Polizia, svolta alla celere: porte aperte alle donne

Polizia, svolta alla celere: porte aperte alle donne
di Cristiana Mangani
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Domenica 28 Dicembre 2014, 23:20 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 11:31
Casco U-bott, scudo antisommossa, fondina chiusa per Beretta 92, maschera antigas: i Reparti mobili si avviano verso una vera e propria rivoluzione, perché a indossare la divisa del celerino, da adesso in poi saranno anche le donne. Capelli lunghi, fisico certamente più morbido dei colleghi maschi, ma non per questo meno “prestante”, le signore della Polizia hanno avuto l’ok per diventare “celerine”. Il via libera è arrivato dal Viminale dopo una riunione che si è tenuta nei giorni scorsi con i sindacati, per discutere di future assegnazioni ai Reparti speciali.



LA DOMANDA

La questione si dibatte dai tempi in cui ai vertici c’era Antonio Manganelli. A quell’epoca le resistenze di alcuni funzionari fecero abbandonare il progetto. Ma ora sembra non si possa può più rinviare, anche perché a rendere nuovamente attuale il problema è stato il caso di un commissario di Catania che ha chiesto di essere assegnata al Reparto mobile. La sua domanda non è stata accolta, ma il rischio di eventuali ricorsi al Tar sembra aver dato un’accelerata al rinnovamento. Non esiste, infatti, alcuna legge che vieta l’accesso alle donne per simili servizi. Da anni sulle Volanti la presenza femminile è una costante.



E a detta di chi è abituato ad affrontare la strada, avere una donna a bordo vuol dire anche riuscire a ridurre il tasso di aggressività durante gli interventi. La Questura, poi, impiega da tempo molte funzionarie negli stadi, anche se sono addette soltanto a quello che è chiamato “il filtraggio”, ovvero i casi in cui servano perquisizioni a donne. L’ultimo vero baluardo restava quindi il Reparto mobile. E ora anche qui “le quote rosa” verranno rispettate.



LE ESIGENZE

Viene da chiedersi perché una donna debba preferire servizi così faticosi e rischiosi. La risposta sta nel fatto che si tratta di un’attività retribuita molto meglio. Ma anche perché la Celere è ormai composta da molti poliziotti un po’ più avanti con l’età e la presenza femminile potrebbe servire a “ringiovanire” il corpo. Insomma, le esigenze sono doppie: risparmio per la polizia e soddisfazione per chi ambisce a trovarsi alle prese con l’ordine pubblico e le calamità, con gli scontri e le violenze. «Si tratta di una novità positiva che salutiamo con favore - dichiara Massimo Montebove, portavoce nazionale del Sap - La polizia di Stato è storicamente all’avanguardia nella battaglia per i diritti e per la parità di genere, le donne sono insostituibili in molti casi. Il loro arrivo nei Reparti mobili è solo una logica conseguenza».



Non si sa ancora con esattezza quante approderanno alla Celere. Le previsioni parlano di circa 500 unità che andranno a rinforzare i 15 presidi presenti in tutta Italia, già composti da 5000 poliziotti. Come reagiranno i colleghi, è ancora presto per dirlo. Anche perché dopo la Polizia a dover sciogliere il nodo dovranno essere Carabinieri e Guardia di finanza, ancora chiuso agli accessi alle signore. Al Viminale, la questione è seguita con attenzione dal capo del Dipartimento centrale delle specialità, Roberto Sgalla, e dal Direttore dei Reparti speciali Claudio Montana, anche perché l’intera operazione sembra avere il placet del capo della Polizia Alessandro Pansa.
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