferreri. Delli Colli, esperta di cinema (è presidente del Sindacato Giornalisti Cinematografici) e appassionata di cucina, propone la bavarese alle fragole: in un’orgia di piacere, uccide i protagonisti del film ma i lettori del libro si leccano i baffi.
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