Circo Massimo, Ben Hur non gira: no delle Soprintendenze ad alcune scene del remake del film

Circo Massimo, Ben Hur non gira: no delle Soprintendenze ad alcune scene del remake del film
di Laura Larcan
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Sabato 7 Marzo 2015, 23:43 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 09:29
Sarebbe stato il trailer di lancio del remake di “Ben Hur” in tutto il mondo. Due settimane di riprese, dal 15 al 30 gennaio, dedicate alla corsa delle bighe nell’autentico Circo Massimo. Un promo hollywoodiano nel cuore archeologico di Roma che avrebbe, forse, consacrato la rinascita della Città eterna come capitale del cinema. Ma nulla da fare. Il Circo Massimo, concesso a Mick Jagger e ai Rolling Stones, autorizzato per il raduno dei Grillini, è stato vietato al “Ben Hur” della Metro Goldwyn Mayer e Paramount. Ma gli americani, che di necessità fanno virtù, hanno incassato con stile il “no” delle Soprintendenze e si sono ricostruiti il Circo Massimo a spese loro, fuori dal Grande raccordo anulare. Quasi in scala perfetta, tanto che supera i 250 metri di lunghezza, con tribune alte fino a venti metri. Sta nei terreni en plein air rimasti inutilizzati dell’ex Dinocittà, gli studios De Laurentiis sulla via Pontina, oggi riconvertiti in CinecittàWorld. Proprio nell’area dove venne ricostruita nel ’66 l’Arca di Noè per il film “La Bibbia” di John Huston. Ironia della sorte, il protagonista di “Ben Hur” è quel Jack Huston, nipote del grande John. Un autentico Circo Massimo sta proprio lì, sulla Pontina pronto ad essere usato da domani, con l’arrivo della troupe guidata dal regista Timur Bekmambeto, con il divo Morgan Freeman.



La richiesta della produzione era arrivata a dicembre presso il Gabinetto del Sindaco. Subito la politica si è attivata. Dagli uffici sono partite le prime consultazioni per i pareri con Sovrintendenza capitolina e Soprintendenze statali. Ma c’è stato un «irrigidimento da parte dei tecnici», che ha fatto tramontare l’autorizzazione. Insomma, «un’idea che non s’è mai sviluppata», come raccontano i bene informati. Eppure il Campidoglio ci teneva molto all’operazione. Proprio come era successo per il set negato a James Bond delle Quattro Fontane. In principio, sembrava che gli uffici “politici” avessero dato massima disponibilità alla produzione del kolossal biblico.



L’idea era quella di concedere il Circo Massimo per diverse settimane (anche fino a quattro mesi) in modo da farlo diventare un set tout court: «Invece di spendere un sacco di soldi per ricostruire la struttura, si sarebbe potuto concedere il Circo Massimo vero, ovviamente lavorando con tutte le soprintendenze, e con quei soldi ricavati risolvere tanti tanti problemi, soprattutto sul patrimonio artistico», lasciano intendere. Le note di regia prevedevano di girare la scena di una corsa con le quattro bighe trainate rispettivamente da quattro cavalli che avrebbero fatto tre giri sulla pista del Circo Massimo intorno all’ideale “spina”.



Senza scenografie aggiuntive. Solo attrezzature per le riprese e i mezzi che avrebbero portato le bighe e i cavalli. E quanto avrebbe guadagnato il Comune dalla concessione delle riprese per quindici giorni ininterrotti? La cifra non alimenterebbe certo polemiche come accadde per il “regalo” di 8mila euro ai Rolling Stones. «Se fosse andata in porto la cosa, non avremmo certo chiesto 8, nè 80 né 800mila euro. Ma molto di più», fanno sapere da Palazzo Senatorio. Almeno un milione.

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