SPERANZE E OTTIMISMO
Berlusconi vuole bruciare i tempi, «per tornare al più presto nell’agone politico» ed economico. E intende bruciarli anche grazie al contestato articolo 19 bis contenuto nel decreto fiscale - parcheggiato dopo le polemiche da Matteo Renzi fino al 20 febbraio - che gli consentirebbe di essere immediatamente candidabile ed eleggibile.
A via del Plebiscito c’è ottimismo. Il leader di Forza Italia è convinto che il 20 febbraio, una volta chiusa la partita del Quirinale, Renzi «varerà la norma». «Perché serve agli italiani, agli imprenditori, alla casse dello Stato che potranno recuperare 4 miliardi. E perché Renzi, al contrario dei comunisti del suo partito, non è affetto del virus del becero anti-berlusconismo». Non a caso il leader di Forza Italia definisce il Patto del Nazareno «non in salute, ma in super-salute...». Soprattutto se la partita del Colle si concluderà con «l’elezione di un Presidente amico».
Professioni di fede e di fedeltà a parte, Berlusconi ha bisogno di tornare in campo «al più presto», perché «solo così si mettono in riga i ribelli» guidati da Raffaele Fitto e «si può sperare di vincere in primavera le elezioni regionali in Campania e Veneto». E perché soltanto tornando al timone di Forza Italia con poteri effettivi, e senza essere azzoppato dall’ineleggibilità, può «progettare il futuro». Un futuro che Berlusconi immagina tale e quale al passato: lui unico leader riconosciuto e candidato alla premiership per il centrodestra alle prossime elezioni. «Voglio il giro di ritorno, voglio prendermi la rivincita che mi aspetta. E sono sicuro che vincerò», ha confidato in queste ore, rialzando l’ammaccato morale dei fedelissimi. «Sembra tornato quello di un tempo», confida chi l’ha ascoltato.
Dopo il “sì” del Senato alla clausola di salvaguardia, quella che prevede che la nuova legge elettorale non entrerà in vigore prima del settembre 2016, Berlusconi sta parametrando la sua ricandidatura a premier «tra la primavera del 2017 e quella del 2018», scadenza naturale della legislatura. E, raccontano, l’ex Cavaliere se la ride quando qualcuno gli ricorda della richiesta di Fitto e di altri ribelli di procedere alle primarie per la scelta del leader. «Il leader sono io», è il ritornello tornato a echeggiare al Plebiscito.
Per dimostrare di avere cambiato umore, Berlusconi si è messo a raccontare una barzelletta. Questa: «