App, e il dizionario è out: a scuola smartphone e tablet sostituiscono i libri

App, e il dizionario è out: a scuola smartphone e tablet sostituiscono i libri
di Leonardo Jattarelli
4 Minuti di Lettura
Sabato 13 Settembre 2014, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 00:37
Non si usano pi neanche i “pizzini” nelle aule, quando si era tutti giovani passacarte durante il compito in classe. Lo confermano gli insegnanti, ormai rassegnati al nuovo esercizio di “snidamento” della tecnologia carbonara.



La vera rivoluzione nelle medie e nei licei è infatti il digitale, quello degli smartphone e dei tablet, che rispondono ad un unico comandamento: «Se lecchi il dito prima di girare pagina all’ebook sei er peggio» dicono a Roma.



Ecco, non si sfoglia più un vocabolario di lingue, un dizionario di italiano, o almeno sono rimasti in pochi a farlo. Secondo un’indagine svolta da un sito ricchissimo e aggiornato qual è Skuola.net, dal corredo scolastico sembra sparito il pesantissimo volume cartaceo che per farlo entrare nello zaino era peggio dei jeans appena lavati sulle gambe.



Uno studente su due, infatti, stando alla ricerca che conta oltre millecinquecento intervistati, dichiara di aver installato sul proprio telefono una “app” per tradurre le parole dall’italiano all’inglese, spagnolo, tedesco, francese. E un altro 20 per cento fa uso di traduzioni via web. Risultato, solo il 30 per cento dei ragazzi contattati per la ricerca s’incolla ancora il vecchio vocabolario per andare a scuola. Gli editori storcono il naso e cercano di adeguarsi all’andazzo web. I prof invece non ci stanno: il 60% è contrario all’uso delle tecnologie soprattutto in classe.



«Non si tratta soltanto di una calo del cartaceo ma di tutto il comparto “dizionari”» spiega Riccardo Arcese, responsabile vendite della Zanichelli, una delle più prestigiose case editrici da sempre leader nel settore dell’editoria scolastica che dal giungo scorso ha creato una nuova piattaforma digitale.



«Per capirci meglio, le entrate del digitale non rimpiazzano il grosso calo di vendite del cartaceo. Siamo a distanze siderali». Dunque il mercato si restringe? «Ma non da ora - spiega ancora Arcese -. La parabola è iniziata diversi anni fa, diciamo dalla fine del secolo scorso ed è anche logico visto il peso del Golem Internet. Insomma non è un problema legato alla crisi economica attuale. In casa evidentemente i ragazzi usano i vecchi dizionari dei genitori».



E per le lingue straniere? «La flessione di vendite è di poco minore, non parlo di inglese piuttosto di spagnolo o francese o tedesco. Ma anche qui i motori di ricerca del web hanno la meglio».



SFOGLIARE

E se, stando sempre alla ricerca tra i ragazzi effettuata da Skuola.net, non solo non si usa più sfogliare ma neanche scrivere a penna (circa il 45% degli intervistati confessa di aver abbandonato il taccuino), la situazione non è rosea neanche per quanto riguarda il puro dizionario d’italiano, il celebre Devoto-Oli: «Da diversi anni il calo delle vendite è a due cifre - spiega Marcella Rinaldi, responsabile commerciale di Varie Educational Mondadori - e nell’ultimo periodo si può parlare di un buon 30% in meno anche se il nostro è un mercato più ristretto rispetto a quello di altri marchi del settore, un terzo di una Zanichelli, tanto per dire. La crisi è attutita ma c’è».



E il digitale? «Rappresenta certamente un’alternativa ma anche qui bisogna essere onesti: quattro anni fa quando abbiamo dato il via all’operazione il riscontro era buono - continua Rinaldi - poi è andato calando. Ora stiamo lavorando sui prezzi: presenteremo un cofanetto con cartaceo e dvd per il digitale a 49 euro rispetto ai 75 del solo cartaceo».



Lo studio di Skuola.net ci fa sapere inoltre che le “app” sono utilizzate anche per il cosidetto “ripasso” prima di una interrogazione: un ragazzo su tre affianca la pagina Internet a quella del libro di scuola e un’altra metà si affida invece soltanto alle informazioni del web. Mariella Rainò insegna italiano e storia al liceo Scientifico Ferraris di Roma, a Monteverde; non si riconosce nel 60% dei prof. antitecnologia ma riflette: «I ragazzi hanno accesso alle “app” e le sanno usare magnificamente ma il rischio è quello che non possiedano gli strumenti per elaborare correttamente i dati che trovano sul web. Molti di loro si perdono per strada, viaggiano per compartimenti stagni. Insomma manca l’approfondimento, la ricerca e questa è una grande responsabilità per gli insegnanti».



ACCOMPAGNAMENTO

Vuol dire quindi che c’è bisogno di un accompagnamento e non di un atteggiamento barricadero da parte dei docenti?: «Esattamente. Restare fermi sui vecchi schemi è controproducente. C’è bisogno di creare nuovi stimoli, dare vita ad uno scambio di informazioni, di linguaggi; i giovani più che dei loro padri sono figli del proprio tempo si dice, e io concordo».



Ma esiste un adeguamento anche nei mezzi messi a disposizione? «Oggi i libri di testo sono scaricabili online, e questo è già un grosso passo avanti per tutti. Quest’anno al Ferraris ci hanno dotato anche di tablet per tenere un registro elettronico: sono piccoli progressi - sottolinea Mariella Rainò - da arricchire con lezioni accattivanti, magari con supporti audiovisivi».



Chi non conosce crisi è invece il caro, vecchio Bignami: «La flessione è lieve - dice Maurizio Leidi, direttore commerciale della Casa di Sesto San Giovanni -. All’ultimo Salone di Torino il nostro stand è stato assediato. I ragazzi con sette euro possono avere il loro manuale di qualità da riporre nel jeans. Ora stiamo iniziando l’online con 15 nuovi titoli. Il formato? Sempre tascabile. Gli studenti l’apprezzano molto».
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