Banche, ecco la stretta sui titoli di Stato

Banche, ecco la stretta sui titoli di Stato
di Luca Cifoni
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Mercoledì 22 Aprile 2015, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 20:11
Per ora si tratta di un’ipotesi di lavoro, evocata e soppesata in un complesso documento tecnico. Ma potenzialmente è una bomba per il sistema bancario italiano e per gli stessi conti pubblici del Paese.



A lanciarla è l’European Systemic Risk Board (Esrb) ovvero l’agenzia che nell’ambito del nuovo sistema europeo di vigilanza finanziaria si occupa in particolare della vigilanza “macro-prudenziale” (mirata cioè alla stabilità non di una singola banca ma del settore nel suo complesso).



Proprio per garantire questo tipo di stabilità viene presa in considerazione la possibilità di porre un tetto complessivo allo stock di titoli di Stato detenuti dalle banche ed anche ai loro finanziamenti verso le amministrazioni pubbliche. Gli effetti in linea teorica sono devastanti: se non appare probabile che l’indicazione (a cui aveva già accennato Danièle Nouy, presidente del sistema di vigilanza unica, il braccio “micro-prudenziale”) possa essere accolta nella versione più drastica, il testo propone anche soluzioni graduali e parziali.



Il solo fatto che se discuta ha fatto già suonare un campanello d’allarme in qualche governo. Ma da chi arriva esattamente la proposta? L’Ersb, in italiano comitato europeo per il rischio sistemico, ha sede a Francoforte ed è presieduto dallo stesso presidente della Bce Mario Draghi; ne fanno parte i governatori delle banche centrali, un rappresentante della Commissione e altri alti funzionari. In un recente documento si è occupato della possibile revisione delle regole sulle esposizioni sovrane: in questo campo, vige attualmente un’eccezione rispetto alla regola generale per cui una banca non può avere nei confronti di una singola controparte un’esposizione che superi il 25 per cento del proprio patrimonio di vigilanza libero.



GLI OBIETTIVI DELLA NORMA

La norma ha chiaramente l’obiettivo di evitare che “legandosi” in modo eccessivo ad un solo soggetto la banca corra un rischio di perdita troppo forte, che poi potrebbe portarla all’insolvenza. Il tetto del 25 per cento però non vale per le esposizioni verso Stati sovrani, perché finora si è ritenuto che la loro affidabilità sia tale da rendere improbabile l’idea di un default. Ora il comitato però argomenta che questa eventualità non è più così improbabile ed ipotizza la rimozione totale o parziale dell’eccezione. Per avere un’idea dei possibili effetti basta fare due conti. A fine 2013 il patrimonio di vigilanza del sistema bancario italiano era di 223 miliardi: il 25 per cento vale quindi circa 55 miliardi. Secondo dati Bankitalia, al 31 marzo scorso il totale delle esposizioni creditizie del sistema bancario nazionale verso enti e settori pubblici (senza considerare il debito pubblico dalle banche) era di circa 270 miliardi.



Insomma, siamo già ben oltre la soglia ipotizzata: l’esposizione andrebbe ridotta, impedendo tra l’altro alle banche di anticipare i crediti verso la pubblica amministrazione detenuti dalle aziende. Per non parlare dello stock di titoli di Stato: gli istituti in credito ne detengono circa 404 miliardi.



La cessione forzosa anche solo di una quota avrebbe conseguenze pesanti sulla gestione del debito ma anche sui risparmiatori e sull’economia reale.
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