Ragazzina suicida a Roma
ipotesi stupro. Sul tablet foto e video osè Sotto esame amici su Facebook

Ragazzina suicida a Roma ipotesi stupro. Sul tablet foto e video osè Sotto esame amici su Facebook
di Adelaide Pierucci, Riccardo Tagliapietra
3 Minuti di Lettura
Martedì 23 Settembre 2014, 01:10 - Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 18:04

Ci sono un video e alcune foto os nel tablet della tredicenne suicida di Trastevere.

Elementi che avrebbero convinto la Procura a indagare, oltre che per istigazione al suicidio, anche per violenza sessuale. Strettissimo il riserbo degli investigatori sui contenuti del video che sarebbe stato trovato quasi subito dopo il suicidio. Le perizie informatiche sugli apparati sequestrati dopo la morte della ragazzina capoverdiana, adottata quattro anni fa da una facoltosa famiglia romana, intanto, stanno dando i primi risultati e gli uomini della Mobile delegata dal procuratore aggiunto Maria Monteleone ed il sostituto Elena Neri, titolari degli accertamenti, hanno continuato a sentire altri testimoni che conoscevano la vittima.

I magistrati già oggi potrebbero ascoltare nuovamente la madre della ragazzina. Vogliono capire le cause del diverbio con il genitore, in particolare cosa abbia riferito la ragazzina dopo essere stata sorpresa in possesso di un tablet e di un telefono cellulare dei quali la madre ignorava l’esistenza. E proprio la provenienza di quegli apparati costituisce la priorità da accertare degli inquirenti, perché dietro quei regali così costosi potrebbe nascondersi un orco.

IL MISTERO

Il giallo che circonda il caso, quindi, è legato non solo alla lite scaturita dal possesso di tablet e telefonino da parte della tredicenne, ma anche dal ritrovamento di un biglietto d’addio in cui la ragazzina, spiegando i motivi per i quali si è impiccata giovedì scorso nella sua cameretta nell’appartamento di Trastevere, scrive di essere rammaricata per aver fatto qualcosa che «non avrebbe dovuto fare».

Anche Facebook è finito sotto la lente degli investigatori, così come le amicizie in rete e in chat di Katia (nome di fantasia) che avrebbero potuto condurla su una strada pericolosa. Ovviamente, però, non si esclude nessuna pista compresa quella che la giovane abbia rubato quegli oggetti costosi e, una volta scoperta, fosse terrorizzata dalla reazione della madre.

LA RICOSTRUZIONE

Giovedì, dopo il diverbio con il genitore adottivo causato dal tablet «proibito», che la ragazzina teneva nascosto nella sua cameretta, la giovane capoverdiana adottata ha deciso di farla finita. Una scelta affrontata con estrema lucidità, dando inizio a un rituale lungo, complicato e doloroso. Prima la lettera lasciata alla madre per spiegare i motivi del gesto, anche se dalle parole scritte sul foglio di carta poggiato in camera, i magistrati non sono riusciti ancora a capire esattamente a cosa si riferisce Katia quando scrive di «un errore» che non avrebbe dovuto commettere. «Mamma ti voglio bene», le ultime parole prima di appendere ad un gancio al soffitto la corda con cui di li a poco si sarebbe tolta la vita. Minuti interminabili scanditi dalla paura e la vergogna per qualcosa che non le dava pace.

ESAME TOSSICOLOGICO

Non vi sarebbe ancora alcun nome iscritto nel registro degli indagati, anche se qualche idea i magistrati sembrano averla. Di sicuro gli investigatori vogliono sentire anche gli insegnanti della scuola frequentata dalla ragazzina per cercare di ricostruire la personalità della giovane vittima. È stato disposto pure l’esame tossicologico sul sangue di Katia, scongiurando nell’eventualità di un risultato negativo l’uso di qualsiasi droga.

Sotto la lente anche alcuni indirizzi in rete e chat, comprese le mail e gli indirizzi virtuali in uso all’adolescente. Ovviamente si stanno percorrendo a ritroso i passi dei telefonini e del tablet di Katia, per vedere nelle ultime settimane dove si erano agganciate le celle dei trasmettitori che potrebbero indicare con precisione i suoi spostamenti.

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